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Opere distrutte a Doccio: considerazioni

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Opere distrutte a Doccio: considerazioni

QUARONA – Si è costituito recentemente il Comitato per la Memoria dei Benefattori di Doccio, organismo istituito a seguito delle opere distrutte nel corso delle attività demolitive (propedeutiche alla costruzione, tramite fondi PNRR di circa 2 milioni, di una nuova struttura), delle lapidi posate sui muri esterna della Scuola frazionale. Su questo argomento abbiamo ricevuto la lettera di Ermanno De Biaggi, doccese ora residente a Torino.

Opere distrutte a Doccio: considerazioni

De Biaggi scrive: «Nel sedime del cantiere dei lavori alla Scuola dell’infanzia “Sorelle Givasio” già Scuola Elementare Statale “Aurelio Debiaggi”, si trovano, tuttora abbandonati a terra, due frammenti del bassorilievo marmoreo opera di Casimiro Debiaggi (1855-1939) e raffigurante Aurelio Debiaggi e la sua Famiglia. Il resto del bassorilievo non si sa che fine abbia fatto!».

«Il bassorilievo in precedenza collocato nella vecchia scuola di Doccio nell’edificio, già casa Perincioli, donato il 2 febbraio 1908 da Aurelio Debiaggi per ospitarvi le scuole elementari del paese» scrive ancora De Biaggi, «è stato realizzato da Casimiro Debiaggi nel 1912 e ricorda la generosa donazione di “Questa scuola di virtù e sapere” rappresentando lo stesso Aurelio Debiaggi, la moglie Celestina e i loro tre figli prematuramente e tragicamente scomparsi».

L’altro manufatto andato distrutto durante gli interventi è «il Medaglione in marmo bianco raffigurante l’Architetto Giovanni Antonio Perincioli, anch’esso opera di Casimiro Debiaggi e inaugurato nella vecchia sede nel gennaio 1887. Anche del destino di questo Medaglione dopo la demolizione dell’Asilo non si sa nulla! Evidentemente informato della situazione, il sindaco di Quarona Francesco Pietrasanta aveva pubblicato, il 7 agosto 2024, un post su Facebook (poi rapidamente rimosso) in cui testualmente dichiarava: “Asilo di Doccio. Sfortunatamente nella rimozione la lapide in marmo dedicata alle sorelle Givasio si è danneggiata. Da contratto firmato l’azienda vincitrice dell’appalto dovrà garantire comunque la ricollocazione nel nuovo edificio. Quindi dovrà obbligatoriamente provvedere al dovuto restauro. Ci aveva già avvisato il marmurin di Roccapietra del rischio rottura ma si provvederà alla sistemazione. La Storia e le Tradizioni vanno rispettate. Grazie per la pazienza”».

«A parte il necessario rispetto della storia e delle tradizioni, il post del Sindaco dimostra che già si sapeva che l’operazione di rimozione sarebbe stata difficile, ma per superficialità e disinteresse non si è provveduto a intervenire con una adeguata professionalità, come previsto dalla normativa per la tutela dei beni culturali la quale prevede infatti che gli interventi su tali beni devono essere non solo autorizzati ma anche eseguiti da professionisti competenti, cosa che evidentemente non è avvenuta. La sicurezza del bene sarebbe dovuta essere garantita in primo luogo dal Comune. Gli uffici della Soprintendenza sono stati informati».

«Quanto accaduto è frutto di disattenzione» conclude De Biaggi, «superficialità, leggerezza, incompetenza, disprezzo e sottovalutazione del patrimonio della comunità doccese e il fatto che tutt’oggi due frammenti del bassorilievo siano abbandonati nel cantiere ne è la chiara manifestazione».

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