Attualità
Grande successo per la mostra in biblioteca a Varallo allestita in occasione dell’Alpàa
VARALLO – La mostra in biblioteca a Varallo, allestita nel portico del Cortile delle Carrozze di Palazzo Racchetti, in occasione dell’Alpàa, sta riscuotendo molto successo di pubblico.
Grande successo per la mostra in biblioteca a Varallo allestita in occasione dell’Alpàa
Le persone varcano la soglia di Palazzo Racchetti, entrano in Ludoteca, incuriositi dalle luci stereoscopiche e, seguendo un “percorso di luce” scendono nel cortile delle Carrozze, scoprendo l’installazione di Giugi Bassani: bottiglie di plastica, tagliate e contorte, si trasformano in fiori e farfalle. Il percorso della mostra inizia con le ceramiche levigate i Giovanna Racca e prosegue con quadri e sculture, alcune delle quali strettamente collegate alla “mission” della Biblioteca come: “Diario segreto”, la terracotta plasmata da Caterina D’Agostino. Le “casette” in miniatura create dall’artista Marco Paderni, utilizzando materiali di recupero, riproducono anche i particolari più umili delle abitazioni di un paese, una periferia urbana dove c’è ancora spazio per l’uomo. Le case si affacciano su ideali strade e piazze, alcune sedie appoggiate ai vecchi muri attendono chi le occuperà: è un luogo della conversazione, in cui il denominatore comune è una realtà dimessa, ma profondamente empatica.
Gabriel Croso, giovane artista di Borgosesia che, dopo il Liceo Artistivo a Varallo, frequenta il corso triennale di Arte Sostenibile all’Accademia Unidee di Biella, scuola fondata dall’artista Michelangelo Pistoletto, sempre alla ricerca dell’equilibrio tra artificio e natura, ha proposto una sua performance: “Uguaglianza nella diversità”. Completamente avvolto da due drappi, uno rosso e uno blu, dualità positiva e negativa, un personaggio senza identità si dibatte per liberarsi, lotta con la materia che lo soffoca e lo imprigiona: poco alla volta emerge un arto la rotazione da derviscio danzante scopre parte del corpo, una maschera cela metà del volto, le stoffe giacciono abbandonate a terra, restano ali multicolori e la voce vibra in affermazioni secche e perentorie: “Siamo tutti uguali perché tutti abbiamo problemi. Siamo tutti uguali perché tutti abbiamo paura. Siamo tutti uguali perché tutti soffriamo”. Cade anche la maschera, non serve più, non c’è più nulla dal quale difendersi: “Siamo tutti uguali perché sismo maschere di noi stessi, ma siamo tutti diversi, trovando l’identità celata dentro noi stessi”.
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