Attualità
Impresa titanica per Matteo Curatitoli: Gattinara-Napoli in bici in sole 40 ore
GHEMME – Eccezionale nuova impresa per Matteo Curatitoli, ghemmese, classe 1994: ha percorso in bici ben 963,6 chilometri – con dislivello positivo di 6.669 metri) da Gattinara a Napoli in sole 40 ore e 1 minuto. Sì, 40 ore no stop, perché Matteo non si è mai fermato, se non per brevissime soste e per riprendere un po’ di energia.
Ma che cosa ha spinto Matteo a compiere questa impresa davvero titanica? «L’idea era nata già da un po’ di tempo per fare qualcosa durante il periodo invernale nel Sud Italia», risponde semplicemente così. Voleva tentare, infatti, di percorrere quasi un migliaio di chilometri, affrontando anche la notte totalmente da solo.
In tutto ha impiegato 45 ore, 40 di pedalate continue e 5 tra riposo e soste: partenza il 27 dicembre alle 3,30 del mattino e arrivo all’una di notte del 29 dicembre, percorrendo strade asfaltate con la sua bici da corsa. Una volta partito da Gattinara, dapprima si è diretto verso Milano e poi ha imboccato la via Emilia, passando per Piacenza, Parma e Reggio Emilia, percorrendo così gran parte della Pianura Padana. Ha dovuto valicare gli Appennini in condizioni un po’ avverse data l’impenetrabile nebbia e ha compiuto una lunga salita attraversando la Valle del Panaro, che gli ha permesso così di scollinare ed entrare nelle terre toscane, ormai calata la notte. Pistoia e i colli senesi sono state le nuove tappe del viaggio, che per questo tratto Matteo non ha affrontato completamente da solo: infatti, un amico toscano che lo seguiva sui social, Federico, ha deciso di fargli compagnia durante le ore più buie della notte, scortandolo in macchina. Un gesto che per Matteo è stato davvero importante, perché in quei momenti, circondato dal silenzio e dall’oscurità, avere qualcuno su cui poter contare gli ha dato la giusta carica e l’energia per proseguire. Ma non solo, ha potuto toccare con mano l’affetto delle persone che unite da una passione comune, «sono sempre pronte a supportarti e a fare il tifo per te».
Anche le colline toscane sono state valicate avendo sempre come compagna la nebbia, che per un ciclista non è una condizione ottimale, perché impedisce la visibilità ed «entra nelle ossa». Ma poi è giunta finalmente a Bolsena l’alba che ha rischiarato un po’ il cielo, anche se di nuovo a Viterbo è risalita la nebbiolina tipica dell’inverno. Ormai, però, era già arrivato nel Lazio e mancava soltanto un’ultima regione da attraversare. Una volta giunto a Roma, è stato doveroso il saluto in piazza San Pietro e al Colosseo. L’avventura di Matteo si sarebbe anche potuta concludere così nella Città Eterna, ma ha deciso di proseguire ancora e ancora. Gli ultimi oltre 200 chilometri non sono stati per nulla semplici, sia per le condizioni delle strade, sia per la fatica che in effetti iniziava a provare.
Quando mancavano «solo» 150 chilometri Matteo ha davvero creduto di non farcela, era di nuovo calata la notte ed era stanco, ma ha deciso comunque di andare avanti con tutta la sua grinta per pedalare sempre più a sud, tenendosi sempre vicino al mare. Alle 20 del 28 dicembre l’arrivo a Gaeta, sempre più vicino alla meta finale, mezzanotte ingresso alla periferia della città partenopea e, finalmente, all’una di notte, ha fatto la sua entrata trionfale in piazza del Plebiscito. Anche questa tappa finale era stata concordata con un amico di lunga data, un altro ghemmese, Mattia Perazzi. A Napoli si è concesso un po’ di riposo, dormendo una notte in hotel, ma già di primo mattino era alla ricerca di cartoni per imballare la sua fedele compagna di viaggio e partire in treno per far ritorno a casa. Matteo ha raccontato che quando è salito in sella per compiere questa vera e propria impresa pensava che non sarebbe riuscito ad arrivare fino a Napoli: è anche grazie alla vicinanza di molti amici che si sono fatti sentire durante questa avventura che ce l’ha fatta. Tutti loro gli hanno trasmesso entusiasmo e l’hanno incoraggiato a proseguire.
Le condizioni avverse di alcune strade, la posizione da mantenere così a lungo e i momenti completamente solo e al buio non sono stati facili, ha spiegato Matteo; perciò sono stati fondamentali i momenti di condivisione con persone che gli hanno dato appuntamento lungo questi chilometri o che gli hanno scritto. Non solo il ragazzo toscano, ma anche a Roma ha trovato una persona che gli ha portato dei panini e un altro amico di sempre di Matteo, «Gibo», è rimasto sveglio tutta la notte facendosi mandare la posizione in tempo reale per avere sue notizie e tenergli compagnia.
Il momento più impegnativo, oltre agli ultimi 150 chilometri, è stata sicuramente la notte in Toscana: «Ho provato a fermarmi e mi sono ritrovato in mezzo al nulla, c’era il buio totale ed era come essere ciechi».
L’allenamento è stato sicuramente indispensabile, sapeva bene a cosa andasse incontro, anche se la vera preparazione, oltre che fisica, è mentale: con un pizzico di azzardo, ma cosciente di quello che si va ad affrontare. Importante è anche avere con sé l’attrezzatura adatta, il kit di pronto soccorso e di riparazione bici e qualche spuntino.
Matteo ci tiene a ringraziare Gesi Group che gli ha fornito la divisa e la sezione dell’Avis Ghemme-Sizzano che lo supporta sempre in ogni sua impresa. Infine, sottolinea un tema davvero importante: la sicurezza sulle strade. «Nelle strade più trafficate e meno frequentate dai ciclisti, ho percepito sempre più il pericolo, senza mai però rischiare. Bisogna cercare di sensibilizzare di più, senza far aumentare l’astio»: gli automobilisti devono capire che i ciclisti fanno parte del traffico e in quanto tali vanno rispettati e, al contempo, bisogna che i ciclisti stiano molto attenti alle strade scelte e sappiano sfruttare al meglio luci rifrangenti, radar e altri strumenti che la tecnologia mette oggi a disposizione.
Ora Matteo ha in serbo delle nuove sfide dinanzi a sé: in primavera la «Race Across Italy», più di 770 km no stop tra Abruzzo, Lazio, Molise e Campania (questa volta seguito da una macchina di supporto) e in estate la «North Cape 4000», da Torino a Capo Nord per più di 4.000 chilometri in bicicetta nel cuore dell’Europa.
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