Attualità
Borgosesia, terapia intensiva fra dubbi e certezze
BORGOSESIA – La discussione sull’istituenda terapia intensiva dell’ospedale di Borgosesia (con le «consorelle» di Carmagnola e Saluzzo) torna a farsi vivace, dopo il recente confronto Regione-istituzioni locali e Ministero della salute per strappare il «sì» ministeriale alle proposte di potenziamento della rete ospedaliera piemontese.
La dott. Chiara Rivetti, segretario regionale dell’Anaao, il più importante sindacato dei medici ospedalieri, ha rivolto uno specifico quesito alla Regione su se sia più opportuno creare questi nuovi posti letto oppure potenziare le strutture già esistenti. Le motivazioni della richiesta sono sostanzialmente due. La prima è che creare le rianimazioni dal nulla – oltretutto con un commissario ad acta che non è ancora stato nominato – comporta del tempo. Servirebbero – stima ottimista – quattro mesi: troppi, se dovessero confermarsi le temute previsioni sull’arrivo una possibile seconda ondata del Coronavirus in autunno. Secondo problema è il personale: solo a Borgosesia servirebbero 8 medici (7 negli altri presidi) e, dato che si è già in quotidiana sofferenza per reperire questo personale specializzato – al punto di dover ricorrere ai cosiddetti medici «a gettone» o a richiamare quelli in pensione – non sembra facile reperire le risorse umane necessarie a far funzionare le strutture. Per contro, potenziare l’esistente in una revisione complessiva della rete ospedaliera potrebbe «inserire le nuove rianimazioni in un disegno generale di buon funzionamento del sistema».
Insomma: scegliere gli ospedali dove mettere le rianimazioni solo in base allo spazio disponibile, secondo Anaoo-Assomed è un criterio da tempi di emergenza, ma non sembra rispondere a un’adeguata pianificazione dei servizi. Rivetti concede all’apposita commissione regionale di aver dovuto fare i conti con indicazioni ministeriali che sono cambiate «in corso d’opera», ma ricorda che «prima del Covid il tasso di occupazione delle terapie intensive era di circa il 75%, dunque forse era necessario aumentare i posti, ma certo non raddoppiarli. Essendo il rischio di ripresa dell’emergenza possibile, forse probabile, ma difficile da stimare nella sua entità, forse sarebbe stata più saggia la scelta del ministero di prevedere un aumento flessibile del posti letto, non stabile».
La presa di posizione, pur se conclusa dalla conferma della volontà di collaborare al miglioramento della rete sanitaria, ha suscitato a livello locale alcune reazioni. La prima è quella dell’on. paolo Tiramani, che – dopo aver condotto con la Regione un’azione di pressione sul Ministero per sostenere l’apertura della terapia intensiva a Borgosesia – si è detto sorpreso per i dubbi avanzati dal sindacato dei medici ospedalieri.
Ritenendo la richiesta Anaao conseguente a una mancanza di informazioni sulla situazione a livello locale, il sindaco di Borgosesia ricorda come la rianimazione al Santi Pietro e Paolo non sia un’eresia: le apparecchiature ci sono – grazie anche a generose donazioni – e il personale anche (sebbene da inserire in una struttura più organica). Ricordando il prezioso lavoro svolto dall’ospedale valsesiano durante la fase più acuta dell’emergenza, Tiramani lo ritiene imprescindibile anche in caso di una seconda ondata di contagi: «Come l’Anaao immagino sappia i pazienti con Covid–19 ricoverati o in subintesiva sono a rischio peggioramento e intubazione, spesso rapida. Senza letti di terapia intensiva, questi pazienti sono a maggior rischio perché dovrebbero essere trasferiti in un reparto attrezzato, affrontando un viaggio in ambulanza di quasi un’ora per l’ospedale vercellese. Con rischi sia per il paziente che per gli operatori di soccorso».
Quanto all’attivazione della struttura il deputato parla di «gestione modulare delle risorse: non tutti i letti saranno attivi in condizione di routine, ma saranno pronti in caso di emergenza».
L’intervento di Tiramani si conclude con un invito al segretario regionale Anaao a venire in Valsesia per poterle indicare di persona le difficoltà di collegamento viario del territorio che rendono problematici gli spostamenti dei pazienti verso Vercelli.
Sull’argomento, nei giorni seguenti, è intervenuto anche il presidente della Provincia, Eraldo Botta.
Anch’egli stupito sulle perplessità Anaao, afferma di non avere dubbi sui posti di terapia intensiva all’Ospedale di Borgosesia:«Servono eccome» scrive in una nota l’amministratore «Se è vero che è impossibile oggi sapere con certezza a cosa andremo incontro tra qualche settimana, è vero anche che senza fare inutile (o utile a qualcuno?) allarmismo, dobbiamo essere prudenti. In autunno e in inverno potrebbe esserci un aumento di persone contagiate e in quel momento dovremo essere bravi a trattare queste persone in modo adeguato. Per farlo, è necessario che la macchina organizzativa si muova adesso e non all’ultimo momento.
Borgosesia deve quindi essere messo nelle condizioni di supportare attivamente Vercelli (così come fatto durante l’emergenza) e deve poter contare su servizi più strutturati. Anche per Botta «Le professionalità ci sono e i macchinari, grazie alla sempre importante generosità dei valsesiani, anche. La prima ondata del virus ci ha colti del tutto impreparati e ha evidenziato lacune clamorose nel nostro sistema, colmate solo grazie all’incredibile opera del personale sanitario».
«Ora» conclude «abbiamo la possibilità di organizzarci per tempo e farci trovare pronti. Non sprechiamola».
Immagine di repertorio
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