Attualità
Bruno Gambarotta ha presentato a Fobello “Storie d’ingegno e d’eccellenza”
FOBELLO – Venerdì 9 agosto a Fobello, nella chiesa parrocchiale di San Giacomo, gremita di pubblico, Bruno Gambarotta, scrittore, giornalista, conduttore televisivo e attore, ha presentato il volume di Riccardo Cerri e Federica Giacobino: “Storie d’ingegno e d’eccellenza. L’emigrazione da Fobello e Cervatto nell’Ottocento. Due Comunità alpine a Torino, in Europa e oltreoceano”.
Bruno Gambarotta ha presentato a Fobello “Storie d’ingegno e d’eccellenza”
“E’ un’emozione condividere questo grande lavoro condotto in vent’anni di studi e ricerche da Federica Giacobino e Riccardo Cerri: ringrazio il Comune di Fobello e l’Editore Luigi Garavaglia”: Teresa De Filippi, Vice Presidente e anima della Pro Loco di Fobello, ha salutato il pubblico e dato la parola al Sindaco di Fobello, Anna Baingiu, che ha espresso riconoscenza a Riccardo Cerri e all’Associazione Culturale Zeisciu, per aver recuperato e valorizzato le preziose fotografie storiche conservate in tre album, realizzando un volume di grande pregio editoriale: “Grazie per il bene che volete a Fobello”. Con commozione ha ricordato Federica Giacobino, cugina del marito, scomparsa prematuramente nel dicembre scorso, con la quale c’era un rapporto intenso ed affettuoso.
Gambarotta, rappresentante della piemontesità e della torinesità – che ha un legame speciale con la Valsesia, avendo partecipato nel 2006 alle manifestazioni organizzate per il centenario della nascita di Vincenzo Lancia, realizzando un DVD in cui ne raccontava la storia – autore della prefazione del volume fobellese, nella sua brillante presentazione, ha segnalato le qualità editoriali d’eccellenza di: “Luigi Garavaglia, maestro dell’arte grafica, che si meriterebbe la cittadinanza onoraria di Fobello”.
“E’ oggi assai difficile trovare un libro così accurato ed equilibrato, in cui il rapporto testo e immagini è perfetto. Potrebbe davvero essere una Opera Mondo, come l’avrebbe definita Franco Moretti, come il Don Chisciotte o i Promessi Sposi, perché racconta la storia degli invisibili, i protagonisti delle microstorie recuperate dagli storici francesi di Les Annales, ricostruendo la vita di un’intera comunità, attraverso l’esame di tutte le fonti disponibili”: Gambarotta, entrando poi nel vivo dello spirito del libro, l’ha definito: “Un’utopia, un arazzo: ricostruisce vite e storie di fobellesi e cervattini che emigravano, facevano fortuna e poi tornavano nei loro paesi e diventavano amministratori sagaci e capaci, restituendo alle comunità di appartenenza l’eredità di conoscenza ed esperienza maturata negli anni”.
Alberto Viriglio, alla fine dell’Ottocento, in: “Torino e i Torinesi” segnalava che metà degli alberghi di Torino erano gestiti dai fobellini che: “A fortuna fatta ci salutano, risalgono alle native montagne e lasciano il posto ai rampolli freschi d’appetito e robusti di dentatura”. Gambarotta ha citato personaggi come Lanza, che gestiva una “fabbrica meravigliosa di candele”, ma comprese subito che, con l’affermarsi dell’illuminazione elettrica, bisognava cambiare genere, o Giuseppe Lancia, il padre di Vincenzo, che a quattordici anni inventò una macchina per triturare e insaccare la carne e in occasione della guerra di Crimea fornì un milione di scatolette confezionate in settantacinque giorni, ma capì che il figlio Vincenzo aveva grandi idee e lo sostenne, ai primordi della nascita delle automobili, costruendogli una fabbrica: “Quelle persone erano state abituate a sopportare le pretese, i capricci e talvolta le insolenze dei clienti, una vera scuola di vita: questo libro è uno scrigno di storia della valsesianità, caratteristica del carattere e soprattutto dell’anima dei valsesiani”.
