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Salutant ‘l Mat dal Pinin: Franco Franchi

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Salutant ‘l Mat dal Pinin: Franco Franchi

GRIGNASCO – Mentre il tradizionale Incontro biennale di poesia dialettale Valsesiana Pinet Turlo riprende fiato e annuncia la XXVII edizione, che si terrà domenica 30 novembre, si è spenta una delle voci più argute e genuine della poesia dialettale valsesiana: Franco Franchi, grignaschese, classe 1934, che partecipò al Pinet Turlo dalla settima edizione, nel 1985, fino all’ultima nel 2021.

Salutant ‘l Mat dal Pinin: Franco Franchi

Autore del libro di poesie: Grignasc al nost Pais, Racolta ‘t puisii ‘n dialet. Rimi e vers butaj ‘n sema a temp pers. Si’s legiu fant tansion sa scupris que ‘c l’eva ‘l bon e le’poi noot pardu ‘l temp che des ‘n ghe piu, pubblicato nel 2013 e firmato con il suo nome d’arte: ‘l mat dal Pinin, con prefazione di Annita Guglielmina Squaratti e di Paolo e Giuseppe Sitzia per Punto Arte che scrissero: ”Leggere le sue poesie è come incontrarlo per strada, amabile e discreto, arguto e disponibile nel conversare così come concreto e attivo nell’impegno sociale: nei suoi versi lo riconosceremo e sarà sempre come ritrovare un amico fuori dal tempo”.

Nel 2016 pubblicò un libro di poesie e racconti: Grignasc. Già Bunora igh davu ava. Racolta da Stori e Puesii ‘n dialet da Grignasc, con prefazione di Federica Guidetti, Presidente di “Punto Arte”: “Le storie di paese, gli avvenimenti quotidiani, le atmosfere che conserva nella memoria e nel cuore non sono solo nostalgia di un mondo ormai quasi dimenticato ma seguono ancora da vicino la nostra vita di ogni giorno, filtrata dal suo spirito e dall’uso del dialetto caro a tutti i grignaschesi. Le sue poesie e i suoi racconti, fra memorie, motti arguti e fatti drammatici di guerra e di vita, sono tasselli preziosi di una esistenza spesa anche per tramandare a tutti il suo senso della vita”. In quell’occasione, come Presidente dell’Incontro Biennale di Poesia Dialettale “Pinet Turlo”, curai l’introduzione nella quale espressi tutta la mia ammirazione per quell’uomo semplice e onesto, che incarnò l’amore per la propria terra, per le proprie radici e tradizioni, impegnandosi nel sociale: Vice Sindaco e fondatore dell’Avis, ideatore e promotore della storica camminata dell’AVIS, oltre che valente poeta dialettale. Nelle sue poesie riprendevano vita, e soprattutto senso, vecchi oggetti messi in un canto, come la doja di salam che si riempie di fiori, la pela dal risot, la mandulegia o il vegiu us. Franco canta la triste sorte della gloriosa Filatura, con gli edifici abbandonati e senza più nessuno che andasse a “deghi ava”, riporta alla memoria le tradizioni come quella della processione del Corpus Domini, osservando che: “Purtrop a d’la vita – vastija d’la festa / L’è cendri t’cigala – tut ciu ca resta”.

Con Aldo Lanfranchini nel 2020 Franco Franchi pubblicò: Ainò, quan cà sunava al cornu: Grignasco: le Famiglie, Vie e Piazze – Le Persone – I Proverbi, 2020, con prefazione di Paolo Sitzia. Attraverso i racconti, e soprattutto le immagini storiche, si ripercorre la vita del paese dalla fine dell’Ottocento agli ultimi anni del Novecento.

Indimenticabili i dialoghi in dialetto che conduceva con l’amico poeta dialettale Lino Giuliani, conosciuto come “Lino Pitor”, nella serata della Giobiaccia: sono rimasti nel cuore di tutti per quel sale della vita e quell’irriverenza giocosa, in pieno spirito del carnevale, che li caratterizzavano. Quando nel giugno 2010 Lino morì Franco volle salutarlo con una poesia: “Ciau Lino”: “La ditta “franco-lino” mai premià / l’è sarà su i batent cun giu ‘l sipariu; / speravu noi da fé n’auta puntà / purtrop l’è dic ansì cul Calendariu”. Franco si chiede se Lino abbia portato lassù nell’”eterna Cà”: “i arciaii dal mistè: ‘l panel, al labas e ‘n quai fuyèt”, immaginandolo seduto su uno scalino in compagnia del Franco Fizzotti e del Pinet Turlo che parlano in “grignaschin”. Da quel 10 agosto si è aggiunto anche lui alla combriccola: “Par studiè ‘n quai balusà”. E’ venuto anche per Franco il momento descritto nella poesia: “La Vita”: “Satai su cula banca ‘t sas / Foo dal cancel da Buvajan…/ Doi, sansa fèe tant fracas / I parlavu d’la vita drè la man”, sperando di essere stati tra i “Racumandai”: “Des però secondu mi / Im racumandareya a Cul da d’là / Ca ni varda dal mal par tuc i dì / Sansa ‘n prufitemu d’la sou buntà / Cal varda Cel sal pol / Anca salveni l’anima dal pacà”.

Franco ha regalato le sue poesie partecipando a tutti gli incontri di poesia dialettale del territorio: da Cavallirio a Romagnano, Ghemme, Valduggia, Gozzano, spingendosi fino a San Nazzaro “Lung la Sesia”: lo ricorderemo e gli saremo grati per quegli sprazzi di saggezza popolare, per averci lasciato un insegnamento prezioso: “Stuma sempri su cun al mural / Lasèe stée i sacrign, demi trà mi / l’è costa na maisina natural / C’at iuta stée alegru tuc i dì”.

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