Cultura
Pray, scoperti affreschi del ’400
Mentre era in corso un intervento di restauro, nella chiesa dedicata a Maria Assunta a Pray, c’è stata una scoperta destinata a suscitare grande interesse: sotto uno strato di intonaco è infatti apparso un ciclo di affreschi quattrocenteschi. Per saperne di più lasciamo la parola alla comunicazione che è giunta dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggi, che ha seguito i lavori.
È di questi giorni la scoperta di un eccezionale ciclo pittorico quattrocentesco emerso durante i lavori di restauro dell’oratorio della Madonna Assunta di Pray, finanziati dalla Casa di Risparmio di Torino, dalla Cassa di Risparmio di Biella e da Achille Burocco, seguiti dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Biella, Novara, Vercelli e VCO e condotti dalla restauratrice Tiziana Carbonati. La scoperta è stata del tutto casuale: i lavori prevedevano la pulitura delle decorazioni ottocentesche delle volte, il restauro dell’altare, della Madonna lignea, da poco ricollocata in chiesa, e delle balaustre di delimitazione dell’area absidale. Le visite pastorali del 1606 e del 1665 documentano l’esistenza di aree affrescate sulla facciata e nell’abside, ma nulla riferiscono riguardo alle pareti perimetrali, dove invece sono stati rinvenuti gli affreschi.
Al fine di contenere i problemi di umidità di risalita e per risarcire le mancanze di intonaco si è convenuto di eliminare l’intonaco di cemento esistente per sostituirlo con uno a base di calce che permettesse una maggiore permeabilità delle murature. Durante questi delicati lavori di stonacatura è emerso un ciclo pittorico ascrivibile al XV secolo, realizzato a buon fresco e steso a giornate. Al momento, sotto lo scialbo che ancora li ricopre, si riescono a individuare sulla parete di sinistra due registri sovrapposti riquadrati con delle linee bianche e sfondi ad ampie campiture omogenee; nel registro inferiore si distinguono diverse figure sacre con l’aureola tra cui un santo, giovane, con il caratteristico saio grigio, la tonsura e il pastorale, una santa, ai cui piedi è inginocchiato un devoto, una Madonna con Bambino, un santo più anziano, con i capelli grigi e la barba e il frammento di un San Giovanni Battista, identificabile grazie al cartiglio che tiene in mano sul quale si legge «Ecce Agnus Dei». Il registro superiore purtroppo non è altrettanto ben conservato a causa dell’apertura di una finestra che ha danneggiato gli affreschi e che in seguito è stata tamponata. Sulla parete destra una mano diversa ha affrescato una Madonna con Bambino: Gesù stende la mano in fuori nell’atto di ricevere un dono, forse da un Re Mago oppure di porgere un anello a Santa Caterina o ancora di benedire qualche devoto. Anche su questa parete l’apertura successiva di una porta ha causato la distruzione di parte della scena. La differenza stilistica tra le due pareti è evidente e suggerisce di ipotizzare diverse fasi decorative. Nonostante alcune porzioni di affreschi siano andate perdute e lo scialbo che ancora le ricopre sia piuttosto tenace, l’alta qualità materica delle porzioni rinvenute, perfettamente ancorate alla muratura ed eseguite a buon fresco, incoraggiano a proseguire i lavori di restauro che renderanno perfettamente leggibile quanto conservato e consentiranno di ammirare i vivi colori che al momento si intravedono sotto il bianco di scialbo.
La scoperta degli affreschi lungo le pareti laterali permette di avvalorare le ipotesi di don Lebole che attribuiva l’ampiezza e la forma ad unica navata della chiesa alla fase medievale (XII e XIII secolo), caratterizzata dalla muratura absidale in grossi ciottoli del torrente Sessera. I saggi stratigrafici eseguiti in questi giorni e le ricerche condotte per delimitare le parti affrescate hanno chiarito, inoltre, che la modificazione della chiesa nelle forme attuali avvenuta nel 1780, come si evince dalla lettura delle relazioni delle visite pastorali, ha previsto la sopraelevazione delle murature d’ambito, la costruzione della volta a vela con sottarchi, l’apertura di due finestre, l’intonacatura interna e la riconfigurazione della facciata.Il ritrovamento di questi affreschi, quindi oltre a essere un tassello importate per la storia dell’arte e dell’architettura medievale del biellese è anche assai rilevante per poter delineare la storia dell’architettura di questo specifico oratorio.
dott.ssa B. Brison – arch. A. Gallo Orsi
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