Attualità
Ivan Camurri: la malattia, il matrimonio, il recupero, la nascita di Francesco, la ripresa degli allenamenti
ALAGNA – Un po’ più di un anno fa, intorno alla metà di aprile del 2019, avevo «intervistato» Ivan Camurri.
«Intervistato» tra virgolette perché ci eravamo «parlati» su una chat. Allora, Ivan era in ospedale a Novara, in attesa di trapianto: qualche mese prima gli avevano diagnosticato una forma (aggressiva) di leucemia.
Lui, atleta di corsa in montagna protagonista anche nelle gare più dure, si era trovato, praticamente da un giorno all’altro, a dover affrontare una sfida ancora più impegnativa. Mesi di ricovero, di cure, di terapie durante i quali momenti di speranza e fiducia si sono alternati ad altri, di preoccupazione e paura, certo.
Ivan, in questa particolare e inaspettata sfida, è sempre stato accompagnato dal pensiero positivo – spesso a distanza perché, pur non essendoci ancora il covid, le visite erano rare e brevi – della sua famiglia e dei tanti amici. E di Agnese, che poi, con una breve ma commovente cerimonia celebrata proprio in ospedale pochi giorni prima del trapianto, il 14 aprile del 2019 è diventata sua moglie.
Trapianto, appunto: Ivan ha ricevuto il midollo osseo da sua mamma Gisella: quando parla di lei, dice infatti che gli ha «donato la vita due volte».
Poi il recupero: lento, faticoso, difficile; il rientro a casa, ad Alagna, la convalescenza, i controlli periodici. E, il 2 di settembre di un anno fa, la nascita di Francesco: Agnese aveva scoperto di essere incinta pochi giorni dopo il ricovero di Ivan in clinica.
Adesso Ivan sta bene, ovviamente ancora in fase di ripresa, perché non è stata e non sarà una passeggiata; ha ricominciato a lavorare, e anche a tentare qualche seduta di allenamento.
«Sì» mi dice, «sono tornato, chiaramente su percorsi brevi e semplici, a correre. E, certo, con un ritmo ridotto rispetto a prima. La voglia di andare forte c’è, non è quella che manca, anzi, ma il fisico fa fatica a rispondere. In ogni modo, io sono contento. La malattia mi ha cambiato, mi ha fatto guardare tante cose sotto un’altra prospettiva. Ogni giorno sono grato per il dono splendido della vita che ho ricevuto. Riesco ad apprezzare molto più di prima ogni più piccolo aspetto della quotidianità».
Non è una passeggiata, si diceva. E in effetti in febbraio Ivan si è pure preso il covid: «Erano gli inizi della pandemia, se ne sapeva ancora molto poco, si era ancora lontani dai provvedimenti successivi, di isolamento e chiusure, Alagna era piena di turisti e sciatori. Non ho avuto grossi problemi subito ma più avanti, verso metà febbraio, ho sviluppato una polmonite che mi ha costretto a un periodo di ricovero ospedaliero. Nel frattempo leggevo sui social, e la cosa mi ha fatto notevolmente arrabbiare, di gente pronta a giurare che il virus non esiste o che va considerato alla stregua di una semplice influenza: una totale mancanza di rispetto verso chi, in precarie condizioni di salute, deve triplicare le attenzioni su se stesso e seguire tutte le indicazioni per proteggersi. Io sono immunodepresso, è vero, è nella mia situazione si rischia di più. Ancora oggi, infatti, e siamo a settembre, i polmoni non hanno riacquisito la totale funzionalità, ho ancora difficoltà a ossigenare».
Il 2 settembre in famiglia è stato festeggiato il primo compleanno di «Franci»: «Lui e Agnese sono la mia gioia più grande, la mia forza. Il loro amore mi ha aiutato e continua ad aiutarmi moltissimo».
Quest’estate han fatto tutti e tre insieme parecchi giri in montagna: un riappropriarsi, per Ivan, di sensazioni che pian piano tornano, e forse ancora più importanti e forti perché condivise con sua moglie e suo figlio.
«Ti chiederei di scrivere» mi dice in chiusura di intervista «quanto sia importante “donare”. Ognuno di noi ha avuto in dono la vita. C’è chi per vivere deve lottare ogni giorno contro malattie anche gravissime: donate, donate sempre, sangue, midollo. Un gesto nobilissimo, che servirà a ridare speranza e fiducia a chi magari le aveva perse».
You must be logged in to post a comment Login