Attualità
Guardabosone prepara la quarta edizione del Progetto Artisti Pionieri
GUARDABOSONE – Opere d’arte contemporanea collocate in vari punti del paese, dove sono sempre visibili, e segnano le tappe di un percorso emozionale che incanta il visitatore, ma colpisce anche gli abitanti che si sentono parte di un progetto comune: Guardabosone prepara la quarta edizione del Progetto Artisti Pionieri, che accoglierà Damiana Degaudenzi, Monika Wolf, Silvana Marra, Enrica Pedretti, Francesco De Pasquale, Saba Najafi, Beatriz Basso e gli artisti che appartengono al Gruppo artistico torinese “Un ponte per l’arte”: Tegi Canfari, Marina Sasso e Gilda Brosio.
Guardabosone prepara la quarta edizione del Progetto Artisti Pionieri
Anche quest’anno impareremo a conoscerli singolarmente attraverso interviste settimanali, in cui si presenteranno ed illustreranno ciò che intendono realizzare, di pari passo Cesare e la sua “squadra” forniranno agli artisti il supporto logistico, ma soprattutto affettuoso e partecipe.
Damiana Degaudenzi si è diplomata in scultura nel 1981, all’Accademia di Belle Arti di Venezia, da allora la sua “professione artistica” l’ha portata a partecipare a quarantasei Simposi Artistici Internazionali in tredici nazioni europee, ad allestire mostre personali a Vienna, in Ungheria, Slovenia e Lituania, oltre che in Italia, ed a partecipare ad innumerevoli mostre collettive. A Praga ed a Bratislava ha in permanenza due installazioni scultoree all’ Expo Park. A Milano, per l’Expo del 2015, fu scelta per entrare nel gruppo dei: “110 Artisti raccontano l’Italia”. Ha partecipato alle Fiere Internazionali di: Torino, ARTISSIMA 1998, Milano, MIART 2004, Salisburgo, KUNSTMESSE 2009. Nel 1999 è stata inserita nel CAM, “Catalogo dell’Arte Moderna”.
Damiana, esperta anche di restauro e docente d’arte, vive e lavora a Cellio, in Valsesia. I concetti sui quali poggia tutta la sua produzione artistica sono “dualismo” e “dicotomia”: l’opera donata al Comune di Guardabosone s’intitola “Cleft/Spaccatura” e può essere ricondotta sia ad un mondo interiore, intimista, quindi all’anima che subisce ferite e lacerazioni, sia ad una lettura rivolta all’esterno, alla Natura che ci circonda, a Qualcuno vicino a noi geograficamente: il Ghiacciaio, rappresentato nell’assemblaggio dalla parte bianca, che si sta ormai rimpicciolendo, perché le rocce si fanno spazio e prevalgono.
Le sue creazioni tridimensionali evolvono continuamente in una materialità cangiante. Damiana da alcuni anni utilizza materiali riciclati, “nella certezza della peculiarità resiliente della materia stessa”. Resilienza oggi è un termine spesso abusato, che originariamente definiva la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi, mentre in psicologia è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico, o un periodo di difficoltà. Nelle opere di Damiana pezzi scagliati di carbone, pezzi fossili dai barbagli metallici, materiali tormentati che paiono riemergere da un incendio che li ha incartocciati e resi aridi, sono pronti ad accogliere nuova rugiada di pensi
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