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Lorenzo Fanottoli fa il bis: sarà alla 45ª edizione della Dakar

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BORGOSESIA – In chiusura di chiamata, poco meno di un anno fa, quando l’avevamo intervistato l’ultima volta, l’aveva già dato per certo:

«Ci riproviamo nel 2023». Promessa mantenuta: Lorenzo Fanottoli sarà al via della 45° Dakar, il più famoso e affascinante rally raid al mondo che si correrà tra il 31 dicembre e il 15 gennaio in Arabia Saudita, come nelle tre edizioni precedenti.

Si fa presto a dirlo, un po’ meno a farlo e lo sa bene il ventisettenne borgosesiano (che da diversi anni vive e lavora in Nigeria) che ha passato gli ultimi mesi tra interventi e riabilitazione per rimettere a posto la clavicola che si era fratturato durante la scorsa Dakar e che, purtroppo, gli era costata il ritiro anticipato: «Mi sono ripreso completamente e, anche se non ho potuto partecipare a nessuna gara, che sarebbe stata un ottimo allenamento, ho fatto riabilitazione e mi sono dedicato alla preparazione fisica e mentale. Ho continuato però a macinare chilometri su piste in sabbia e non più di un mese fa sono stato una settimana nel deserto tunisino dove ho vissuto una dura sessione di allenamento e navigazione che mi hanno impegnato diverse ore al giorno, dormendo in tenda e imparando a mettere le mani sulla moto».

In questa sua seconda impresa sarà in sella a una KTM, moto preparata dal team comasco Tecnosport, che ha alle spalle circa vent’anni di esperienza alla Dakar, e che lo seguirà attraverso tutte le tappe per fargli assistenza.

Quest’anno la gara, se possibile, sarà ancora più dura, ecco qualche dato per farvi capire: il percorso totale, che attraverserà il deserto dell’Arabia Saudita da ovest a est, dal Mar Rosso al Golfo Persico, conterà più di 8.500 km, circa 4700 dei quali cronometrati (i restanti equivalgono ai trasferimenti) e suddivisi in 14 tappe distribuite in due settimane, con un solo giorno di pausa in mezzo.

Oltre all’abilità alla guida, in un rally raid è importante anche saper navigare, vale a dire seguire un itinerario ben preciso, che viene consegnato a ciascun concorrente qualche minuto prima del via della tappa, e che è disseminato di punti strategici attraverso cui passare per far si di non incappare in penalità che in una gara come questa costano secondi preziosi.

«Non saprei dire quali saranno le difficoltà maggiori» spiega Fanottoli «si parte in riva al mare e la prima settimana metterà a dura prova tutti i concorrenti, ci saranno tappe lunghe e miste, fatte di sabbia e roccia. E io con quest’ultima sono meno a mio agio perché, oltre a essere molto insidiosa, è stato proprio su una pietraia dove lo scorso anno sono caduto. La seconda settimana sarà composta, invece, da tratte più brevi, ma entreremo nel deserto di sabbia più grande al mondo, un terreno non battuto dove si stima di tenere una media di 50 km all’ora. Sarà estenuante».

Per quattordici giorni il programma sarà più o meno questo: sveglia prima dell’alba qualche ora di trasferimento (sempre in moto), poi la partenza della tappa, qualche ora di navigazione, fine della corsa, rientro al bivacco (la grande «città» fatta di tende, camper e camion dell’organizzazione e dell’assistenza che segue la carovana della Dakar), una rapida sistemazione degli ultimi dettagli, una dormita in tenda e via di nuovo.

Anche per questo, oltre al preparatore atletico (Stefano Ledda) e all’allenatore sulla moto (Oscar Polli), Fanottoli ha voluto farsi affiancare anche da un mental coach, figura sempre più richiesta in ambito sportivo e non solo, per aiutarlo a sviluppare tecniche per mantenere la concentrazione e ad affrontare con lucidità anche le situazioni più complicate: «L’infortunio alla scorsa Dakar è stato, di fatto, provocato da una distrazione: ho perso per un attimo il focus e sono caduto. In una gara di questo tipo è fondamentale rimanere vigili e attenti e avere la mente lucida. Ho scelto quindi di rivolgermi a un professionista, Roberto Spredicato, per cercare di sistemare anche questi, che anche se sembrano dettagli, fanno però una grande differenza. Per aumentare il massimo la mia prestazione, fisica e mentale, durante ogni momento della gara».

Manca pochissimo al via alla 45° edizione del Dakar rally (l’inizio della gara è fissato al 31 dicembre in Arabia Saudita), cosa aspettarsi, quindi? «L’obiettivo quest’anno è solo uno: arrivare al traguardo finale, se poi riesco a farlo in una buona posizione, ancora meglio. Ma l’importante sarà finire la gara e vivere l’esperienza al massimo. L’anno prossimo pensiamo invece al cronometro».

Altra promessa quindi? Bè intanto non ci resta che fare un grandissimo in bocca al lupo a Lorenzo: ti aspettiamo per l’intervista del post gara con al collo la medaglia, allora.

E tu cosa ne pensi?

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