Attualità
Da Rassa alla Pampa e ritorno nella tesi di Margherita Filié

QUARONA – E’ lungo un secolo il filo che collega una storia familiare di emigrazione alla recente laurea di Margherita Filié in Lingue e comunicazione per l’impresa e il turismo all’Università della Valle d’Aosta.
Da Rassa alla Pampa e ritorno nella tesi di Margherita Filié
La sua tesi, «Parlé Merican», esplora un fenomeno linguistico poco studiato: l’idioma degli emigranti piemontesi di ritorno dall’Argentina, segnato dalle forti influenze del castigliano rioplatense e del piemontese valsesiano. Una lingua ibrida, affettiva e concreta, che racconta identità divise tra due mondi.
Tutto prende avvio dai primi anni del Novecento, quando Gennaro, trisnonno di Margherita, lasciò Rassa per raggiungere l’Argentina. Tornato in patria, sposò Natalina, stabilendosi con lei a Máximo Paz (provincia di Santa Fe, nella Pampa Gringa). Lì nacquero i loro quattro figli: María Inés (1916), Margarita (1917), Juana (1919) e Américo (1921). Nel 1931 la famiglia fece ritorno in Valsesia (vedi foto), per un viaggio che doveva essere temporaneo ma che la morte prematura del capofamiglia avrebbe reso definitivo. Natalina decise di rimanere a Rassa con i figli, che si trovarono a crescere in un contesto nuovo, tra lingue da apprendere e radici da ricostruire.
Al centro della ricerca di Margherita ci sono le lettere scritte da María Inés al fidanzato, assente per il servizio militare. Lettere in italiano ma permeate da tratti del castigliano e del valsesiano: una lingua personale, incerta ma molto viva, che riflette l’esperienza degli emigranti di ritorno e soprattutto dei loro figli, sospesi per sempre tra due mondi. Essendo tornati dalla Mérica – quel luogo mitico, quasi una terra promessa per tanti piemontesi – tutto in loro portava il segno di quell’altrove: la lingua, la cultura, i costumi. Tutto in loro era «merican».
Una voce giovane, argentina, che riemerge a distanza di un secolo da quelle vecchie lettere ingiallite, permettendoci di conoscere il mondo interiore di una ragazza «con l’anima di poeta». María Inés, sorella della bisnonna di Margherita, morì tragicamente a soli 19 anni; oggi, grazie a questa tesi, la sua voce torna a farsi ascoltare.
Con Parlé Merican, Margherita Filié riporta alla luce un fenomeno linguistico finora trascurato e, al tempo stesso, restituisce profondità a una vicenda familiare, sottraendola all’oblio. Il suo lavoro trasforma un passato privato in memoria collettiva, in oggetto di studio, offrendo una nuova prospettiva su cosa significhi appartenere a più luoghi, a più storie.

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