Attualità
Radici sempre vive, grazie al Valsesiano
Orgoglio per le radici valsesiane e un legame forte, tenuto vivo da un giornale capace di portarti a casa «un pezzo di dove stavi» e, in fondo, di portarti a domicilio «un pezzo di te». Questo, in sintesi, il bel messaggio giunto in redazione da un nostro abbonato di Roma. Gli lasciamo la parola volentieri, ringraziando lui e i tanti che con affetto vedono in questa carta inchiostrata… un amico.
Anch’io ho terminato l’album delle figurine della Valsesia, alle soglie dei settant’anni con l’emozione di
un ragazzo delle elementari. Devo riconoscere che l’impresa è riuscita grazie alla cortesia di Luisa Lana, perché, abitando a Roma, mi sarebbe stato difficile portare i doppioni per lo scambio. In realtà, per un momento il pensiero mi aveva accarezzato ma poi io e mia moglie Mimma abbiamo pensato alla quotidiana gestione di sei nipoti e, seppur a malincuore, abbiamo desistito.
Mi chiamo Carlo, in realtà Carlo Adelio Silvestro Maria per non scontentare nessuno della famiglia, e il 29 gennaio del 1950, sono nato sotto una nevicata domenicale e nel reparto maternità dell’ospedale sotto il Sacro Monte. Crescendo sono diventato torinese, milanese e poi romano ma le radici, quelle vere, quelle profonde sono rimaste a Varallo, Sottoriva in via Tognetti, dove le estati le passavo con nonna Maria, la Bricco: quella del puncetto, e con i cugini di Varallo e di Roccapietra. Poi, col tempo, ci abbiamo portato i figli, Andrea e Francesca, che ancora oggi dopo trent’anni ricordano le panicce invernali e le gite estive alla Res, al lago di Sant’Agostino, il minigolf del Parco d’Adda, i bagni nel Sesia e nel canale, i gelati del Frigidarium, e altro ancora. Quando Mimma fa un buon risotto capita spesso che guardandoci diciamo insieme «certo che se ci fosse un pezzo di toma del Giacumun…». Per mantenere vive queste radici, da anni sono abbonato al Corriere e quando arriva il lunedì è sempre un bel momento, un imperdibile emozionante incontro con la Valsesia e i Valsesiani. Ho girato l’Italia e il mondo ma lasciatemelo dire: «Varallo, sei unica».
E ora con l’album tra le mani, sfogliato insieme ai nipoti, un grande, caldo abbraccio a tutti e ancora grazie per la splendida iniziativa e per l’affettuoso aiuto.
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