Attualità
74 anni fa la Liberazione
Il maltempo dei giorni precedenti ha convinto gli organizzatori delle celebrazioni previste nel 74esimo della Liberazione a trasferire la cerimonia con discorsi e interventi al salone Sterna. Dove la gente è arrivata numerosa ad assistere, ad ascoltare i relatori.
In passato questa ricorrenza aveva patito un po’ l’indifferenza e l’astensionismo. Da qualche anno c’è invece un «recupero», una partecipazione più ampia.
E così è andata anche per questo 74esimo anniversario, al quale anzi si sono visti diversi volti nuovi, in conseguenza, evidentemente, di una rivalutazione, una rilettura del significato del 25 Aprile. Importante pure, per come la vedo io e per come ricordo si usasse quando ero una scolara delle elementari, la presenza di bambini della Primaria accompagnati dalle insegnanti: anche così si studia la storia, integrando, con la maestra vicina, queste esperienze di crescita (ogni alunno ha letto un brano a tema: poesie, lettere dal fronte, articoli della Costituzione Italiana) alle lezioni in classe.
In apertura, il sindaco Sergio Svizzero ha portato i saluti dell’Amministrazione ribadendo poi un concetto già espresso dai Presidenti Napolitano e Mattarella e cioè che «la Liberazione è elemento centrale della storia contemporanea, essa ha segnato un capovolgimento della concezione del totalitarismo».
«Oggi è la festa di tutti» ha detto ancora il sindaco, «è la festa di quanti si riconoscono nei valori contenuti nella Costituzione. La libertà va difesa, anche contro quella che si configura, attualmente, come una maldestra riscrittura della storia. Non è un derby, ma è la festa di tutti che ci insegna come sia necessario evitare il ripetersi di determinati errori e invece proseguire sulla strada della democrazia. Solo riaffermando la dignità delle istituzioni si possono combattere le demagogie».
L’accezione di «derby» applicata all’anniversario della Liberazione è stata ripresa da Gioele Perolio, giovane quaronese aderente all’Anpi: «Dal 1943 al 1945 non si è giocato un derby, affatto, ma si è combattuto per conquistare la libertà. Che dobbiamo tenerci stretta, insieme alla democrazia. Ed è assurdo che a definire il 25 Aprile un derby tra fascisti e comunisti sia stato un ministro dell’Interno della nostra Repubblica, che ha così offeso la Costituzione, sulla quale ha giurato. Invece dobbiamo tramandare la memoria di quello che è accaduto, occorre ripristinare i valori della Resistenza, di una vita libera e democratica opposta a quella, irregimentata nel pensiero, che il fascismo svuotava della dignità. La libertà riconquistata va difesa e garantita; la Costituzione insegnata e conosciuta, e anch’essa difesa contro la banalizzazione della storia e la demolizione della memoria».
Quindi la relatrice ufficiale della giornata, la ricercatrice e storica Antonella Braga, che ha sottolineato il carattere laico delle celebrazioni del 25 Aprile.
«Oggi si festeggiano la fine della guerra e la ritrovata libertà, la ripresa del cammino della civiltà moderna».
Braga ha quindi ricordato quanto, in termini di fatica e sacrifici, sia costata la «ricostruzione» sia all’Italia che all’Europa: ad assestarsi dopo la tragedia bellica la prima ci aveva impiegato due anni, la seconda cinque.
«Per 50 anni tutto è funzionato come sarebbe dovuto» ha continuato la relatrice, «nonostante le difficoltà degli anni Settanta. In questi ultimi vent’anni c’è forte crisi, Italia ed Europa sono sotto attacco, la democrazia perde consensi, avanzano razzismo e destra estrema. Il dibattito pubblico si è imbarbarito, e tutto ciò sta accadendo davvero. Oggi più che mai servono solidarietà e condivisione. Abbiamo il dovere di fare memoria anche con chi tende a dimenticare l’abisso che abbiamo vissuto durante il secondo conflitto mondiale. La democrazia, per proseguire sulla sua strada, ha bisogno di cure continue».
L’esecuzione dell’Inno di Mameli ha chiuso la parte celebrativa allo Sterna. E’ poi seguito l’omaggio al monumento ai Caduti.
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