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Ricordo di Nadia Moscatelli

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VARALLO – Nadia: si tratta di un adattamento occidentale di Надя (Nadja), un ipocoristico del nome slavo Надежда (Nadežda), che significa “speranza” e davvero Nadia Moscatelli ha rappresentato una speranza per coloro che ebbero la fortuna di conoscerla, come moglie, madre, insegnante, consigliera comunale, ma soprattutto come amica gentile e discreta.

Nadia era figlia di Cino, il “mitico” comandante partigiano, che le trasmise l’amore per la libertà e la giustizia: tacere quando si sapeva, era un peccato di omissione, del quale si sarebbe dovuto rendere conto.

Grazie al comune amore per la lettura ed i libri, conobbi personalmente Nadia a Fobello nel 2008, in occasione della presentazione de: “La grande casa rossa” di Pier Giorgio Mora. Mi colpì la sua attenzione e le osservazioni che denotavano una conoscenza profonda, non solo della Valsesia, ma anche dell’animo umano. Qualche anno dopo ci rivedemmo a Castrocaro, in occasione dei concerti tenuti dall’Orchestra Fiati Città di Borgosesia, diretta dal Maestro Giancarlo Aleppo, di cui in quegli anni era Presidente il marito, Guerrino Cereda, la persona che ha condiviso con lei ogni momento e ogni respiro. Era sempre la signora elegante che conoscevo, ma i suoi occhi si andavano spegnendo e il suo cuore si indeboliva: era molto stanca, ma cercava di nasconderlo dietro un luminoso sorriso.

La sua vicenda mi ricordava da vicino ciò che accadde a Borges, che amava così tanto leggere, ma divenne cieco intorno al 1955, lo stesso anno in cui fu anche nominato direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, ed è proprio in seguito a questa coincidenza di eventi che scrisse la Poesia dei doni, una poesia che mi ha colpito fin dalla prima volta che l’ho letta: Nessuno riduca a lacrima o rimprovero / questa dichiarazione della maestria di / Dio, che con magnifica ironia / Mi diede insieme i libri e la notte. Borges chiedeva di non essere compatito e di non rimproverare né Dio né la sorte per questa concomitanza di eventi, che di primo acchito verrebbe da definire beffarda, che lo aveva privato della vista nello stesso momento in cui ha messo a sua disposizione un’intera biblioteca. Al contrario, osservava con meraviglia la “dichiarazione della maestria di/ Dio, che con magnifica ironia” gli diede insieme “i libri e la notte”.

Nadia in questi anni ascoltava: chi le leggeva i giornali, chi le parlava, il mondo che rumoreggiava intorno, ha potuto immaginare mondi, storie e personaggi, basandosi sulla voce narrante di qualcun altro e sui suoi ricordi di lettrice.

Una volta al telefono mi disse: “Questa penombra lenta non fa male, assomiglia all’eternità, tutto ciò che è vicino si allontana. Al tramonto, le cose più vicine si allontanano dai nostri occhi, così come il mondo visibile si è allontanato dai miei occhi, forse definitivamente. Al crepuscolo della vita tutte le cose, lentamente, ci lasciano e siamo noi a dover donare ciò che ci resta, quell’affetto infinito verso le persone alle quali abbiamo voluto bene e la solidarietà verso gli altri”. Porterò con me questo prezioso insegnamento: grazie Nadia per questa “speranza” nel futuro.

Piera Mazzone
Direttore Biblioteca Civica “Farinone-Centa” di Varallo

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