Attualità
L’acquedotto di Colma compie 118 anni
VALDUGGIA – Era l’8 settembre 1905 quando veniva ufficialmente inaugurata «l’acqua potabile» a Colma. Un piccolo pezzo di storia locale che ci riporta indietro nel tempo, ma che testimonia contemporaneamente quanto sia importante essere e fare comunità nelle nostre piccole frazioni.
Una interessante fonte per questo episodio è il discorso che il sacerdote Giuseppe Ardizoia pronunciò in quel giorno così fatidico per Colma e che fece dare alle stampe (gentilmente messomi a disposizione da Pierino Roncali).
Il progetto, racconta don Giuseppe, nacque nel 1896 su proposta di Antonio Mo. Non risultava più tollerabile dover ogni volta andare ad attingere acqua (non sempre cristallina) alla sorgente che si trovava sul fianco della collina. I colmesi, di cui l’autore elogia più volte la genuinità e lo spirito di iniziativa e che definisce «popolo forte e gentile», si misero presto all’opera. In paese fu istituito immediatamente un comitato per far fronte al punto più scottante (i quattrini naturalmente): venne organizzata una raccolta fondi e anche dai vari colmesi emigrati a Torino non tardarono ad arrivare aiuti.
Alla posa dei tubi collaborarono praticamente tutto i paesani, ognuno secondo le sue forze, e nessuno dei proprietari dei terreni interessati al passaggio delle tubature si sognò di chiedere un indennizzo. Le fontane realizzate furono tre e l’acqua potabile, il più tangibile segno di una compiuta civilizzazione, poté sgorgare liberamente a beneficio dei colmesi, poiché, come recita una strofa della poesia composta per l’occasione, «se di Bacco lodasi/ la virtù sovrumana/ una buon’acqua, dicesi,/ ogni malor risana».
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