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“Il pane nella storia, nella religione e nella cultura”

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CREVACUORE – Sabato 16 dicembre, a Crevacuore, nella splendida «Volta di San Sebastiano», l’Associazione Culturale Il Boggio, ha organizzato un momento di incontro sulla «Magia del pane. Il pane nella storia, nella religione e nella cultura», nato dalla riscoperta della tradizione dei pani della febbre, documentata dal 1712. In occasione della festa al Santuario veniva acquistato il frumento per fare «li panelli benedetti contro la febbre» che erano impastati direttamente al Santuario della Madonna della Febbre di Azoglio, con l’acqua che sgorgava dalla fontana.

Francesca Bruson, presidente dell’Associazione, con il diacono don Pier Luciano Garrone, ha rinnovato questa tradizione perduta facendo preparare il pane dal panificio Dentella di Cellio che ha utilizzato l’acqua del Santuario, per impastare la farina ricavata da grani antichi della Serra, riscoperti nel vecchio granaio di una fattoria, nuovamente coltivati e macinati nell’antico mulino a pietra Ottino di Magnano. Nella Volta erano esposti i pannelli della mostra «Il pane nell’arte», allestita in Biblioteca a Varallo nel 2022, ideata da Imago Verbi – Arte e Spiritualità, all’interno di un progetto legato al tema del cibo, declinato da diversi punti di osservazione: sociale, economico, medico-scientifico, culturale, artistico, religioso intitolato «Il nostro pane. Un tesoro da condividere».

Dopo il saluto del sindaco, Ermanno Raffo, e del parroco, don Alberto Albertazzi, le ventidue immagini della mostra, disposte in ordine cronologico, sono state commentate dalla prima dei relatori, inserendole in un contesto più ampio, legato alle tradizioni del pane in Valsesia, evidenziando il significato sociale del pane, il desiderio e la necessità di nutrire con esso i poveri e gli affamati.

Il «pane nostro», quel pane cui oggi si dà, troppo spesso, appena uno sguardo distratto, dai poveri e dagli affamati di ogni tempo è sempre stato visto come il desiderio più lancinante, racchiude anche la metafora del nutrimento spirituale: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esca dalla bocca di Dio», condividere il pane, o negarlo, significa dare o togliere vita al prossimo. Obiettivo dell’intervento era che ognuno trovasse pane per la sua fame, fosse anelito di Fede o attesa di giustizia, oppure curiosità di ripercorrere le infinite «vie» nel tempo e nello spazio di questo cibo che nasce dalla stanzialità del contadino, o ancora semplice desiderio di conoscere la feconda fantasia dell’uomo che ha saputo dare forme e consistenze sempre diverse a quell’unico alimento, così da renderlo appetibile e accessibile nelle situazioni più disparate.

Roberta Lenzi, ha presentato: «Il pane: prodotto della natura e della cultura», commentando una ricca carrellata di immagini: «Quella del pane è una grande storia, ricca di sapienza e di poesia, d’arte e di fede. Abbraccia l’intera storia dell’umanità: dal giorno lontano in cui i nostri antenati si stupirono per la simmetria dei chicchi sulla spiga, fino a oggi, quando miliardi di esseri umani ancora soffrono la fame e sognano il pane, mentre altri lo consumano e lo sprecano nell’abbondanza. Sulle rive del Mediterraneo, dalla Mesopotamia alle tavole del mondo intero, il pane è stato il sigillo della cultura. Ha accompagnato, anche nella forma della galletta, della focaccia, del biscotto, viaggiatori, pellegrini, marinai. Si è ritrovato al centro di dispute sanguinose e interminabili: le guerre per procacciarsi il cibo, ma anche le lunghe controversie sul pane – lievitato oppure azzimo – da usare per la comunione. E lo si ritrova, nelle sue mille varietà, in molte opere d’arte, dall’antico Egitto alla pop art». La professoressa Lenzi ha concluso leggendo due poesie: l’Ode al pane di Neruda e di Gianni Rodari «S’io facessi il fornaio», come augurio per un futuro dell’umanità più equo, che consenta a tutti di sfamarsi.

L’importanza del custodire il pane consacrato è stata al centro dell’intervento dell’architetto Massimo Rofi, che ha mostrato come i tabernacoli e la loro posizione all’interno degli edifici sacri, non siano scontati. Nelle chiese protestanti non esiste tabernacolo, perché la presenza di Gesù è limitata al tempo della liturgia eucaristica, mentre nella religione cattolica la presenza di Gesù nell’ostia consacrata è continua. All’interno dell’edificio sacro la centralità della riserva eucaristica viene modificata dopo il Concilio Vaticano II che diede nuove direttive per una visione più moderna della Chiesa, trovando anche una collocazione alternativa al tabernacolo, che deve essere solido, non trasparente e chiuso, non deve recare scritte, ma solo visioni decorative o simboliche. Secondo le nuove direttive della Chiesa, il tabernacolo viene dislocato in una cappella laterale nel caso di San Massimiliano Kolbe a Bergamo dell’architetto Gregotti e in altre chiese moderne delle quali sono state proiettate le immagini. Nella chiesa di Santa Maria Teotokos di Loppiano- Studio Centro Ave Arte, il tabernacolo è centrale, collocato dietro l’altare all’interno di un contenitore metallico cilindrico. Nella chiesa di San Nicolao della Flue a Milano, l’architetto Ignazio Gardella colloca il tabernacolo, realizzato in pietra grezza, decentrato rispetto all’altare.

L’ultima immagine, che presentava chiese contemporanee, è stata intitolata dall’architetto Rofi «Tra tensioni e deformazioni», accomunate dal fatto che «Il peso delle strutture quasi collassa».

Al termine delle tre relazioni, la presidente ha invitato il numeroso pubblico ad assaggiare il pane preparato in modi diversi e appetitosi dallo chef Claudio Squarzoni, grazie alla collaborazione dell’Associazione degli scacchi di Crevacuore. Il Pan d’oro, con un brindisi, ha concluso il gradito momento conviviale, ricordando che l’etimologia della parola «compagno», deriva da cum panis, dividere il pane Betlemme, città a circa 10 km a sud di Gerusalemme, che ricopre una grande importanza per i credenti che appartengono a religioni di derivazione biblica, perché la considerano quale luogo di nascita sia di Gesù che di Davide, secondo re di Giuda e Israele, oggi teatro di scontri violenti, in arabo significa «casa della carne»; in ebraico: «casa del pane».

 

Piera Mazzone

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