Attualità
Scorre un fiume, lungo viale Varallo…
Riceviamo e pubblichiamo.
“Viale Varallo ha un problema. Più d’uno, in verità, ma qui interessa riferire quanto di recente vissuto dagli automobilisti in transito e dai residenti nelle giornate di sabato 23 e domenica 24 novembre scorsi, nel tratto di viale Varallo che dal Centro Sportivo conduce a Isolella.
Come accaduto per la prima volta il 12 novembre 2014 e – in forma più o meno eclatante – anche in anni successivi, sono bastate poco più di ventiquattr’ore di pioggia ininterrotta tra venerdì 22 e sabato 23 perché lungo la strada iniziasse a scorrere un torrente, in parte alimentato da una roggia che un tempo «incrociava» il Viale – allagandolo – all’altezza della rotonda di Vanzone e che ora defluisce anche lungo la strada, in parte dall’acqua piovana che non trova, in quel tratto del Viale, adeguate vie di scolo.
La gran quantità d’acqua così incanalata in viale Varallo, incrementata da altra rigurgitante da un tombino saturo, scorreva placida lungo la via, provocando vistosi allagamenti e un pericoloso quanto imprevisto effetto aquaplaning per gli automobilisti diretti a nord, come solito sfreccianti a velocità elevate (ma questa è un’altra storia… stupisce una volta ancora che nulla sia accaduto), per poi confluire e ristagnare negli avvallamenti dei terreni opposti alla centrale idroelettrica.
Erano a dir poco scenografiche le poderose ondate d’acqua sollevate dalle auto in transito. Triste e sconsolante spettacolo, invece, è stato il rapido formarsi di piscine (in)naturali nei prati – come accaduto nel novembre 2014 – e il conseguente allagarsi di cantine e interni delle abitazioni limitrofe.
Dati per certi e inconfutabili i cambiamenti climatici in atto, resta altrettanto innegabile che qui si tratti semplicemente dell’abituale, secolare piovosità degli autunni valsesiani (e di certe primavere).
La sgradevole novità è che una-due giornate di pioggia possano causare l’immediato formarsi d’invasi d’acqua nei terreni, anche per effetto di un sistema di raccolta delle acque reflue ingenuo e improvvisato: alcune tubazioni di scolo, posizionate appena sotto il marciapede di recente realizzazione, convogliano l’acqua in modo diretto e incontrollato ai terreni posti sul lato destro del tratto interessato.
La realizzazione di opere quali rotonde e marciapiedi dovrebbe prevedere un ragionato ed efficace sistema di scolo delle acque piovane, di competenza di geometri, tecnici e ingegneri afferenti a uno specifico assessorato, tenuti ad agire anche valutando le specifiche caratteristiche del territorio. Va ricordato a margine che, di poco sotto al manto stradale, corre la tubazione della fognatura, realizzata in quel tratto solo una decina d’anni fa circa.
Ma «fare rete», in ogni senso, è sempre chiedere troppo. Eseguire un’opera a regola d’arte è costosissimo optional, a queste latitudini. Parrebbe bastare il tanto decantato «decoro urbano» che, essendo pura apparenza priva di solidità e sostanza, in breve si fa indecoroso.
Ancora una volta, in questo lembo meridionale d’Europa, al comune cittadino tocca constatare come la cosa pubblica continui a essere gestita con l’immutata superficialità, l’improvvisazione e la scarsa lungimiranza di sempre (Genova, tra cementificazione e ponte Morandi, docet), come l’impiego dei fondi pubblici sia quanto meno discutibile e come il singolo cittadino debba, alla fine, «arginare» letteralmente i danni e procedere alla conta dei medesimi in totale autonomia e solitudine. Cittadino sempre incredulo e sconcertato perché – come in un racconto kafkiano – gli effetti dei fenomeni naturali (nella norma, almeno in questo caso), risultano persino aggravati dalle opere umane anziché mitigati. Che sia mai l’inavvedutezza di chi queste opere progetta e attua? Tutto cambia perché nulla cambi, è noto. Il cittadino, garbatamente rifiutando la prospettiva di una piscina in cantina, può ancora riferire, raccontare e pubblicamente segnalare, vista la sistematicità degli accadimenti. Può persino pregare affinché la pioggia cessi presto di cadere. Non può fare a meno di pensare, come ricordato da Gramellini sul Corriere della Sera del 22 novembre, citando Brecht: «sventurata quella terra che ha bisogno di eroi» .
Ad altri, i designati, gli eletti e gli incaricati, toccherebbe agire. E rimediare.”
Maria Teresa Ubertalli Ape
Immagine di repertorio
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