Attualità
Inaugurata la mostra «Ho visto cose» a Ghemme
GEHMME – Venerdì 6 dicembre al primo piano di Palazzo Gallarati è stata inaugurata la mostra fotografica «Ho visto cose. 40 anni di cronaca Novarese vista attraverso l’obiettivo di Mario Finotti».
Inaugurata la mostra «Ho visto cose» a Ghemme
Il sindaco Barbavara ha spiegato che sarà la prima di una serie di iniziative in cui si vuole proporre «qualcosa di culturale per risvegliare la coscienza dei ghemmesi, coinvolgendo non solo la popolazione, ma anche i paesi vicini per la valorizzazione storica del territorio».
È stata poi passata la parola ad Antonio Leone, vicepresidente dell’Istituto Storico della Resistenza, ente a cui Finotti ha donato le fotografie scattate negli anni e promotore dell’esposizione. Nel suo intervento si è soffermato sull’importanza del conservare il passato, in particolar modo queste istantanee di cronaca novarese, per raccontare qualcosa al futuro. Da questo incredibile patrimonio è già stato realizzato un catalogo in cui Finotti ha selezionato gli scatti che hanno caratterizzato la sua attività di fotografo, attento ai temi dell’ambiente, dell’archeologia industriale e molto altro. Ha poi spiegato che le istantanee esposte a Ghemme mostrano la sua attività di fotoreporter per conto delle testate giornalistiche locali. Per ultimo, ha accennato al compito degli archivi e alla necessità di studiare fin da subito i materiali donati.
Il successivo intervento è stato quello del giornalista Renato Ambiel dal titolo «Splendori e miserie della vita in redazione», una panoramica sui cambiamenti subiti da questa professione nell’arco della sua vita. Tanti gli aneddoti raccontati: la nascita delle testate locali, la programmazione del lavoro redazionale, le chiamate ai diversi informatori, il passaggio dalla macchina per scrivere al computer. Sono stati ripercorsi anche gli episodi salienti, i servizi di cronaca nera che hanno coinvolto il giornalista e il fotoreporter, per esempio il sequestro di Cristina Mazzotti del 1975, culminato con la morte della giovane e il ritrovamento del corpo nella discarica del Varallino di Galliate. Ambiel ha spiegato anche come si facevano pervenire le fotografie alle redazioni e come ora con l’avvento del digitale sia diventata immediata la loro trasmissione.
Al termine del suo contributo, ha voluto evidenziare alcuni aspetti che caratterizzano il lavoro giornalistico: il rapporto fiduciario con le fonti di informazioni, il cambiamento di percezione rispetto al diritto alla privacy che ha a poco a poco fatto passare in secondo piano il diritto di cronaca e l’avvento dell’intelligenza artificiale che influenzerà a breve questo mestiere. Ha concluso lasciando una domanda ai presenti su cui riflettere: «Vi chiedo se siamo pronti?». L’ultimo intervento è stato quello di Mario Finotti che ha raccontato gli esordi del suo lavoro come fotografo per il giornale svolto dal 1975 al 2012, soffermandosi anche sulle motivazioni che hanno portato alla mostra e alla creazione del suo catalogo: da un lato raccogliere e raccontare gli episodi vissuti e la cronaca locale, dallo sport al mondo della cultura, dalla politica alla cronaca nera; dall’altro lato il desiderio di documentare attraverso questi materiali i mutamenti subiti dalla professione. In particolar modo, ha evidenziato come sia cambiato il modo di realizzare le immagini e di rapportarsi alla realtà, ripercorrendo il passaggio repentino dall’analogico al digitale e ribadendo l’analisi sul diritto alla privacy.
«È cambiato il rispetto che si porta nei confronti delle altre persone: un tempo ci sentivamo autorizzati a fare una piccola violenza, anche insistere in situazioni drammatiche. Poi la legislazione è diventata più intransigente ed è cambiato il nostro atteggiamento: è cambiata la società e la figura dell’operatore legata alla comunicazione» ha raccontato. Al termine delle riflessioni, è stato lasciato spazio al pubblico di intervenire e dialogare con i relatori, affrontando importanti considerazioni sul valore di questa professione.
La mostra rimarrà visitabile fino al 5 gennaio su prenotazione (per informazioni: 0163 840101; ufficioprotocollo@comune.ghemme.novara.it)
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