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Quarona, la mostra sulla Beata Panacea aperta fino all’8 ottobre

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QUARONA – In occasione dei festeggiamenti per la proclamazione della Beata Patrona della Valsesia, a Quarona mercoledì 6 settembre, nel salone dell’oratorio è stata inaugurata la mostra in onore di Panacea e curata da Piero Debiaggi.

Al taglio del nastro erano presenti don Luigi Cerutti, vicario della Valsesia, don Matteo Borroni, oarroco di Quarona, don Damiano Pomi, parroco di Ghemme, Ilaria Perincioli, vice sindaco di Quarona e un pubblico numeroso e attento.

La mostra è il frutto di molti mesi di ricerche e di lavoro per raccogliere il materiale e organizzarlo in sezioni: «Ciò che si vede ora» ha spiegato don Matteo «è l’inizio di un percorso più ampio, poiché certo si aggiungeranno altri oggetti di proprietà dei quaronesi che li metteranno a disposizione».

L’esposizione comprende materiale documentale, tratto dall’archivio parrocchiale, fotografico e bibliografico, quadri, tra i quali compare anche quello del maestro Ermanno Zamboni che fu donato al parroco, ma anche oggetti legati al culto della Beata, quali il piatto commemorativo delle celebrazioni del 1923, scodelle, i costumi realizzati in occasione della visita a Venezia avvenuta nel 1928.

Il curatore in un pannello ha ricostruito le vicende storiche del XIV secolo, in cui visse la Beata, e ha riproposto in un plastico il percorso delle spoglie della giovane martire, trasportata da due giovenche da Quarona a Ghemme, segnalando tutti i luoghi di devozione a Panacea, utilizzando anche il volume dello studioso borgosesiano Primo Di Vitto, «Il tanto parlar nei secoli della Beata Panacea della Valle Sesia: un biografia, un dramma teatrale e immagini inedite di affreschi, tele, stampe, incisioni», pubblicato nel 2000, del quale sono ancora disponibili alcune copie.

All’interno della mostra è stata allestita una saletta in cui viene proiettato a ciclo continuo un filmato che racconta la vicenda della Beata.
Don Matteo, che ha anticipato i tempi, come ha osservato don Damiano, mettendo una statua della Beata in una delle rotonde del paese, con la targa «I devoti della Beata Panacea Patrona della Valsesia, maggio 2018», ha evidenziato l’attualità della figura della Beata, morta in seguito alla furia omicida della matrigna: «La violenza sulle donne, e le violenze familiari, purtroppo sono ancora notizie di cronaca, e questa storia parla al cuore delle persone, della gente più semplice e umile, offrendo un motivo di speranza».

L’intercessione della Beata viene invocata nei momenti difficili della vita, la Fede viene riscoperta come un dono e diventa un’occasione di crescita, come è emerso dalle parole del parroco: «Qualche giorno fa una madre mi chiese di pregare la Beata per il suo bambino che aveva avuto un accesso di epilessia».

La santità di una giovane donna nata e vissuta nella Valsesia di oltre seicento anni fa, senza istruzione, dedita ai lavori di casa e alla pastorizia è qualcosa che ancora oggi induce a riflettere.

Renato Corti, vescovo di Novara, scrisse: «Il fatto che sia un’adolescente ci scuote dalla nostra mediocrità. La vicenda familiare e personale è di grande attualità. Le prove che ha affrontato descrivono scenari che si riscontrano oggi in persone e famiglie appesantite dalla fatica di vivere, con difficili e conflittuali relazioni, talora dentro veri e propri drammi. La Beata Panacea è come un fiore di rara bellezza che sboccia sul fronte della perenne lotta tra il bene e il male. Un grande mistero che attraversa il cuore di ogni persona umana, per riemergere con forza nelle relazioni con gli altri, nella stessa convivenza sociale, nei rapporti tra i popoli e le nazioni… Di questa profetica testimonianza c’è una grande urgenza».

Rosanna Virgili, biblista, in un convegno organizzato nel settembre 2018 a Varallo in Biblioteca, affrontando il tema «La Santità al Femminile» fece una premessa volutamente provocatoria: «La Santità non tollera le ripetizioni ed è per sua natura profetica, cioè è un modo di vivere intervenendo nella storia che progredisce ed evolve: così la storia della Beata Panacea va letta per comprenderne l’attualità, infatti proprio oggi che ci sono tante famiglie aperte, di separati e di risposati, l’esempio di questa fanciulla che ha vinto il male con il bene, potrebbe diventare la santa protettrice, colei che porta luce a queste famiglie nuove. Panacea si pone quindi sul percorso della nuova catechesi proposta da Papa Francesco per queste “seconde famiglie”, rispondendo pienamente ai bisogni di oggi».

In mostra è esposto anche il prezioso stendardo della Compagnia di San Gaudenzio e della Beata Panacea di Torino, realizzato nel 1712, unitamente al reliquiario della Compagnia, entrambi attualmente custoditi a Varallo nella Collegiata di San Gaudenzio.

La mostra sarà visitabile fino all’8 ottobre: ogni pomeriggio (da lunedì a domenica) dalle ore 15 alle 18, mentre le mattinate sono riservate alle scuole. Per informazioni telefonare al parroco don Matteo al 340 8166361 o al curatore della mostra Piero Debiaggi al 345 2590190.

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