Attualità
Carnevale di Borgosesia : «Irresponsabili e irrispettosi? Lo fossimo davvero avremmo deciso di sfilare… »
BORGOSESIA – Fosse uno, dài, ci sta: c’avrà i suoi problemi, le sue ragioni. Due? Insomma, vabbe’, peccato però.
Ma tre, tre su cinque, forse qualcosa che non funziona ti vien da pensare ci sia.
Perché in effetti i Corsi Mascherati del Carnevale di Borgosesia (il 5, il 12 e il 19 febbraio) dovranno fare a meno, quest’anno, di tre dei canonici cinque carri maggiori: Montrigone, Fornace e I Mola Mai, spesso e volentieri tra l’altro sul podio del Palio, hanno deciso di non scendere in piazza.
La comunicazione ufficiale di quel che a questo punto parrebbe davvero un «ammutinamento» in piena regola era arrivata al Valsesiano, pochi giorni prima di Natale, dalla presidente del Comitato centrale Daiana Astolfi. Una comunicazione i cui contenuti devono aver perlomeno sorpreso i presidenti dei tre gruppi (Cristina Beltrametti per Montrigone, Beppe Scanavacca del rione Fornace e Stefano Tumiati per I Mola Maia) i quali ci hanno chiesto di poter spiegare pubblicamente le loro motivazioni: quest’anno non scenderemo in piazza perché.
«Le problematiche che ci hanno spinti a scegliere, e assolutamente non a cuor leggero, anzi, di non partecipare alle sfilate esistono ormai da anni: al punto in cui siamo, era veramente diventato impossibile ignorarle. Già a maggio [le sfilate del 2022 erano slittate alla primavera causa strascichi pandemici e conseguenti difficoltà organizzative in tempo ancora di covid – ndr], contestualmente alla decisione di sfilare, avvertita forte da tutti a conclusione di un periodo che l’emergenza sanitaria aveva reso in generale complicatissimo, avevamo chiesto al Comitato di poterci riunire subito dopo per confrontarci su alcuni aspetti fondamentali: il supporto economico e la sicurezza. Purtroppo non c’è stato riscontro, se non “apparente”: mai si è cercato, in realtà, di prendere in mano la situazione e trovare soluzioni sulle quali discutere per provare a renderle percorribili. Abbiamo chiesto, sollecitato, senza però mai ottenere la disponibilità concreta a sederci attorno a un tavolo per sviscerare una a una le criticità in modo da cercare una via d’uscita».
La questione economica: «I costi dei materiali sono lievitati, e non poco. Si comincia a lavorare alle nostre opere, prima con una programmazione di quel che si potrà fare sulla base delle somme erogate e poi, stabilito cosa e come, a costruirle, con parecchi mesi di anticipo sulle date dei corsi mascherati» spiegano i tre presidenti. «Capisce bene chiunque che se l’acconto viene accreditato il 22 di dicembre con la prima sfilata calendarizzata per il 5 di febbraio, eh, insomma, il margine di manovra non solo è misero, non esiste proprio. Certo, avremmo potuto usare per i carri 2023 il materiale già utilizzato gli anni scorsi, facendo però i conti con il deperimento cui naturalmente, usalo una volta usalo due usalo tre, il ferro va incontro, e quindi con un lavoro “in economia”, poco osservante delle regole sulla sicurezza».
Eccola, l’altra «componente» mica da riderci su: e la questione sicurezza? «Anni e anni di promesse mai mantenute. La gente non ha idea di quale e quanta sia la nostra responsabilità: già a maggio eravamo scesi in piazza partendo dai capannoni di Rozzo un po’ così, quasi “allo sbaraglio”. E a maggio la prima sfilata era stata interrotta dalla pioggia: diciamo che, a considerare tutta la strumentazione e l’apparecchiatura montata sui carri, era andata bene, non era successo niente, per fortuna, ma ’ste cose vanno dette, è giusto si sappiano, nel 2023 è da stupidi correre certi rischi. A meno che, di certi rischi, si ignori l’esistenza: in effetti in piazza sotto la pioggia eravamo da soli, nessuno del Comitato si era preoccupato di venire a vedere se avevamo bisogno di qualcosa… Può capitare di tutto: durante la sfilata di un altro carnevale, meno male non il nostro, un carro aveva investito un bambino… ma è necessario per forza aspettare l’incidente per intervenire?».
