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GdF Vercelli: tra marzo e aprile scoperti dieci lavoratori «in nero»

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GdF Vercelli: tra marzo e aprile scoperti dieci lavoratori «in nero»

In poco meno di due mesi, sette lavoratori «in nero» e altri tre assunti irregolarmente sono stati scoperti dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale Vercelli nell’ambito dei servizi a contrasto del «lavoro in nero» che porta danni all’intero sistema economico nazionale perché sottrae risorse all’Erario, mina gli interessi dei lavoratori, spesso sfruttati, e compromette la leale e sana competizione tra imprese.

Le violazioni accertate in materia di lavoro e legislazione sociale nei confronti di quattro datori di lavoro sono state segnalate alle articolazioni territoriali degli Istituti di Vigilanza e, contestualmente, sono stati avviati i doverosi approfondimenti di natura fiscale.

In un caso, i militari hanno avanzato alla direzione Territoriale del Lavoro la proposta di sospensione dell’attività imprenditoriale per aver utilizzato «in nero» oltre il 10% della forza-lavoro presente sul luogo di lavoro all’atto dell’accesso della pattuglia.

Questo è il bilancio dei controlli conclusi nel bimestre dai militari del Gruppo Vercelli e della Tenenza Borgosesia nel capoluogo e in provincia, tutti preceduti da specifici approfondimenti info investigativi durante i servizi di controllo economico del territorio e di «117» e corroborati dalle risultanze delle molteplici banche dati consultabili nella Dorsale Informatica dei Reparti: sul versante della prevenzione, le attività hanno parimenti consentito di identificare molteplici dipendenti nei settori dalla ristorazione al commercio fino alla manifattura risultati regolarmente assunti.

Dal punto di vista del contrasto, invece, i sette lavoratori «in nero» sono stati sorpresi in due esercizi di ristorazione senza che il loro rapporto di dipendenza fosse stato preventivamente denunciato dal datore di lavoro al centro per l’impiego.

Infine, le operazioni di polizia economico-finanziaria hanno fatto emergere, all’esito di alcuni controlli, come le retribuzioni delle maestranze fossero parzialmente corrisposte dai datori di lavoro in denaro contante anziché con mezzi tracciabili come previsto dalla vigente normativa.

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