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Prosegue la rubrica valsesiana “Diario di valle e di montagna” sulla prestigiosa rivista Gardenia

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Cairo, Editore di Gardenia, il prestigioso mensile di fiori, piante, orti e giardini, che da gennaio ospita una rubrica “valsesiana”: “Diario di valle e di montagna” – nata dal sodalizio tra Caterina Gromis di Trana, giornalista e scrittrice e Federica Giacobino, artista sensibile e delicata che arricchisce i testi con i suoi acquerelli – quest’anno trimestralmente invia gratuitamente una copia della rivista in Biblioteca a Varallo.

A marzo è stata raccontata la “Primavera nel mondo dei Walser”, presentando alcuni aspetti della storia di queste genti di origine germanica, che nel Medioevo giunsero in Valsesia dal Vallese, e si parlava del “lago dei rospi” a Roccapietra. “Il ritorno delle greggi e…del lupo” era al centro del numero di aprile, per segnalare l’esperienza di Luca Debernardi, un pastore “di ritorno”, che a Cravagliana, per diletto, alleva un piccolo gregge di Suffolk, pecore inglesi che mettono al mondo agnellini neri, il cui sogno è produrre oggetti in feltro. Si accenna poi al ritorno del lupo in Valsesia, che rappresenta un concreto pericolo per i pastori della Valle di Otro e della Val Vogna, e al culto della Beata Panacea, che nel Trecento portava al pascolo il suo gregge sul Monte Tucri e fu uccisa dalla matrigna, ricordando la presenza dell’importante santuario di San Giovanni al Monte. Il fascino delle piante viene descritto a maggio: “Andiam per valli a erborare”, ricordando l’abate Carestia e a Fobello il Museo Tirozzo-Carestia, di proprietà del CAI, che è stato aperto il 18 maggio, in occasione del “Fascination of Plants”, giornata internazionale promossa da EPSO (European Plant Scienxce Organisation). La pagina di giugno, illustrata da Magalie De Maistre, è dedicata alla spettacolare fioritura delle peonie nel macereto dell’Artorto, in Val Sorba, dichiarato S.I.C. (Sito di importanza comunitaria). e alla antica rivalità tra Rimella e Fobello, che si stempera nella cerimonia dello scambio dei pani nei giorni dell’Ascensione e della Pentecoste.

Sempre nel mese di giugno, nella Rubrica Clima e botanica, curata da Mariangela Molinari, è stata pubblicata una segnalazione di Mario Soster – Botanico ed Esperto Nazionale T.A.M. (Tutela Ambiente Montano) del Club Alpino Italiano, relativa al laghetto di S. Agostino, di origine tettonica, costituito da due conche contigue separate da un istmo. Il lago è noto in tutto il Piemonte perché ogni anno, da tempo immemorabile, presso le sue sponde avviene il raduno e la riproduzione del rospo comune (bufo bufo), durante la prima fase lunare primaverile. A centinaia i rospi si riuniscono in detto periodo, e dopo l’accoppiamento e la deposizione dei cordoni gelatinosi delle uova, si allontanano da esso e si disperdono nei boschi circostanti. Per tale sua particolarità, il luogo è stato dichiarato S.I.C. (Sito di importanza comunitaria). Nell’inverno 2019 un calo impressionante di precipitazioni, sia nevose che piovose, ha fatto sì che alla fine di marzo, il lago avesse raggiunto livelli minimi e la conca sud si fosse completamente svuotata, trasformandosi in palude. I rospi, in numero assai ridotto, hanno fatto la loro apparizione all’inizio della fase lunare di marzo, in condizioni di temperature non a loro confacenti e inspiegabilmente, dopo pochi accoppiamenti, hanno subito abbandonato il lago. Soster spiega che ciò è stato causato dall’aumento della temperatura dell’acqua, conseguenza delle variazioni climatiche in atto. Ad avvalorare questa ipotesi c’è anche un altro avvenimento in corso nel lago: l’apparizione in esso, da una decina d’anni, di una nuova specie botanica acquatica, il Limnantenio (Nymphoides peltata), pianta che ama acque eutrofiche calde nel periodo vegetativo rara nella Padania, ma diffusa nelle acque stagnanti, dalla Toscana al Lazio (Versilia, Paludi Pontine) e in Sardegna, la quale, da piccola colonia iniziale, sta ora fagocitando tutta la superficie del lago.

 

IMMAGINE DI MARIO SOSTER

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