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La Valsesia piange Carlo Alberto Prosino

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La Valsesia piange Carlo Alberto Prosino

Carlo Alberto Prosino si laureò Dottore in Economia e Commercio: a quel corso di studi lo indirizzò suo padre, nella prospettiva di inserirlo nell’Azienda di famiglia creata nel 1946, che divenne leader nella produzione di anelli di filatura, anelli di torcitura e cuscinetti ad alta precisione.

La Valsesia piange Carlo Alberto Prosino

Carlo Alberto frequentò l’Università a Venezia, concludendo gli studi a Firenze. La città lagunare gli rimase nel cuore e fu meta di frequenti ritorni, per rivedere i colleghi di corso e respirare quell’aria in cui storia e arte si intrecciano in un ambiente naturale unico al mondo. Esauriti gli obblighi del servizio militare come ufficiale di Artiglieria di montagna, avrebbe voluto intraprendere la carriera militare, ma fu richiamato a Borgosesia. Con l’intelligenza e le notevoli capacità organizzative che lo contraddistinguevano riuscì ad ampliare l’attività, trasferendola nel 1989 nella nuova area industriale di Grignasco, avendo intuito le possibilità offerte dai nuovi spazi e soprattutto dai collegamenti viari ipotizzati.

Nel 2000, su proposta della Presidenza dei Ministri, gli fu conferito il titolo di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Fu attivo in azienda fino ai settantacinque anni, passando la responsabilità e le scelte al figlio Pietro, che aveva voluto si laureasse in Economia e Commercio e tutt’oggi la dirige.

Carlo Alberto fu un autentico liberale: poneva l’individuo al centro, affermando la sua autonomia e promuovendo la libertà individuale, l’uguaglianza e lo stato di diritto. Credeva in valori come la tolleranza, la libertà di parola e di stampa, la separazione dei poteri, il pluralismo culturale e politico, e una limitazione dell’intervento dello stato nella vita dei cittadini.

Si impegnò come politico a Borgosesia, città in cui fu assessore esterno dal 1997 al 2003, dopo che nei primi anni Ottanta era stato eletto consigliere comunale.

Carlo Alberto Prosino trovò nel Lions Club la concretizzazione dei suoi valori e la possibilità di offrire un apporto concreto al miglioramento della società. Per due volte fu eletto Presidente del Lions Club Valsesia: 1981/1982 e nel 2004/2005, oltre vent’anni dopo, accettò nuovamente l’incarico. Fu insignito di ben quattro Melvin Jones Fellow, la massima onorificenza rotariana. Nel 2006/2007 fu eletto Governatore del Distretto 108 Ia-1 e nel suo Editoriale scelse di pubblicare un’immagine che lo ritraeva all’ingresso della casa di Mao Tze Tung a Shanghai: “Da dove partì la rivoluzione culturale”.

Come Direttore della Biblioteca Civica “Farinone-Centa” di Varallo gli devo molta riconoscenza per aver avviato l’elargizione del contributo annuale concesso dal Lions Club Valsesia, finalizzato all’acquisto libri per ciechi, ipovedenti, bambini con disturbi di personalità. Appassionato giocatore di scacchi, donò alla Biblioteca un corso completo che viene utilizzato come supporto ai corsi per ragazzi, oltre a preziosi libri d’arte.

Carlo Alberto Prosino fu un appassionato delle distese marine e conseguì una Patente Nautica per navi da diporto di Categoria B. Coltivò l’amore per il volo e ottenne la Licenza per pilotare aerei da turismo e successivamente anche il Brevetto da elicotterista, conseguito con l’amico Benito Lanfranchini. Amava l’equitazione e sapeva “sussurrare ai cavalli”, che per un certo periodo allevò nella sua tenuta a Valbusaga, dove accolse anche un mulo, asini, pecore, capre e persino un lama affidatogli dall’Amico Francesco Ilorini. Conosceva ed amava le nostre montagne, tanto che acquistò una casa e delle baite all’Alpe Gallina, ai Piani Alti di Scopa, una delle quali mise a disposizione dei giovani dell’Associazione Matogrosso, movimento educativo/missionario che si propone l’educazione dei giovani attraverso il lavoro gratuito per i più poveri. Alcuni di questi giovani in estate trascorrevano delle settimane all’Alpe Gallina immersi nella natura, autosostentandosi e svolgendo lavori socialmente utili. Carlo Alberto Prosino credeva molto nei giovani e li incentivava a migliorarsi ed ad impegnarsi nella vita e nel lavoro. In quegli anni si prodigò per facilitare l’accessibilità ai pascoli, pensando ai pastori, che praticano l’attività di allevamento e di transumanza.

In questo triste momento della scomparsa tutti i giornali hanno parlato dell’industriale, del Presidente di Confindustria Valsesia Vercelli, mentre io vorrei invece scrivere dell’uomo di cultura: parlava e leggeva correntemente in tedesco, francese, spagnolo e inglese, quindi era in grado di comunicare, e soprattutto di comprendere genti di culture diverse. Amava la musica e fu Presidente Orchestra Fiati Città di Borgosesia, ideando il Concerto di Gala. Fece parte del Consiglio Direttivo della Società Valsesiana di Cultura, come Consigliere e come Probo Viro. Era un grande appassionato dei Promessi Sposi, che conosceva pressoché a memoria, tanto che nell’ultimo viaggio lo hanno accompagnato una copia del romanzo manzoniano e la prima edizione della Guida della Valsesia del Ravelli.

Nel 2014 si sposò a Venezia con Rosanna Salvoldi, che si era innamorata di quell’uomo carismatico che fu il suo Pigmalione, sviluppandone le doti naturali e affinandone il gusto per l’arte e la bellezza, non autoreferenziali, ma al servizio della Comunità.
“Sono credente, ma non prego e non vado a messa”: quest’affermazione lapidario non sconcertò affatto l’allora responsabile dell’oratorio parrocchiale di Borgosesia, Don Daniel: “Prego io anche per lei”. Il suo funerale è stato celebrato con la presenza di ben quattro sacerdoti, memori della generosità e della discrezione che lo avevano sempre caratterizzato.

Ci ha lasciati un gentiluomo che esigeva molto dagli altri, ma soprattutto da se stesso e non ostentava mai la sua posizione. Sapeva dialogare con chiunque senza mai mettere a disagio: il suo era un ascolto attivo, prestava completa attenzione all’interlocutore, sospendendo giudizi e cercando di comprenderne il punto di vista e leemozioni, sia a livello verbale, che non verbale. Mancherà molto quella severa sobrietà.

Piera Mazzone

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