Attualità
«Le carte» di Stefania Stefani Perrone, presentato l’Inventario
VARALLO – Nell’autunno del 2018 le «carte» di Stefania Stefani Perrone, secondo la sua volontà, furono donate dalla famiglia all’Università Statale di Milano.
Completato l’iter burocratico di accettazione della donazione, l’Università le acquisì nel 2019 e, verificatane l’importanza, a marzo 2021 ne affidò l’inventariazione alla CAEB, Cooperativa Archivistica e Libraria, che completò il lavoro a gennaio 2022, compilando un inventario di ben 327 pagine, presentato venerdì 24 giugno, nel Salone d’Onore della Società d’Incoraggiamento,
La Pinacoteca di Varallo, dal 1968 e per un trentennio, fu la «casa» della studiosa, nominata Direttore Artistico dal Consiglio d’Amministrazione della Società di Conservazione, presieduto dall’ing. Giorgio Rolandi. Quella di Stefania fu una vita interamente dedicata allo studio e alla ricerca scientifica nel campo storico-artistico.
Nel 2019 a lei è stata dedicata una targa posta all’ingresso delle sale dedicate all’arte del Seicento e del Settecento, che ne ricorda il fondamentale contributo come appassionato Direttore Artistico e il 26 settembre 2021, in occasione del trentennale di fondazione del Soroptimist Club di Valsesia, del quale fu fondatrice e prima presidente, è stata scoperta una targa a lei intitolata, come promotrice di services importanti e significativi, tra i quali la realizzazione di percorsi per i disabili, che consentissero loro di visitare il Sacro Monte, e della pubblicazione di una Guida per disabili che prendeva in considerazione tutta la Valsesia.
Dopo i saluti istituzionali portati da Mario Remogna, presidente della Società di Incoraggiamento , che ha definito Stefania: «persona dal carattere determinato, volitivo, non sempre facile da comprendere», e di Paola Angeleri, Direttrice dei musei varallesi, Lorena Brustio, Capo Settore Cultura e Servizi Sociali del Comune di Varallo, che fu allieva di Stefania quando insegnava Storia dell’Arte alle Scuole medie di Varallo, ha delegato il maestro Massimo Giuseppe Bianchi a rappresentarla. Intervenute anche Nadia Salvagno, Direttore Amministrativo dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti, e Donata Minonzio, presidente della Società Valsesiana di Cultura. Federica Pagnacco, Direttrice della Biblioteca di Storia dell’arte, della musica e dello spettacolo dell’Università degli Studi di Milano, ha spiegato come la scelta di Stefania di donare all’Università di Milano il suo archivio fu proprio dettata dalla volontà di riannodare il legame con la sua città d’adozione, nella certezza che il suo lavoro sarebbe stato adeguatamente conservato e valorizzato, e le sue carte avrebbero trovato la giusta collocazione accanto all’Archivio della sua maestra, Anna Maria Brizio, e al Fondo Librario, composto da circa settemila volumi, appartenuto al caro amico e collega Marco Rosci.
Stefania nel 1972 fu nominata Direttore artistico del Sacro Monte di Varallo da parte del Consiglio comunale: incarico che mantenne fino al novembre 1994. Nel 1985, a seguito di regolare concorso, fu nominata Direttore della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Varallo. Nel 2000 fu eletta Presidente del Consiglio d’Amministrazione: carica dalla quale si dimise nel 2002. Il moderatore dell’incontro, Massimo Bonola, dopo aver ricordato la brillante carriera della studiosa, ha passato la parola ai familiari, il marito Giorgio Perrone e il figlio Luca, che hanno offerto un profilo «domestico» di Stefania Stefani, che si innamorò del Sacro Monte, per amore abbandonò una brillante carriera all’Università di Milano e sposandosi restò in Valsesia, scegliendo una casa che le permettesse di vedere in ogni ora della giornata il «suo» Sacro Monte. Ebbe un figlio, al quale, sin dall’infanzia, fece respirare un clima di cultura, di arte e di bellezza: «Mamma lavorò alacremente fino al suo ultimo giorno di vita, dettando a noi familiari le sue riflessioni, volte a dimostrare quanto Gaudenzio avesse influenzato la costruzione del Sacro Monte».
Dopo questa testimonianza affettuosa, straordinaria e irripetibile, che ha fatto emergere come in Stefania Stefani l’aspetto culturale sia inscindibile da quello del sentimento, nella seconda parte gli interventi sono stati più tecnici, entrando nel cuore del complesso lavoro di schedatura e inventariazione dell’importante lascito, composto da appunti, dattiloscritti, materiali di lavoro, fotografie, che oggi sono raggruppati in 681 fascicoli (unità archivistiche), per un totale di circa 47.500 carte, mentre il Fondo Fotografico è costituito da diciannove serie fotografiche, conservate all’interno di ventisei album: purtroppo manca il materiale relativo alla prima stagione di studi, quella anteriore al 1965. Tutti i materiali sono liberamente consultabili, sia direttamente in Biblioteca universitaria a Milano, che navigando nell’Inventario. Gabriele Locatelli e Andrea Capelli, della Cooperativa CAEB di Milano, dopo aver ringraziato l’ANAI, Associazione Nazionale Archivistica del Piemonte e della Lombardia, che hanno dato il loro patrocinio alla giornata di studi, hanno spiegato l’approccio con l’imponente archivio della studiosa, sfuggendo al rischio della nostalgia ma lavorando per una futura ripartenza degli studi di Stefania, indirizzati verso nuovi percorsi di ricerca.
Al termine dell’incontro Giovanni Agosti, docente presso l’Università degli Studi di Milano, ha parlato «della Stefania incontentabile, mai pienamente soddisfatta del suo lavoro, che continuava a ricorreggere» , sottolineando che le opere pubblicate furono relativamente poche, in rapporto alla sua lunga vita («Covava le scoperte a lungo»).
Oggi l’archivio riordinato e ricondizionato è uno strumento di studio importante, che sta già dando i suoi frutti: due studenti, Molfetta e Pietro Bianchi, lo hanno utilizzato nel lavoro per la loro tesi di laurea, e un’altra studentessa, Ludovica Scalzo, ha ricostruito la complessa bibliografia di Stefania Stefani Perrone. Agosti ha concluso il suo appassionato intervento parlando dei rapporti di Stefania Stefani con alcuni tra i principali storici dell’arte suoi contemporanei: «Collaborò a lungo con Giovanni Testori, con il quale fu subito in sintonia, mentre il prof. Giovanni Romano, altro grande interprete di questa terra e del suo territorio, aveva una visione diversa dell’arte e della tutela artistica, dovute anche al suo ruolo di Soprintendente; per Luciano Bellosi Stefania era una di quelle donne forti che la storia dell’arte italiana ha avuto».
L’invito rivolto ai valsesiani, e a tutti gli studiosi è ora quello di andare a vedere questo splendido archivio e a utilizzarlo.
Piera Mazzone
You must be logged in to post a comment Login