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«Nelle alte vie»: presentato il libro di Pietro Salvati a Varallo

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Sabato 13 aprile, nella sala Conferenze della Biblioteca, è stato presentato il racconto «Nelle alte vie», scritto da Pietro Salvati (pseudonimo dello scrittore gattinarese Roberto Travostino) con la lettura drammatica di alcune pagine scelte dall’attore varallese Graziano Giacometti.
Un pubblico numeroso ha assistito alla presentazione, preceduta da una premessa dedicata alle figure più importanti del clero valsesiano, ricordando «monsignor Giuseppe Delsignore, don Avondo e padre Manni, il volume di don Florindo Piolo, rimasto in bozze, «Clero illustre della Valsesia», che dall’autore era stato donato alla Biblioteca, e il raro volume del 1849, donato da padre Eugenio Manni nel 1972, «La causa criminale straordinaria di d. Grignaschi parroco di Cimamulera ed altri accusati di offesa alla religione di Stato. Storia, difese, sentenze». Dall’Abate Carestia a don Calderini e a don Ravelli, la Valsesia ha sempre avuto grandi figure di religiosi, che hanno dato contributi notevolissimi alla cultura, alla storia e alle scienze. Nel 2008 Luigi Peco, scrisse un libro dedicato alla tragica vicenda di don Stefano Aymo, sfortunato parroco di Rimella dal 1889 al 1895, «Il parroco rifiutato».
Roberto Travostino ha ringraziato i presenti per i due «regali» che gli venivano fatti, espressi in un concetto di San Gregorio Magno, «Divina eloquia cum legentes crescunt»: «Il vostro tempo e il vostro ascolto, che mi offrono la possibilità di dialogare. Credo molto nell’importanza dell’ascolto che fa crescere il testo, facendogli assumere nuove profondità, così come credo nel ruolo morale della scrittura. Questo libro nasce dall’aver conosciuto un sacerdote straordinario che chiedeva alle persone che varcavano la soglia della sua chiesa se volevano essere benedette. Lo pseudonimo da me adottato, Pietro Salvati nasce dal fatto che il libro è stato impaginato il giorno di San Pietro di due anni fa, e che vorrebbe essere un aiuto alla salvezza, intesa come libertà e coscienza del proprio cammino su questa terra, che ha sempre un senso».
Particolarmente interessante è stata la metafora, ripresa da don Primo Mazzolari, della «Polaroid interiore», la macchina fotografica dell’anima, che scatta fotografie da riporre nel cuore. Roberto Travostino ha spiegato il perché abbia scelto un attore per le letture, rifacendosi al Fedro di Platone dove i «Giardini d’Adone» sono conchiglie con un briciolo di terra in cui dei semi germogliavano ma avevano vita effimera, così la parola declamata assume una particolare risonanza interiore in grado di portare frutti. Graziano Giacometti, attore varallese di origini gattinaresi, amico d’infanzia e compagno di scuola di Roberto Travostino, ha saputo scuotere le coscienze con la sua lettura e la gestualità che immergevano i presenti nella vicenda narrata, fino al suo tragico epilogo, che non era la fine, ma il conseguimento di un fine, sottolineato dalla musica che ha sostituito le parole.
Rosangela Canuto, presidente del Centro Libri Punto d’Incontro, che con la Biblioteca ha organizzato la presentazione, ha portato il saluto finale, ringraziando Roberto Travostino, Graziano Giacometti e tutti i presenti, e ricordando anche la finalità benefica legata a questo evento: parte del ricavato dalla vendita del volume è stato devoluto al progetto di Casa Irene, gestito da Cooperativa Irene e Associazione Mamre ONLUS, una struttura dedicata alle donne vittime di violenza e ai loro bambini.
Al termine della presentazione è stato offerto un aperitivo-rinfresco.

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