Attualità
Serate in dialetto valsesiano promosse dal Centro Studi di Grignasco

GRIGNASCO – Il Centro Studi di Grignasco, in collaborazione con il Comitato Carnevale, tra le numerose iniziative in programma, propone serate a tema in cui si parla in dialetto: “Non serve conoscere la grafia: par ciciarèe la sèrv mia”.
Serate in dialetto valsesiano promosse dal Centro Studi di Grignasco
Giovedì 22 maggio la serata, condotta brillantemente da Paolo Zanolini, è stata dedicata a: Grignasch: cume ch’l’era, comu ch’l’è. I ”protagonisti” erano tre grignaschesi DOC: la professoressa Annita Guglielmina, la matta d’la Elda Biroccia, Vanni Pozzi, al mat d’la Ginevra e Gianni Teruggi.
In occasione di Vie in Festa il Centro Studi attraverso il Gruppo Diaframma aveva esposto un centinaio di fotografie della Grignasco di cento anni fa, fotografando vari luoghi con le stesse inquadrature nel presente: alcune di quelle foto sono state appese per la serata in Truna, evocando ricordi ed emozioni. Nel volgere di poche generazioni il paesaggio urbanistico è profondamente cambiato. Una cosa per tutte: oggi il treno non passa più e la stazione è in un triste stato d’abbandono: “Sarebbe bello recuperarla, perché da lì sono partiti centinaia di Grignaschesi per andare a scuola, al lavoro, con tutti i loro sogni e le loro speranze”. Le scuole, costruite nel 1912 per volere del Sindaco Zanola, furono sopraelevate nel 1963, divise tra sezioni maschili e femminili, il campo sportivo fu fatto costruire nel 1926 da Federico Peretti, che sosteneva la Società Operaia,vicino alla Sesia sorse la Colonia Elioterapica (perché il sole è gratis, quando c’è!). A cambiare non sono stati solo i luoghi, ma anche le Persone, non ci sono più quei “personaggi” caratteristici, conosciuti da tutti, come il Pinet Turlo, poeta, giornalista e ciabattino o il “Tognu Vardura”.
Annita ha raccontato della storica Piasètta, un “piccolo mondo a parte”, con “generale” la Carö, Carolina, la seconda moglie di Pinet Turlo, la protagonista della famosa poesia: “La pressa di foumni”, che sorvegliava ogni movimento e conosceva tutto di tutti: “Oggi della Piazzetta mi colpisce il silenzio: un tempo era animata di giorno di persone e di bambini che giocavano a scondi, fasulet, campana, lippa, e di sera gli abitanti erano seduti fuori di casa a chiacchierare, le donne a fè maja, o fè causa. Le auto erano solo due: quella del Vittor Ugo, il figlio del Pinet e,in estate, la grossa auto scura della Signora Durio, che riprendeva possesso dello storico palazzotto di famiglia. In Piazzetta c’era arte a volontà: il Pinet con le poesie, il Franco Fizzotti con i quadri, la musica con l’Augusto, Maestro della Banda e il Tino alla tromba”.
Via Rosa Massara è stata ricordata da Gianni Teruggi: “Tanta gent e tanti buteji: le case erano sempre lasciate aperte, al massimo la chiave era sotto lo zerbino o in un vaso di fiori”. Gianni ha ricordato la costruzione dell’Oratorio Maschile nel 1956, voluto dall’Ingegner Lombardi, mentre Vanni Pozzi ha descritto la Piassa con Al marcà, le osterie che avevano ombrelloni al di qual e al di là della strada. Nel negozio di ferramenta di famiglia passavano proprio tutti: “Parchè ‘na vota la roba la rangiavu”: Vanni ha spiegato, se mai ce ne fosse stato bisogno, anche la differenza tra la gaia e la sappa, una con le corna, l’altra senza. In quel mondo non c’erano i venditori, ma i viagiator, che spesso arrivavano in treno. A Grignasco c’era anche l’Orfanatrofio con Mamma Lita e le orfanelle frequentavano la scuola pubblica, non la “scola di monghi ca la custava”.
Domenica 22 giugno il Centro Studi in collaborazione con il Comune e con il Comitato Carnevale organizza un itinerario artistico per celebrare i cento anni dalla nascita di Franco Fizzotti: “Al mè paìs an tal cor”. Grignasco attraverso lo sguardo di Franco Fizzotti: si partirà alle ore 16.30 dal Piazzale della Stazione e ci si inoltrerà nelle vie cittadine del centro storico.
L’appuntamento per prossima serata dialettale è per il 26 giugno: il fotografo Roberto Sagliaschi, anzi: Roberto Pulogna per dirla in grignaschese, dove i soprannomi contano più dei cognomi, proietterà tante belle immagini da commentare…. rigorosamente in dialetto.

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