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A Romagnano la seconda serata su L’anello del Nibelungo

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A Romagnano la seconda serata su L’anello del Nibelungo

ROMAGNANO – Sabato 21 settembre a Romagnano, al MEV, Museo Etnografico della Bassa Valsesia, si è tenuta la seconda serata dei quattro incontri su L’anello del Nibelungo: Walchiria “Della disobbedienza”.

A Romagnano la seconda serata su L’anello del Nibelungo

La narrazione è stata condotta dal Maestro Giorgio Tagliabue, direttore d’orchestra, musicologo, docente di Conservatorio e presidente uscente dell’Associazione Wagneriana di Milano, autore del volume interamente dedicato alla prima rappresentazione del dramma musicale: “Bayreuth 1876. Genesi di un mito”.

Durante la serata il Maestro ha commentato alcuni spezzoni del memorabile spettacolo del Metropolitan, risalente agli anni Ottanta, che ebbe un cast d’eccezione: “Questa sera, dopo il Prologo, vi parlo di Walchiria, il momento più lirico, più umano, più straziante”. I due gemelli Sieglinde e Siegmund, generati da Wotan nell’unione con una donna mortale, saranno protagonisti di un riconoscimento lentissimo, fatto di attimi: si ritroveranno in una sorta di archetipica unione. Wagner era un profondo conoscitore della filosofia greca, quindi era fondamentale che i due fossero gemelli perché si ricomponesse la primigenia unità, è l’apeiron del filosofo greco Anassimandro, il principio, illimitato per grandezza e indefinito per la qualità, da cui tutto deriva.

Il secondo atto contiene due dei “dianologhi” più lunghi dell’intero Ring: “Ho coniato questo neologismo per definire quei dialoghi che sono tali solo formalmente, ma in sostanza si rivelano essere, a tutti gli effetti, dei monologhi: in questo caso è Wotan che si confessa con la figlia e la moglie, allegorie delle due opposte pulsioni che si combattono nell’animo del dio: la sua volontà, la figlia Brunnhilde e la sua coscienza, la moglie Fricka”.

Il terzo atto si apre su un panorama rupestre, la montagna di Midgard, in cui le nove valchirie si danno convegno sui loro cavalli alati. Lo straordinario brano orchestrale che accompagna questa scena è uno dei più famosi della storia della musica, al quale sono debitori numerosi artisti delle più disparate discipline, tra i quali molti registi e sceneggiatori cinematografici: ricordiamo, tra gli altri, “Apocalypse Now” e “8½” di Fellini.

Wotan modifica il suo castigo facendo sì che la Valchiria possa essere svegliata non da un mortale qualsiasi, ma solo da un eroe superiore a lui nella forza; pertanto porta il suo corpo esanime sulla cima del monte e, con l’aiuto della sua magica lancia, circonda il sepolcro da un mare di fiamme. Il Maestro Tagliabue ha fatto notare che questo è uno dei momenti di più intensa e dolorosa espressione cui sia mai giunto il teatro musicale di tutti i tempi: è l’addio definitivo di un padre alla figlia: “Wotan addormenta questa figlia tanto amata tenendola fra le braccia e cantandole una straordinaria e malinconica ninna nanna, lanciando un terribile monito: chi teme la punta della mia lancia, mai attraversi il fuoco!”.

La musica del finale preannuncia l’arrivo di Sigfrido, figlio di Siegmund e Sieglinde, il futuro eroe che tenterà di liberare il mondo dal male, al quale sarà dedicata la terza serata “Sigfrido. Dell’eroismo”, che si terrà sempre al Museo, sabato 5 ottobre, con inizio alle ore 21.

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