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«Giacomo Matteotti. L’Italia migliore» presentato al Centro Turcotti

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«Giacomo Matteotti. L’Italia migliore» presentato al Centro Turcotti

BORGOSESIA – Sabato 22 giugno al Centro Studi Turcotti si è tenuto un interessante pomeriggio dedicato a Giacomo Matteotti, un personaggio che ha scritto parte della storia dell’Italia contemporanea e che quest’anno ne si ricorda il centenario della morte.

«Giacomo Matteotti. L’Italia migliore» presentato al Centro Turcotti

Stiamo parlando di politico, giornalista, segretario del Partito Socialista che fu assassinato a Roma il 10 giugno 1924. Nel salone di via Giordano, nel pomeriggio organizzato da ANPI Borgosesia, IstorBiVe, Centro Studi Turcotti, Federico Fornaro ha presentato «Giacomo Matteotti. L’Italia migliore», una biografia dedicata all’uomo politico italiano che come ha introdotto Enrico Pagano «E’ una nuova ricerca, un ampliamento delle interpretazioni e apre nuove prospettive di lettura della complessa figura di Giacomo Matteotti, finora appiattito sulla dimensione di martire, diventato icona dell’antifascismo».

L’autore, Federico Fornaro, saggista e politico, già Presidente dell’Istituto Storico di Alessandria, e attualmente rappresentante dei collegi elettorali che compongono la II Circoscrizione «Piemonte 2», alla Camera dei Deputati, ha scritto una biografia completa ed aggiornata dell’uomo politico, facendo conoscere in modo dettagliato e documentato la formazione e la vita dell’Onorevole Matteotti, ricostruendo le molteplici motivazioni per le quali mandanti e sicari lo colpirono.

«Matteotti è il personaggio del Novecento che può vantare il maggior numero di riferimenti toponomastici: ben tremilanovecento. Il suo assassinio, che cambiò la storia d’Italia, segnando il discrimine oltre il quale fu costruita una storia totalitaria, non maturò a Roma, ma in Polesine, la sua terra d’origine».

Nato nel 1885 da una famiglia benestante, Matteotti scelse di stare dalla parte degli ultimi, dei diseredati, non sbandierò uno sterile egualitarismo, ma si attivò perché si realizzasse un’uguaglianza di fatto. Cominciò a occuparsi di politica già da molto giovane e fece scelte di campo ben precise, cui si mantenne fedele per tutta la vita: aderì alla corrente riformista di Turati, Treves, Modigliani del partito socialista, lavorò per migliorare le condizioni di vita delle persone, fu amministratore, Sindaco, Vice Sindaco, Consigliere Provinciale e convinto pacifista.

Alle elezioni del 1920, in cui i socialisti in Polesine conquistarono sessantatré comuni su sessantatré e trentotto consiglieri provinciali su quaranta, ebbe il settantotto per cento dei voti nel Collegio di Ferrara e Rovigo: «Il più rosso d’Italia». Tutto però fu distrutto in soli sei mesi con le violenze fasciste del 1921 e Matteotti lo denunciò apertamente. Già negli anni ‘20 il fascismo aveva iniziato a usare sistematicamente le violenza per conquistare e mantenere il potere, manifestando fin dagli esordi il suo carattere antidemocratico.

Matteotti fu un eroe della storia d’Italia, sostenitore di un riformismo intransigente che voleva migliorare le condizioni materiali di vita delle persone, sosteneva che i politici servivano per l’emancipazione delle masse. Fornaro nel libro cerca di ricostruire il movente e i mandanti dell’omicidio: «Nel 1921 un altro parlamentare era già stato ucciso dai fascisti: Giuseppe di Vagno. Tra i moventi dell’assassino Matteotti è comparsa anche la pista affaristica: Matteotti era il più pericoloso, il più documentato degli oppositori, aveva un’idea moderna dello Stato».

Della carriera politica e delle idee di Matteotti si seppe ben poco fino al 1974, cinquantesimo del delitto, quando uscì la prima biografia; i suoi discorsi furono pubblicati su impulso di Sandro Pertini, allora Presidente della Camera. Il primo convegno storico su Matteotti è del 1978.

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