La famosa citazione di Cesare Pavese: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via…” posta in exergo al volume, è stata l’occasione per Teresa De Filippi di fare un paragone: “Santo Stefano Belbo ebbe Pavese, Fobello ha avuto Federica Giacobino”, una giovane donna, fragile fisicamente, ma dal grande cuore e dalla capacità autentica di dar voce al paese.
Nella prima parte del libro viene trattato in modo scientifico il fenomeno dell’emigrazione da Fobello e da Cervatto, seguono: “Storie d’ingegno e d’eccellenza”, una ricerca accurata ed affettuosa condotta per individuare le figure importanti che hanno scritto la “storia” con onestà e dignità.
Prima della Bibliografia e dell’utilissimo Indice dei nomi, due pagine sono dedicate alle: “Generazioni di fobelline e cervattine che, da madri, mogli e sorelle hanno accompagnato i loro uomini lungo le vie dell’emigrazione a Torino e altrove, o, in loro assenza, provveduto a sostenere il carico della gestione familiare e del lavoro agricolo” e alla cerimonia secolare del rito del battesimo.
Essendo presente tra il pubblico Gianfranco Astori, consigliere per l’informazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli è stato chiesto un intervento e non si è sottratto all’invito: “Tenterò un’operazione ardita considerando le doti, le capacità, le eccellenze del volume, utilizzerò il concetto di valsesianità come sintesi di valori validi per la contemporaneità, da custodire in uno scrigno di storie, di scoperte e di insegnamenti sulla natura umana, come scrive Gambarotta, che va tenuto costantemente aperto, con esempi da replicare nel presente”.
Gli autori, Federica Giacobino e Riccardo Cerri, hanno raccolto le tracce per costruire il sentiero che porta all’oggi, scrivendo biografie della contemporaneità: “Il volume è una sorta di carta assorbente delle esperienze vissute da chi non si accontentava della vita grama di montagna e attraverso l’emigrazione perseguiva il sogno di una esistenza migliore”.
Gli emigranti costituivano una rete, cui facevano riferimento coloro che partivano: ci si ritrovava, si parlava dialetto per non perdere l’identità. L’emigrazione fu certo un impoverimento per la valle: se ne andavano i migliori ingegni che contribuivano allo sviluppo di altri luoghi, ma poi tornavano e restituivano alla Comunità d’origine, quanto avevano appreso emigrando.
Fobellesi e cervattini erano brentatori, sebrè, albergatori, ma anche diplomatici, come l’ambasciatore Michele Lanza, che fu segretario della legazione italiana alla Conferenza di Parigi per la pace, o più recentemente l’artista Pier Ugo Tirozzo, che entrò nell’Assemblea del Consiglio di Valle. Nel secondo dopoguerra molti valsesiani emigrarono a Torino per lavorare alla FIAT contribuendo a far grande l’industria dell’automobile. Astori ha concluso il suo articolato intervento parlando dello spirito di autonomia che nei secoli sempre caratterizzò la Valsesia.
Dopo la presentazione i “Gaudentes musici”, gruppo formato da un soprano, un contralto, un tenore e un baritono, Renato Cadel, di origine valsesiana, che ha anche suonato il liuto, hanno proposto un concerto dedicato a Federica Giacobino, con musiche del Cinquecento Italiano: “Mentre avrà stelle il ciel”, madrigali, frottole e canzonette sotto le stelle. La musica scelta per ricordare Federica, un’anima poetica, che si muoveva leggera sulla terra, guidata da armonia e bellezza, è stata molto apprezzata ed applaudita, tanto che è stato concesso il bis del madrigale iniziale.
Al termine la Pro Loco ha offerto un ricco rinfresco con le “eccellenze” gastronomiche locali: pane, formaggi, crostate con marmellata.
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