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Lungo la via della lana e della seta…

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Diamo volentieri spazio a un amico del nostro giornale, Flavio Facchinetti, che ci propone questa volta un resoconto di viaggio su antichi sentieri appenninici.
A piedi da Bologna a Prato, una nuova opportunità di trekking in Appennino. Un progetto recente, nato e realizzato per intero nel 2016; proprio in quell’anno la Via degli Dei, il cammino che unisce Bologna a Firenze, ha registrato il massimo delle presenze con oltre 6.000 camminatori e grazie anche a questo successo il nuovo progetto ha preso piede. Gruppi di volontari locali hanno cercato di ripristinare vecchie vie di collegamento tra i due versanti appenninici, utilizzate in varie epoche storiche e per diverse motivazioni da popolazioni etrusche, romane, celtiche e longobarde. In aggiunta porzioni di quest’area sono state teatro di episodi belligeranti ben più recenti: un tratto della «Linea gotica», e cioè il sistema difensivo di oltre 300 chilometri creato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale per impedire l’avanzata degli alleati, passa anche da qui.
Il toponimo è frutto della storia passata e recente delle due città: l’industria della lana e della seta. La presenza di due infrastrutture idrauliche, la Chiusa del fiume Reno alle porte di Bologna e il Cavalciotto sul Bisenzio nei pressi di Prato sono la significativa testimonianza ancora esistente, della forza motrice che forniva l’energia per fare funzionare i mulini, gli opifici e i telai dell’industria tessile e manifatturiera.
Ho percorso i 130 chilometri di questo cammino in cinque giorni, con tappe che andavano dai 20 ai 38 chilometri giornalieri e prenotando anzitempo in locande con il servizio di mezza pensione rispettivamente a Sasso Marconi, Grizzana Morandi, Castiglione dei Pepoli e Vernio.
Nonostante non si raggiungano quote elevate, il punto massimo infatti non tocca i 1.000 metri di quota, il dislivello può risultare impegnativo, grazie ai numerosi sali-scendi e si attesta intorno ai 5.000 metri totali. L’itinerario si snoda lungo carrarecce e sentieri sormontando modeste cime, come il Monte Salvaro e il Monte Maggiore, transitando ai fianchi del Monte Vigese.
La tappa conclusiva da Vernio a Prato è quella che mi ha regalato i paesaggi migliori grazie alla vista di cavalli al pascolo liberi, il panoramico Monte Maggiore e l’utilizzo di una lunga pista ciclabile che in parecchi chilometri mi ha condotto sin davanti la stazione dei treni di Prato, da dove ho fatto rientro a casa.
Una bella esperienza che consiglio di effettuare con l’ausilio di una cartoguida edita da Fusta Editore poiché i segnali lungo il percorso sono un misto tra quelli utilizzati dal CAI e quelli creati ad hoc da chi ha unito il tracciato. La tipologia di terreno sconsiglia poi di percorrere l’itinerario dopo periodi di piogge intense, a meno che non lo si voglia affrontare… con stivali da pescatore!
Flavio Facchinetti

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