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Diga in Valsessera, le associazioni ambientaliste chiedono il rigetto dell’istanza del CBBBV
Il Consorzio di Bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese (CBBBV) ha presentato in data 12 dicembre 2024 una istanza per ottenere una seconda proroga di validità del provvedimento VIA con cui, nel 2014, fu autorizzata la realizzazione della nuova diga in Valsessera.
Diga in Valsessera, le associazioni ambientaliste chiedono il rigetto dell’istanza del CBBBV
«La richiesta di proroga» spiegano le associazioni ambientaliste (Custodiamo la Valsessera, Circolo Tavo Burat-Pro Natura, Comitato Tutela Fiumi e Lipu sezione di Biella Vercelli) «è per una validità di dieci anni (nella originaria autorizzazione, già prorogata, era previsto in soli cinque anni il termine di conclusione dei lavori). La richiesta è stata però deposita tardivamente. Se presentata entro 120 giorni prima della scadenza (20 dicembre 2024) il provvedimento di VIA rimaneva valido fino al pronunciamento della Commissione VIA e all’emanazione di un nuovo eventuale provvedimento di proroga: non avendo il CBBBV provveduto in tal senso non è possibile, al momento, procedere con i lavori. Anche l’accesso ai finanziamenti, in assenza di autorizzazione, diventa più arduo».
Tali associazioni, che da anni si oppongono alla realizzazione di quest’opera, hanno così presentato al ministro della Transizione Ecologica, Gilberto Pichetto Fratin, e al Responsabile del Procedimento – Direzione generale valutazioni ambientali, una serie di osservazioni con la richiesta di rigetto della istanza di proroga ritenendo che, dal 2011, sia mutato il contesto di riferimento ambientale preso a esame per il rilascio del positivo provvedimento di compatibilità ambientale. Chiedono quindi che il progetto sia sottoposto a nuova procedura di VIA.
«Ad esempio» spiegano in una nota i presidenti delle quattro associazioni ambientaliste, Albino Foglia Parrucin, Daniele Gamba, Guido Gubernati e Giuseppe Ranghino, «lo stato ecologico del torrente Sessera era valutato “buono” nel 2010 ma nell’ultimo Piano di Gestione del Po (2021-2027) tale indicatore è sceso a sufficiente”, una condizione in contrasto agli obiettivi di qualità fissati dalla UE. Un importante prelievo di portate, con un loro trasferimento dal bacino del Sessera alla piana della Baraggia, potrebbe inficiare la possibilità di riportare lo stato ecologico del Sessera al grado di “buono”. Altre mutazioni di contesto ambientale, sempre per effetti del cambiamento climatico, sono da valutare per flora e fauna del SIC Sessera».
Non solo: «La riduzione del volume di invaso da 12,3 a 7,1 Mmc» prosegue il comunicato «ha inoltre imposto la progettazione di nuove importanti opere (uno sfioratore a calice, una galleria di dissipazione piene lunga 200 m, nuove strade, ecc.), compresa la modifica del muro di sbarramento a cui viene tolto lo sfioratore “a scivolo”, elemento parte della struttura ad “arco-gravità” proposta nel 2011. Su queste opere non è mai stata svolta alcuna procedura di evidenza pubblica, nonostante la loro rilevanza. Una nuova VIA consentirebbe dunque di valutare correttamente le nuove opere accessorie e di riesaminare il rapporto tra costi e benefici, con una attenta valutazione e validazione della regola di invaso. In questi 10/12 anni sono infine anche cambiate molte normative ambientali per fare fronte a procedure di infrazione alle disposizioni EU (ad esempio l’introduzione del Deflusso ecologico, la Direttive Derivazioni, le modifiche alle procedure di VIA, ecc.) e il progetto diga in Valsessera dovrebbe pertanto essere rivalutato anche alla luce di queste nuove disposizioni».
Per le associazioni ambientaliste la richiesta di proroga avanzata dal Consorzio è dunque motivata «sostanzialmente dalla incapacità finanziaria (non hanno mai ottenuto le risorse necessarie); la posizione del Consorzio è inoltre debole anche sotto il profilo procedurale perché non ha ancora superato la fase della verifica di ottemperanza e non ha ancora ottenuto l’approvazione del progetto esecutivo. Ritardi imputabili solo al Consorzio nella presentazione degli elaborati richiesti (alcuni dopo 9 anni e 10 mesi)».
«Una seconda proroga di dieci anni» conclude la nota «non può essere concessa a fronte di argomenti o inerzie che nulla hanno a che vedere con la tempistica disposta nell’originario decreto di autorizzazione, dove i tempi per la fine lavori sono stati valutati e fissati in ragione della sola esecuzione tecnica delle opere e per l’ottenimento di altre autorizzazioni (ad esempio nelle procedure di esproprio): le proroghe possono essere concesse solo per contrattempi di tale natura o per ritardi nelle autorizzazioni non imputabili al proponente».
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