Attualità
Carcoforo scompare l’ultimo dei Walser: Maurilio Dellavedova
CARCOFORO – Martedì 13 luglio, a Carcoforo, sono stati celebrati i solenni funerali di Maurilio Dellavedova: la chiesa era stracolma. Erano presenti i gonfaloni di tutte le Associazioni, le principali autorità del paese, gli abitanti, molti villeggianti, parenti ed amici. Giuseppe Valenti ha suonato l’organo e hanno concelebrato Don Roberto Collarini, Don Graziano, Don Gregory, Don Salvatore e Don Luigi, che nell’omelia ha ricordato con grande amicizia Maurilio.
Celebrato dalla rivista “Itinerari” come “l’ultimo dei Walser”, recentemente apparso su Rai Tre, nella Trasmissione Geo, dedicata a “Gente del Sesia”, Maurilio Dellavedova, nato a Carcoforo il 15 gennaio del 1927, è morto a Sabbia, ma la sua anima è sempre rimasta lassù in quel laboratorio antico, sotto casa, tra il profumo delle assi messe a stagionare e gli antichi attrezzi, consumati dall’uso quotidiano di decenni. La sua è stata una vita lunghissima, dal malinconico epilogo, perché i ricordi delle mille occupazioni e preoccupazioni, non bastarono a rendergli accettabile un presente forzatamente statico. Non mancava mai di condividere i suoi saperi antichi per sostenere tutte quelle attività che potevano promuovere il paese, o salvarne le peculiarità: profondo conoscitore dell’arte del legno e dell’agricoltura montana aveva collaborato a ricerche toponomastiche ed etnolinguistiche, sostenitore delle tradizioni Walser partecipò con orgoglio al Walsertreffen di Alagna nel 2007. Proprietario di una delle “torbe mascherate” in centro al paese, cercò di valorizzare e conservare le testimonianze architettoniche e le tradizioni di Carcoforo. Aveva partecipato attivamente alle ricerche sui toponimi di Carcoforo, incrementando la raccolta con un migliaio di toponimi. Socio Touring dagli anni Settanta, aveva compreso l’importanza dell’incentivare il turismo e fu promotore della realizzazione del Museo del Parco Naturale Alta Valsesia, all’interno della torba del Tetto Minocco.
E’ stato un valente “minusiere”, che si era formato all’antico Laboratorio Barolo. Per molti anni fu il fabbriciere della Chiesa Parrocchiale di S. Croce e nel 2011 mi chiese di scrivere la storia della chiesa: il volumetto fu presentato il 22 maggio, in occasione della Festa di Santa Croce, non potei essere presente perché la mia mamma stava morendo in ospedale. Con Maurilio ci rivedemmo dopo ed espresse tutta la sua comprensione per quel grave lutto. Per molti anni fu il geloso custode delle opere e della struttura della Chiesa, curava e coordinava i lavori straordinari, come il rifacimento del tetto e la blindatura della sacrestia, ma anche i restauri del patrimonio storico-artistico: affreschi, decorazioni in stucco, sculture lignee, la sistemazione del Battistero. A lui si deve l’avvio della pratica per restaurare l’antico organo, che ancora accompagna con le sue note possenti le funzioni solenni. Fece catalogare da una persona esperta e colta, Valentina Sonzini, i libri della Parrocchia: forse lui non li lesse mai per intero, ma si rendeva conto dell’importanza di un patrimonio di memoria da conservare alle nuove generazioni. A Natale allestiva il presepe, secondo la tradizione, utilizzando le antiche statuine, per raccontare una Storia che ancora sapeva parlare al presente.
Ricorda Marino Sesone, Sindaco di Carcoforo: “L’apporto di Maurilio fu fondamentale nella vita amministrativa del suo Paese da molti e molti decenni: Vicesindaco, Assessore, Consigliere Comunale, con le sue competenze, la sua dedizione il suo porre il bene comune prima di tutto. Memoria storica di Carcoforo, con la sua correttezza ed il rigore di altri tempi punto di riferimento per residenti e villeggianti, collaborò con tutte le Associazioni locali”. Nella Sala comunale, sede della Società del Tiro a Segno, per abbellirla ha realizzato alcuni pannelli e rivestimenti lignei, che porteranno nel futuro l’opera di quelle mani sapienti e laboriose.
Negli ultimi anni d’inverno si trasferiva a Sabbia con la moglie Maria Pia, poi accettò di restare in quella casa di famiglia, per essere più facilmente raggiungibile dalle figlie Emma, Gianfranca e Marta, alle quali aveva trasmesso valori antichi e che mantengono ben saldo il senso della famiglia, un concetto aperto all’accoglienza ed alla cura, in un circolo virtuoso in cui chi cura e chi viene curato si scambiano le parti, in modo del tutto naturale: non è mai stato lasciato solo e si è spento nella notte, guardando verso la sua nuova alba.
Maurilio era un uomo di altri tempi, un severo pater familias, ma certo nel suo cuore albergava l’amore per la moglie Pia e per le figlie delle quali era giustamente orgoglioso. Mi resterà il ricordo di una persona misurata, indagatrice, con il senso del decoro. L’espressione :“All’onor del mondo” fu un motto di vita sempre praticato.
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