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«Made in Ghemme»… in Lituania

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«Made in Ghemme»... in Lituania

GHEMME – Due giovani ghemmesi hanno da poco vissuto una fantastica esperienza in Lituania grazie al progetto europeo «Break the Bubble», cofinanziato dall’Unione Europea con l’obiettivo «rimettere al centro l’Educativa di strada».

«Made in Ghemme»… in Lituania

Elias Mora e Mattia Arlunno di «Made in Ghemme» e altri tre giovani rispettivamente del Monfreestyle di Casale Monferrato e di Vedogiovane hanno sperimentato questo scambio europeo con altri ragazzi dei centri educativi diffusi. Ad accompagnarli in quella che è diventata un’esperienza che porteranno sempre con sé Sebastiano Guida, educatore dei centri ghemmese e casalese.

Dal 18 al 24 maggio, grazie a Vedogiovane che da anni collabora con organizzazioni europee, i cinque giovani hanno avuto quest’opportunità, occasione di crescita personale: «Lo scambio è stato vissuto come uno strumento educativo: è nella filosofia dei Centri educativi diffusi (CED) creare percorsi esperienziali con un obiettivo di carattere pedagogico» spiega Guida. In questi giorni sono stati costruiti anche importanti legami: in Lituania erano presenti ragazzi provenienti da Grecia, Lettonia, Belgio, Portogallo e ovviamente del Paese ospitante.

In contemporanea a questo progetto, si è svolto un incontro europeo degli educatori di strada che ha ulteriormente arricchito l’esperienza di questi giorni fatti di workshop, attività e tante risate, così come hanno riferito i partecipanti. Il primo incontro è stato incentrato sul tema degli stereotipi, laboratorio utile per presentarsi e iniziare ad abbattere le prime barriere. Un’altra giornata è stata dedicata alle «Social bubbles», sul corretto uso di internet, sul riconoscimento delle fake news e sulla comprensione del funzionamento e dell’influenza che gli algoritmi dei social possono avere sugli utenti. «Ogni attività richiedeva un momento di confronto con le diverse equipe nazionali composte da educatori che erano accompagnatori di varie squadre: così si formavano veri e propri gruppi di confronto internazionali» racconta Guida, che ha ribadito come anche per lui sia stata un’esperienza formativa: «Oltre alle dinamiche di carattere educativo su cui si discuteva, si parlava di imprinting e antropologia del proprio popolo: si poteva capire la prospettiva di un educatore, ad esempio lituano, con altre problematiche legate al mondo giovanile.

È stato un incontro stimolante e arricchente, con uno scambio di opinioni metodologiche a livello educativo». A Vilnius, durante l’incontro con educatori di strada, è stato proposto un esperimento sociale che ha coinvolto oltre settanta persone, organizzato da Dynamo International (ONG che raggruppa i diversi educatori di strada d’Europa): in un grande salone è stata costruita un’intera città il cui governo è stato affidato ai giovani, mentre gli educatori erano i manager di diverse attività. Ai ragazzi di Ghemme è capitata la gestione di una caffetteria; ogni partecipante riceveva uno stipendio se lavorava ed era dotato di passaporto. «È stata organizzata campagna elettorale per eleggere il sindaco: ogni ragazzo poteva comportarsi come voleva, potevano licenziarsi. È nato un movimento anarchico costituito da noi italiani all’interno della comunità. C’era l’amministrazione comunale con la sua burocrazia, gestita da portoghesi: c’erano i social network, la banca per chiedere prestiti, i giornalisti e le agenzie per il lavoro: quando i miei ragazzi si sono licenziati sono andato a fare annuncio di ricerca lavoro» racconta Guida.

Ritornati alla fase dello Scambio, è stata proposta un’attività particolare, una sessione di softair in cui cinquanta ragazzi di tutta Europa, suddivisi in due brigate e coordinati da militari, hanno dovuto fronteggiarsi in un bosco dotato di accampamento con una missione precisa, disinnescare una bomba. I giovani italiani, portoghesi e greci si confrontavano con Estonia, Lituania, Belgio e Lettonia. Questo momento ha fatto prendere contatto con il tema della sicurezza internazionale: come evidenziato da Guida, in Lituania il servizio militare è da poco ritornato obbligatorio e nella tradizione il fattore bellico entra nella pedagogia e nell’educazione dei giovani. «I nostri ragazzi hanno preso l’attività come gioco. È stato un modo per vedere anche le diverse reazioni: avendo noi vinto, gli sconfitti hanno mostrato un certo livello di aggressività». Anche in questo caso si è innescato un confronto sul modello educativo differente.

Il giorno successivo è stato dedicato a un laboratorio manuale per produrre alcune magliette e poi è stata organizzata una cena multietnica in cui ha trionfato la cucina italiana con una pasta al forno alla palermitana accompagnata da un’ottima caprese. Infine, nell’ultima giornata di scambio ogni delegazione ha preparato un gioco di ruolo: dall’Italia è stato mostrato un gioco da tavola sul riciclo etico del denaro, una sorta di giro dell’oca con messaggi di sostenibilità. «Interessante il gioco del Portogallo, in cui ognuno poteva scrivere lettere all’interno del gruppo e ci siamo fatti i complimenti a vicenda: abbiamo legato molto con questo Paese anche per via delle affinità educative».

Il workshop finale è stato dedicato alla musica e alle danze tradizionali. A conclusione dell’esperienza, Guida ha evidenziato come la realtà del «Made in Ghemme» sia stata elogiata come progetto, in quanto difficilmente si trova una struttura di questo tipo nel resto dell’Europa: «Il nostro modo di fare pedagogia è apprezzato in Europa. In Lituania, ad esempio, la pedagogia è ancorata a tre elementi, il primo di carattere scolastico, uno sanitario e l’altro militare. La nostra pedagogia nasce dai grandi movimenti sociali (operaio, sindacale e popolare) e dalla chiesa cattolica. Partendo da queste origini diverse è stato interessante confrontarsi». Guida ha concluso raccontando che i suoi ragazzi sono stati davvero «fantastici». Anche i commenti dei ragazzi ghemmesi sono stati positivi, sottolineando come lo scambio sia stato molto profondo a livello umano. Elias ha raccontato come l’attività a Vilnius sia stata particolarmente stimolante, in cui si sono divertiti molto e lo ha colpito come le diffidenze iniziali, ad esempio con i Belgi, siano state completamente abbattute, creando solidi legami.

«È un’esperienza da replicare: apre a nuove prospettive. Questo tipo di scambio costituisce uno strumento educativo molto potente» ha concluso Guida, con l’augurio di poter realizzare qualcosa del genere anche nei nostri CED di Ghemme e Casale Monferrato.

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