Attualità
Quando si progettava una casa di cura in Val d’Otro…
Sul finire dell’Ottocento nascevano due progetti per realizzare luoghi di cura invernale in Alta Valsesia, tra Otro e la Valle Vogna, in un ambiente ideale, immerso nella natura incontaminata di una valle boscosa. Ce ne informa una viaggiatrice irlandese, Emily Lynch, già nota per il suo interesse verso l’arte del puncetto.
In un articolo del 1899 intitolato «Lace-makers in the Southern Alps» così si esprimeva la scrittrice a proposito della Valle Vogna:«… E’ vero che vi potrebbe essere un luogo di cura invernale nella valle, a vantaggio di tisici e malati di nervi. Proprio come nella Valle di Davos, gli abitanti nativi della Valle Vogna giungono a casa, apparentemente “malati a morte” e si ristabiliscono nella pura aria delle altezze. Lo specialista Moleschott [fisiologo e antropologo olandese – ndr] intendeva creare una casa di cura invernale a favore di bambini anemici e rachitici a Otro sotto la Cima Mutta (che si trova superiormente alla Valle Vogna e alla Valle Sesia). Centomila franchi in denaro o promesse, con cui costruire l’istituto e una strada; ma quella somma era insufficiente ad aprire la casa di cura nella scala che egli desiderava, e così il progetto finì nel nulla…».
Ma ci fu chi andò oltre e propose un centro di cura per malattie mentali. Infatti prosegue Miss Lynch: «Lombroso, un “criminologo” tanto famoso [che risulta avesse visitato la Valsesia nell’estate del 1887 – ndr], desiderava vivamente fondare un asilo invernale per malati di mente ad Alagna, sotto la Cima Motta, in Valle Sesia; ma nonostante situata in luogo salubre, Alagna non ha il clima asciutto e soleggiato degli altopiani della Valle Vogna. Al momento, tuttavia, vi è un solo albergo nella stessa valle e quello è stato progettato per esigenze estive…»: allude indubbiamente all’Albergo Pensione Alpina della famiglia Favro a Ca’ d’Janzo – ndr.
I due avveniristici progetti purtroppo rimasero irrealizzati e non se ne parlò più: chissà quali ripercussioni e cambiamenti avrebbero prodotto nella nostra Valle?
Le notizie sono tratte dal libro, curato da Riccardo Cerri e Laura Osella Crevaroli, «The Queen of the Alp», Zeisciu Centro Studi 1998, p. 375.
Elisa Farinetti
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