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Questione «croci di vetta»: il sindaco di Alagna scrive al Cai, e il Cai risponde

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ALAGNA – Questione «croci di vetta». Tanto se ne è detto e scritto in questi giorni. Ma così tanto ché poi alla fine non ti ci raccapezzi più e sai più che cosa ha detto e scritto chi. Comunque…
Su quest’argomento, l’Amministrazione di Alagna ha ritenuto opportuno prendere una posizione ufficiale inviando al Cai una lettera firmata dal sindaco Roberto Veggi.

Lettera nella quale lettera, inviata anche a noi per conoscenza, si legge tra l’altro: «Ci rammarichiamo che ancora una volta il sodalizio (appunto il Cai – ndr) abbia dimostrato il suo ormai quasi incolmabile allontanamento dal popolo delle montagne e dagli abitanti delle comunità alpine».

E poi «Da sempre la gente di montagna si riconosce nel profilo delle proprie vette, e da sempre le montagne sono custodi della cultura dei popoli che le abitano. Le croci di vetta, come altri simboli religiosi posti sulle sommità delle montagne, fanno parte della nostra cultura e della nostra storia; il nostro impegno per proteggerle e garantirne la permanenza sulle nostre vette sarà incrollabile e permarrà la piena disponibilità della nostra amministrazione a garantire la posa motivata di tali simboli, nel pieno rispetto dell’ambiente e del paesaggio».

Veggi fa ancora notare come negli ultimi anni ad Alagna sia «addirittura e stata individuata una nuova area destinata ad accogliere i memoriali di tutte le persone che hanno perso la vita in montagna». Quindi, non corrisponde al vero che si è letto in questi giorni secondo cui «le nostre guide alpine stanno rimuovendo croci e simboli religiosi dalle vette del Rosa. Anzi, nel 2020 è stata riposizionata sulla Punta Dufour la storica croce di vetta, proprio su iniziativa e a cura delle guide alpine di Alagna e del Rosa». Veggi conclude invitando il presidente nazionale Cai (che aveva subito chiarito: «Ci scusiamo, sono state parole espresse a titolo personale dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari») «a porre maggiore attenzione alla scelta dei propri collaboratori, soprattutto quelli che operano nella comunicazione e nella redazione di articoli su riviste CAI. Le dimissioni di chi ha divulgato questa presa di posizione sarebbero, forse, il miglior segnale del fatto che il CAI è ancora capace di ben rappresentare i suoi soci e quei valori di “montanità” in cui tutti noi ci riconosciamo».

Nei giorni successivi è arrivata la risposta del Cai, nella persona del presidente Antonio Montani: «Desidero rassicurarla personalmente in merito alla posizione ufficiale del Cai, i cui principi fondativi afferiscono non solo alla tutela dell’ambiente montano ma anche alla difesa della sua millenaria cultura. Come ho immediatamente provveduto a chiarire pubblicamente, il CAI non ha mai trattato l’argomento delle croci di vetta in alcuna sede, tantomeno prendendo una posizione ufficiale. Si tratta di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro. Personalmente, come chi abbia salito almeno una volta il Cervino, non riesco a immaginare la cima di questa montagna senza la sua croce. Ma lo stesso vale per le vette dell’amato Rosa e dei moltissimi altri monti di cui ciascuno di noi porta negli occhi e nel cuore i profili. Certo che i valori comuni in cui ci riconosciamo non possano essere stati minati da un equivoco che mi auguro definitivamente chiarito, spero di aver modo di reincontrare presto di persona la comunità di Alagna Valsesia che, con tanta dedizione, custodisce i valori e i simboli del suo splendido territorio montano».

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