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Borderline Arte Festival, quest’anno «salta»

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Borderline Arte Festival, quest’anno «salta»

VARALLO – Peccato. Veramente. Che quest’anno il Borderline Arte Festival, e sarebbe stata la settima edizione, non lo vedremo.

Borderline Arte Festival, quest’anno «salta»

L’evento, nato come iniziativa culturale finalizzata a promuovere le attività artistiche contemporanee sviluppando forme di partecipazione, collaborazione e contaminazione tra le varie realtà, fin dalla prima volta aveva richiamato un folto pubblico, non solo: intorno al suo svolgersi, al suo svolgersi in maniera polistrutturata, si era venuta immediatamente a concentrare una grande attenzione. Un festival nuovo, vario, frutto di esperienze diverse e capace di trasmettere l’arte attraverso mille e mille sfumature facendola parlare nella più affascinante delle lingue.

«Purtroppo non abbiamo avuto alternative» mi spiega Tommaso Verdesca, presidente dell’associazione che ha sempre organizzato il festival, dall’inizio alla fine, gestendo tutto (l’assai articolato) iter e occupandosi della (non facile né scontata) logistica. «Tieni presente che non è già facile di suo coordinare il gruppo di lavoro, fatto di soli volontari, intendiamoci, per la “costruzione” di un evento così. Di grande portata, insomma. Per il numero di artisti coinvolti e quindi per le altrettante espressioni artistiche, che necessitano, ognuna, di collocazioni, ambientazioni, installazioni differenti. Stiamo parlando di una manifestazione che si svolge su più giorni, geograficamente diffusa in tutta la città».

«Durante i primi anni» prosegue Verdesca, «pur con le difficoltà e le problematiche fisiologicamente insite in un allestimento tanto importante, perché, ripeto, il Festival ha sempre richiesto premure e applicazione particolari e puntuali, le istituzioni, e qui ovviamente si fa riferimento al Comune di Varallo, ci avevano seguiti in questo progetto, con la voglia di offrire al pubblico qualcosa di nuovo, di innovativo, che raccontasse, con linguaggi e panorami differenti, di cultura».

Poi, le cose sono cambiate: «Sì. Quel riscontro che ci era stato garantito nelle prime edizioni, così fondamentale per organizzare il festival, è mano a mano venuto a mancare. Sempre più difficile imbastire un dialogo. Ci siamo resi conto che non c’erano più le condizioni, che al nostro Borderline sono state opposte incredibili chiusure: l’evento non ha più avuto lo spazio per crescere. Spiace dover riconoscere, su progetti di natura culturale come questo, una cupa cecità istituzionale. Spiace: secondo noi si è persa quella che per il territorio avrebbe potuto rappresentare una bella opportunità. E pensare che realtà locali ben più piccole di Varallo, per esempio verso il vicino lago d’Orta, stanno da tempo puntando sull’arte contemporanea. Però noi siamo di qui, per la nostra Valle vorremmo fare qualcosa di bello, che crei motivazione, renda spontanea e desiderata la partecipazione».

Quindi niente più Borderline Arte Festival?
«Guarda, lasciamoci una possibilità» dice Verdesca. «Intanto ci siamo candidati a un bando della Provincia di Vercelli con una proposta che abbiamo chiamato Im Land Project e che vede coinvolto il Comune di Alagna insieme a Monterosa 2000: siamo arrivati quarti in graduatoria, perciò la validità dell’idea è stata evidentemente riconosciuta, e risultati assegnatari di un contributo pari a 6mila euro».

Il Borderline Festival «esportato» ad Alagna?
«E’ un po’ presto per dirlo. Adesso ci ragioniamo bene sopra, valutiamo e cerchiamo di capire come procedere, ringraziando naturalmente fin da ora il Comune e la Monterosa per l’attenzione che ci hanno dedicato».

E tu cosa ne pensi?

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