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Borderline Festival Art Varallo: impegnata la Delegazione FAI della Valsesia

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VARALLO – Sabato 4 e domenica 5 settembre a Varallo si è tenuta la seconda edizione di: “Borderline Art Festival” alla quale ha partecipato attivamente anche la Delegazione Fai della Valsesia, presente in piazza San Carlo per testimoniare l’interesse nutrito verso l’arte in tutte le sue forme, a fianco dei numerosi artisti locali, nazionali ed internazionali che hanno esposto opere e installazioni.

Alla Delegazione è stata affidata la visita guidata alla casa del pittore Cesare Scaglia, svolta in modo del tutto innovativo, attraverso una lettura, con il metodo della Visual Thinking Strategies, di tre opere dell’artista, eseguita dagli stessi visitatori in un rovesciamento dei ruoli che costituisce un nuovo modo di avvicinarsi alle opere d’arte.

Presso la vicina chiesa di San Carlo, il FAI aveva l’incarico di accompagnare i visitatori alla scoperta di tre eccezionali artisti: Mequitta Ahuja, che per la prima volta esponeva in Italia, Luca Coser con i suoi fragili equilibri tra il dentro e il fuori delle sue “soglie” e Guido Bisagni (in arte “108”) con le sue forme dove razionale e irrazionale restano in bilico.

A Palazzo Racchetti, per il secondo anno, sono stati ospitati disegnatori e fumettisti, che hanno esposto le loro opere all’interno del Cortile d’Onore. Avrebbe dovuto essere presente a Varallo anche Enzo Facciolo, lo storico disegnatore di Diabolik, nato nel 1931, purtroppo morto a Milano, dove viveva e lavorava, il 13 agosto. Lo si potrà rivedere in un cameo del film Diabolik dei Manetti Brothers, di prossima uscita: un signore alto con cappotto e cappello che incrocia Diabolik all’uscita di un palazzo. Diabolik, con Beniamino Delvecchio, era già stato presente all’Alpàa del 2002, chissà che il prossimo anno non ritorni, dopo vent’anni.

Daniele Statella, vercellese, fumettista professionista per Sergio Bonelli Editore e Diabolik, con l’Associazione Creative Comics organizza mostre, eventi e festival del fumetto, ha proposto una mostra di stampe di vari artisti del fumetto italiano che reinterpretavano il mito dei super-eroi giapponesi degli anni 70-80.

Tra i giovani fumettisti c’erano: Nadia Bettola, che frequenta il Liceo artistico a Romagnano, ma vive e lavora a Varallo, Alice Stefan, diplomata al Liceo Artistico di Romagnano, frequenta l’Istituto Europeo di Design a Milano, indirizzo illustrazione e animazione, che era alla sua prima esposizione con lavori personali, e Mattia Ronco, tra gli organizzatori di Borderline, che si dedica ad illustrazione e street art.

Yuri Cagnardi di Ghemme, ha frequentato la scuola del fumetto a Milano, alimentando una passione nutrita sin dall’infanzia, con Steve Rubin nel 2018 ha fondato una piccola casa editrice: KAKURO, che significa enigma in giapponese, stampa fumetti, libri e produce giochi in scatola. Yuri oggi è insegnante a Milano, ma tiene anche corsi di disegno sul territorio, e uno dovrebbe partire anche a Varallo.

Valentina Locorotondo, di Bregano (Varese), è una web designer, che si è presa una “vacanza” dal suo lavoro ufficiale e per la prima volta espone alcune sue tavole. Dopo il Liceo Artistico ha frequentato i corsi di decorazione all’Accademia di Brera. Paola Vecchi, di Sesto Calende, è grafica ed illustratrice lavora soprattutto in digitale ed ha uno stile molto riconoscibile e caratteristico: in biblioteca ha portato opere personali a carattere introspettivo. Yuri e Paola avevano già partecipato alla prima edizione di Borderline, proponendo le loro creazioni nel Cortile delle Carrozze, quest’anno sono stati molto soddisfatti di questa collocazione più centrale, che ha loro permesso di mettersi ai tavoli lungo Via Umberto e disegnare sotto gli occhi dei passanti e delle persone interessate.

Il Festival si è concluso, ma per qualche giorno rimarrà in biblioteca: “Libertà”, un’opera in acciaio brunito e acciaio corten, dell’artista gattinarese Ruben Bertoldo. Un bambino tiene per mano un palloncino che sale in alto con leggerezza, nonostante sia trattenuto da una solida catena, con l’altra mano mostra un libro aperto in cui si legge: “La conoscenza rende liberi”: è un’opera di una semplicità disarmante, che sembra creata per rendere ancora più esplicita la funzione della biblioteca, che offre un’informazione libera, multiforme, non vincolata ai social, che, quanto più si interiorizza, tanto più rende liberi di scegliere con consapevolezza.

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