Insomma, non sfilerete, è più che ufficiale, direi, ufficialissimo. «Certo, abbiamo chiuso un occhio e pure tutti e due troppe volte. Come dicevamo, è stata una decisione difficile, che poi abbiamo dovuto trasmettere a chi ci aiuta, nel lavoro di costruzione e quindi manualmente ma anche a chi sfila e quindi contribuisce alle coreografie. Siamo perfettamente consapevoli che non esiste la bacchetta magica e che per fare certe cose servono tempo e soldi, quanti anni sono che facciamo carnevale? Mica abbiamo chiesto che fosse risolto tutto dall’oggi al domani, affatto. Abbiamo però, e secondo una logica inattaccabile, tentato di avanzare delle proposte, in modo da arrivare gradualmente, appunto, non nel giro di un nanosecondo, ad affrontare le problematiche, evidentissime, venute a galla da parecchio. Saremmo stati contenti di trovare dall’altra parte un minimo di collaborazione, al posto del muro che ci si è parato davanti. Sì, vero, ad alcune nostre richieste abbiamo ricevuto risposte, ma non a quelle sostanziali: giusto per intenderci, avremmo preferito il piazzale sporco e sfilare piuttosto che pulito e non sfilare».
Per esempio, non sarebbe stato possibile, chiedo io, che poi magari è pure una domanda sciocca, posticipare i corsi mascherati di qualche mese, e intanto, grazie agli anticipi arrivati sul conto la vigilia di Natale, iniziare a lavorare ai carri, magari portando avanti nello stesso tempo il discorso su una sicurezza revisionata almeno in parte per contare su maggiori garanzie e minori rischi?
«Eccome se sarebbe stato possibile! E la tua non è una domanda sciocca, per niente. L’avevamo pensato e poi proposto: per febbraio, avevamo detto al Comitato, si programmano gli altri eventi, la busecca, la festa della birra, il Mercu. E ad aprile (avevamo anche individuato il momento migliore, la settimana dopo Pasqua) sfiliamo: così avremo più tempo per creare le nostre opere e riusciremo a offrire alla città e alle migliaia di persone che ogni anno vengono ad ammirare i corsi mascherati uno spettacolo chiamiamolo “completo”. Niente, la nostra idea non dev’essere piaciuta, o altrimenti l’avrebbero accolta. Come peraltro non è mai stata accolta quella di reperire fondi non solo dal Comune ma anche, per esempio, candidandosi a specifici bandi o rivolgendosi a sponsor privati».
Uno spettacolo «completo»: «Sì, abbiamo saputo, da quanto pubblicato dai giornali, che il Comitato sta cercando di portare qui gruppi ospiti di alto livello» spiega Tumiati. «Possiamo però dirti senza paura di essere smentiti che di opere grandi come le nostre prima di arrivare a Cento non se ne trovano. E comunque il problema della sicurezza rimane. Anche per chi dovesse eventualmente prendere in considerazione di partecipare ai corsi mascherati di Borgosesia potendo invece sfilare in piena tranquillità da qualche altra parte».
«Insomma, la pubblica presa di posizione della presidente Astolfi ci ha lasciati alquanto perplessi. Non si tratta assolutamente» tengono a precisare Beltrametti, Tumiati e Scanavacca «di scarso senso di responsabilità e collaborazione, né tantomeno di mancanza di rispetto nei confronti della manifestazione, della città e dei gruppi che hanno comunque deciso di scendere in piazza. Tutt’altro, davvero tutt’altro: è proprio perché siamo persone responsabili e rispettose della città e della manifestazione che ci siamo rifiutati, a certe condizioni, di sfilare. Proprio perché la nostra è una passione disinteressata, profonda e genuina riteniamo corretto e coerente l’esserci tirati indietro: lo spirito e il senso dell’impegno che ci abbiamo sempre messo sono veramente tutto un altro paio di maniche».
Il 5 febbraio, col primo corso mascherato, le sensazioni di chi, avendo fatto carnevale da una vita, ha scelto quest’anno di non partecipare saranno contrastanti: nostalgia, dispiacere comunque di non essere lì, desiderio di tornare.
«Certamente, per noi che condividiamo da sempre l’emozione di presentarci alla gente con le nostre opere nelle quali, con tanto lavoro e fatica, trasponiamo sotto forma di allegoria le nostre idee e il nostro sentire, non sarà bello né facile restare fermi. Più forte però crediamo ci salirà addosso la preoccupazione per il futuro del carnevale di Borgosesia: una manifestazione tanto importante, in grado di richiamare una platea considerevole, non dovrebbe essere gestita in maniera diversa, con preparazione e competenze più affinate? Il pubblico avrà ancora piacere di venire ad assistere alle sfilate e ad applaudire entusiasta il passaggio dei carri? Sono queste le domande che chi sostiene di amare il carnevale dovrebbe porsi».
Nella foto Stefani Tumiati (I Mola Mai), Cristina Beltrametti (Montrigone) e Beppe Scanavacca (Fornace)
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