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A Rima «Déodat de Dolomieu dalle Dolomiti al Monte Rosa»

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RIMA – Come ogni anno a Rima, nella Sala Frazionale, alla presenza del Sindaco del Comune di Alto Sermenza, Roberto Sacchi, del vescovo Franco Giulio Brambilla, del parroco don Salvatore Gentile, e di un numeroso pubblico, si è tenuto, il 18 di agosto, un convegno di studi dedicato ad aspetti della cultura alpina declinati dallo storico delle Alpi e specialista di storia della colonizzazione medioevale Enrico Rizzi. Nella locandina che annunciava la serata dedicata a «Déodat de Dolomieu dalle Dolomiti al Monte Rosa», Paolo Zanzi unisce graficamente le due realtà alpine: Torri del Vajolet e Monte Rosa.

Dopo il saluto del Sindaco, di Hanzi Axerio Cilies, presidente Walser Gruppe di Rima, discendente diretto di Pietro Axerio Cilies, ideatore e organizzatore della serata, e di Roberto Pedretti, presidente dell’associazione Laboratorio del marmo artificiale di Rima, Enrico Rizzi ha presentato la figura di Déodat de Dolomieu, il «padre» delle Dolomiti: «E’ un fatto unico che una catena di montagne prenda nome da un uomo». Il nome Dolomiti venne divulgato da due inglesi autori di una guida turistico-alpinistica, The Dolomite Mountains, pubblicata nel 1864: quella regione delle Alpi fino ad allora era individuata per lo più con il nome di «Tirolo», oppure di «Alpi Venete» o con il poetico nome di «monti pallidi». Nel marzo 2001 l’eccezionale scoperta del Fondo Dolomieu, custodito presso l’Académie des Sciences dell’Institut de France, offrì a Enrico Rizzi l’occasione per approfondire la figura e sottolineare lo spessore scientifico di questo «aristocratico gentiluomo della geologia», come lo definì Reinhold Messner, nato nel 1750 e morto nel 1801.

Dolomieu era figlio cadetto di una famiglia dell’alta nobiltà francese e come tale destinato ad entrare nell’Ordine di Malta. A diciotto anni uccise in duello un commilitone e si salvò dal carcere grazie all’intervento personale del Papa Clemente XIII. Da quel momento si dedicò allo studio delle scienze naturali, che lo avevano sempre appassionato, dedicandosi sempre più a viaggi naturalistici. In quegli anni furono predominanti gli interessi mineralogici e vulcanologici, poi prevalse lo studio della problematica geologica della formazione delle montagne: Dolomieu divenne «viaggiatore e alpinista». Alto due metri, di bell’aspetto, nobile e raffinato, Dolomieu era amato dalle donne, ma si conquistò l’odio perpetuo della regina di Napoli, Maria Carolina, figlia di Maria Teresa d’Asburgo, che lo fece bandire dal regno e quando, anni dopo, naufragò in Sicilia, lo fece arrestare e scontò due anni di carcere duro a Messina, che ne minarono il fisico, ma non lo spirito.

Il 1789, ricordato come l’anno della Rivoluzione francese, fu anche l’anno della «scoperta» delle Dolomiti. Dolomieu, dopo ricerche, studi, approfondimenti in loco, rinvenne una roccia che, sottoposta ad alcuni trattamenti chimici, manifestava alcune proprietà (poca effervescenza agli acidi e fosforescenza per collisione), distintive di un minerale di specie diversa da quella della calcite.
Nel 1797 questo personaggio di grande valore, supportato da uno spessore scientifico e culturale, che viveva molto modestamente, fece un viaggio tra Monte Bianco e Monte Rosa per mettere a confronto le due montagne e dal Colle di Valdobbia scese ad Alagna per visitare le miniere.

I viaggi nelle Alpi di Dolomieu erano totalmente sconosciuti prima della riscoperta dei diari da parte di Enrico Rizzi, che nel 2006 li tradusse e li pubblicò: «Déodat de Dolomieu. Viaggi nelle Alpi». Nel 2021 è stata allestita una mostra dedicata a Dolomieu scienziato esposta prima a Cortina, poi a Varese nel 2022 e da settembre sarà visitabile a Militello (Catania).

Rizzi ha concluso il suo intervento osservando che la storia delle Alpi è tutta da riscrivere, ma «riscrivendola da montanari e non da cittadini». Tra le numerose domande e sollecitazioni venute dal pubblico, è stato interessante l’intervento del geologo Angelo Camerlenghi, che ha approfondito alcuni aspetti di questo minerale, attestato anche in altri tipi di montagne, oltre alle Dolomiti.

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