Attualità
Inaugurata la mostra: “Racconti di donne. Una fotografa e tre scultori”
In Biblioteca a Varallo l’8 marzo è stato festeggiato con una mostra: “Racconti di donne. Una fotografa e tre scultori” Quattro artisti con un denominatore comune: il rispetto per l’arte, per il mistero della Vita e per il variegato universo femminile. “Difendere le proprie radici contro qualcuno o qualcosa che le minaccia”: questo concetto viene ribaltato da Monica Mazzone, fotografa, che, attraverso le radici reinterpretate, ha dimostrato come la vita germogli dal profondo e possa riattecchire anche a centinaia di chilometri, mantenendo le caratteristiche dell’origine, convivendo con altre radici autoctone, basta solo avere un terreno che accolga e nutra: “La sopravvivenza dipenderà dalle cure che riceverà e dalla sua capacità di adattamento, ma non muterà la sua natura”. La metafora è trasparente come lo sguardo di questa giovane donna che fin da piccina, essendo l’ultima di sei figli, non ha avuto paura di confrontarsi con il mondo, dialogando con tutte le forme di alterità.
Jacopo De Dominici, varallese, restauratore ed artista dell’anima che non ama apparire, ha fatto della gentilezza e della discrezione le sue cifre esistenziali ed espone una grande tela che raffigura una donna valsesiana con un pesante carico sulle spalle, non un’idealizzazione, ma un ritratto nato da una fotografia di suo padre Fermo scattata negli anni Settanta, scelta perché mostra la fatica, ma anche l’orgoglio, la capacità di saper reggere le sorti della propria vita, soprattutto in condizioni difficili. L’opera di scultura è un viso che emerge dalle acque marmoree: una nascita, o piuttosto una rinascita liberatoria.
“L’arte è dappertutto, raccolgo sassi dal fiume, che qualcun altro ha lavorato per me, ascolto le pietre”: Eliseo Stefan, con le sue pietre musicalmente modificate crea una sinestesia tra vista, udito e tatto, fonte di grande suggestione. Ascoltando la lettura della sua poesia: Collezionista di sogni, lo scultore si è commosso, dimostrando come l’opera d’arte non sia più dell’artista che l’ha ideata e realizzata, ma diventi davvero patrimonio universale.
Ireneo Passera, scultore, ama esprimersi con i materiali più diversi, captandone l’energia, una antica mensola di pietra, nata per sorreggere un balcone, diventa l’idea di ciò che regge una intera vita, trasformandosi nell’opera: La decisione di Maria, che racchiude la scelta più radicale, quella della povertà. Il marmo rosa di Varallo, il marmo bianco di Rassa, la pietra verde di Cilimo, la pietra grigia e il legno concorrono a materializzare questo concetto così radicale. Krisis, che in greco significa frattura, è una scultura in tufo del Monferrato, volutamente spezzata, che raffigura una donna ferita, percossa, umiliata ma non vinta.
L’emozione era molto forte e la visita alla mostra, accompagnati dagli autori, è stata davvero un momento importante.
All’inaugurazione erano presenti anche molti artisti, l’Amministrazione Comunale era rappresentata dall’Assessore ai Servizi Sociali Enrica Poletti, dall’Assessore all’Istruzione Pamela Negri e dalla Responsabile del Settore Cultura e Servizi Sociali Lorena Brustio.
La mostra sarà visitabile fino al 31 marzo negli orari di apertura al pubblico della Biblioteca (dal lunedì al venerdì 14.30 – 18.30; martedì anche al mattino: 9 – 12; sabato 9-12 e apertura pomeridiana dalle 15 alle 18 nelle giornate di sabato e domenica.
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