Attualità
Il treno per Mera
Poco prima di Natale, ed ecco che era venuto spontaneo a tanti considerare la notizia come una inaspettata e graditissima strenna, l’ufficialità dei 10 milioni assegnati a Monterosa 2000 per rifare l’impianto di risalita da Scopello all’Alpe di Mera.
Be’, ci voleva davvero questa buona nuova, questo finanziamento, che riconosce e premia la bontà del progetto messo a punto dalla Società, quarto in graduatoria sui settantadue presentati e primo tra quelli per impianti (Sestrière, Limone e Marmolada i soldi li investiranno nell’innevamento).
Ci voleva perché non solo l’ovovia progettata consentirà di arrivare a Mera in poco più di 6 minuti al posto degli attuali 20 riducendo di oltre un terzo il tempo di percorrenza ma per un altro, fondamentale e imprescindibile, motivo. Nell’ottobre del 2028 la seggiovia su cui saliamo ora per raggiungere l’alpe compirà il mezzo secolo di vita. E già quand’era più giovane, nel 2018, con dieci anni in meno sulle spalle, aveva avuto bisogno, per riuscire a passare la necessaria revisione, di una gran bella risistemata: per farla andare avanti altri dieci anni, Monterosa ci aveva speso sul mezzo milione di euro.
Nel 2028, appunto, un’altra improrogabile scadenza: una nuova revisione di prosecuzione vita tecnica per affrontare la quale l’impianto, appunto tutt’altro che di primo pelo, dovrà essere fatto oggetto di interventi corposi, importanti, «consistenti» insomma nella forma e nella sostanza. Compresa quella economica: servirà una cifra che aumenta in proporzione diretta all’età della seggiovia e che grosso modo potrebbe attestarsi su, malcontati, due milioni di euro. E non è scontato che l’esercizio dell’impianto venga prorogato: riqualificato (ma 50 anni non li puoi riportare ai floridi 20), sì, ma sempre lento, vetusto e poco confortevole correrà pure il rischio di dover essere dismesso. Tanto vale costruirne uno nuovo di zecca, moderno, tecnologico, comodo e veloce.
Ragionamento oggi fattibilissimo, dati i 10 milioni messi a disposizione dal Ministero. Che però non bastano: per la nuova ovovia serve il doppio, sui 22 circa. La somma che manca sarebbe spesa bene, stante la nuova durata di vita dell’impianto (nuovi 40 e più anni) e considerate le implicazioni del progetto: rilancio del turismo (e non solo invernale: quante opportunità ormai da tanto tempo offre Mera anche per tutto il resto dell’anno!), rinnovato sviluppo dell’alpe, più facilmente raggiungibile e quindi più «appetibile», positive ricadute sulle nostre località, con gente che gira, frequenta la valle dove torna, e spende. La somma che manca: sarà compito del territorio reperirla e aggiungerla a quella che già c’è.
Ne vale la pena, no? No? Ma come! D’altronde, la Regione ha già fatto sapere che una mano (con dentro dei soldi) per investire nel futuro della Valle la darà: unica clausola quella di riconoscere negli enti coinvolti attenzione ai programmi e alle iniziative volte a far crescere il territorio nonché la volontà di guardare avanti. Requisiti che, al momento, parrebbero assenti. Cioè, la Regione finanzia ma i Comuni fanno orecchie da mercante? Da guardare, ormai bisognerebbe avere afferrato il concetto, non è più solo il breve ma anche il lungo periodo. Del tipo, proiettandoci virtualmente nel 2028, scopriamoci con l’attuale e vetusta seggiovia per Mera dismessa e con l’ovovia mai realizzata perché gli euro, qui in valle, nessuno ha provato a cercarli, neanche approfittando degli strumenti «politici» che Roma mette a disposizione.
Bòn, Mera non esisterebbe più. E, molto probabile, stessa sorte toccherebbe progressivamente a tanti dei nostri paesi. Dieci milioni di euro… se non ci diamo una mossa, li perdiamo. Già, perché non è che si possa dire «ah be’, non ci facciamo l’ovovia ma qualcos’altro». Eh no, non funziona così. I finanziamenti vanno usati unicamente per il progetto sul quale sono stati assegnati. Tanto per fare un esempio, quei soldi lì mica ce li lasciano sborsare per restituire alla Valsesia il treno sospeso anni fa. No, i dieci milioni stanziati per l’ovovia vanno spesi per l’ovovia, e basta. O li perdiamo. Un treno sul quale ci è per fortuna ancora dato di salire è proprio quello per Mera: sono questi dieci milioni. Facciamoci trovar pronti e in orario per prendere la coincidenza.
Luisa Lana
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