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Il Lions Club Valsesia ricorda il socio fondatore Enzo Barbano scomparso a luglio

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Il Lions Club Valsesia ha ricordato Enzo Barbano, socio fondatore, Lions Club Valsesia, Charter Member, scomparso a luglio, con un meeting intitolato: “L’eredità di Enzo”, relatore il Professor Massimo Bonola, già docente di storia e filosofia al Liceo Classico di Varallo, storico e amico personale di Barbano.

Bonola ha ringraziato per l’invito: “Fare memoria di un amico, maestro, compagno di viaggio, non è cosa facile perché bisogna fare i conti con la perdita, ma non farsene travolgere. Dobbiamo essere all’altezza di questa assenza, ma, il desiderio di incontrare, almeno attraverso le parole, una Persona che è stata cara a molti, ha prevalso”.

“Il mio discorso avrà molti limiti: il primo, impostomi da Enzo stesso, fu quello di non fare nessun necrologio, commemorazione, o discorso funebre. Il secondo limite sta nel fatto che è impossibile comprimere un’intera vita in un discorso: c’è sempre qualcosa che sfugge e dobbiamo accettare che rimanga una domanda destinata a rimanere senza risposta”: Bonola ha ricordato come il suo primo rapporto con Enzo risalga al 1985 quando gli fu chiesto di presentare: “Un paese in rosso e nero”, mentre l’ultima occasione fu la stesura della presentazione del volume: “Scritti e ricordi: dalla Valsesia sessant’anni di giornalismo”, che intitolò: “La lezione di Enzo”, che sarà oggetto di incontri successivi, scegliendo invece di parlare del suo dialogo personale con Enzo, condividendo le sue passioni, i suoi interessi, riflettendo sul sentimento della perdita: “Negli ultimi anni Enzo parlava pochissimo di argomenti storici, a differenza di quanto fatto nei quarant’anni precedenti, ma poneva con grande urgenza domande di carattere filosofico: non era facile dialogare con lui che incalzava con sempre nuove domande, alcune delle quali sono e saranno aperte”.

Tra i temi di riflessione affrontati ne emergevano tre, che riassumono l’intera condizione umana: il tempo, la vita, l’uomo.
“Enzo soleva ripetere che il nostro tempo è vittima della schiavitù del presente: tutti siamo immersi in un tempo senza memoria e senza immaginazione del divenire futuro”. Per parlare della vita Bonola ha citato una frase tratta dal Wilhelm Meister di Goethe: “Ricordati di vivere”, contraltare del celebre motto latino: “Memento mori”, ponendola in relazione con un’affermazione del Dalai Lama: “In occidente gli uomini vivono come se non dovessero mai morire e muoiono come se non avessero mai vissuto”: “Enzo ha vissuto intensamente e pienamente, con un profondo coinvolgimento personale, sociale e collettivo, conscio del fatto che non possiamo vivere senza anche morire, ma che è possibile sperare che ci sia ancora vita dopo la morte”, ma a questo punto il relatore ha osservato si aprirebbe un discorso assai più complesso sulla religiosità di Enzo, che è meglio demandare a tempi successivi.

L’ultimo tema sul quale erano incentrate le meditazioni degli ultimi anni di Barbano era l’Uomo: “Enzo aveva una sua visione della storia in cui i singoli individui sono i promotori delle azioni, ma in ogni azione umana c’è sempre qualcosa di inconoscibile, di inafferrabile, di enigmatico, perché come scriveva Blaise Pascal: “L’uomo trascende l’uomo”, quindi c’è sempre bisogno di rileggere i fatti storici, perché si è ormai persa la concezione illuministica della storia, in cui la luce della ragione spiegava tutto”.
Enzo fu un intellettuale, un uomo di pensiero, uno storico, e la sua morte è stata una grave privazione, che induce ad interrogarsi e confrontarsi con questa realtà ineludibile. Nella decima delle Elegie Duinesi, composte da Rainer Maria Rilke, emerge come il dolore della morte non abbia senso, perché i morti non hanno bisogno del nostro dolore, Amore e Dolore sono inconciliabili, ma soprattutto coloro che abbiamo amato e perduto certo non vorrebbero vederci soffrire, soccombere al dolore, diventare incapaci di vivere. Come vollero in vita, desiderano la nostra felicità, quindi, ha concluso Bonola: “Non provo dolore per la morte di Enzo, ma smarrimento, una maggiore solitudine, e, rubando il titolo di un saggio dello psicanalista Massimo Recalcati: “La luce delle stelle morte” posso dire che la luce di Enzo mi sarà sufficiente per quel tempo che mi resta e l’augurio è che sia così per tutti voi”.

Al termine non ci sono stati i consueti applausi, ma un momento di silenzio, per accogliere e raccogliere i pensieri.

Carlo Rastelli, socio Lions e amico di Barbano, ha ricordato a chi fosse interessato, che digitando “Enzo Barbano” è possibile riascoltare una lunga intervista da lui filmata e riversata su You Tube.
Il Presidente del Lions Club Valsesia, Francesco de Pace, ha ringraziato il relatore, i soci e gli ospiti della serata, sottolineando che il Club parteciperà ed appoggerà tutte le future iniziative in ricordo di Enzo Barbano.
E’ stato poi ricordato che l’11 ottobre, presso l’Ospedale di Borgosesia, sarà ufficialmente inaugurata la poltrona chirurgica per il reparto di oculistica donata dal Lions Club Valsesia.

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