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“Serravalle in Cultura”, presentato: “Il teatro, i cinema, una via, una piazza”
SERRAVALLE – Venerdì 25 ottobre, al teatro comunale, nell’ambito della Rassegna: “Serravalle in Cultura”, curata dall’Assessorato alla Cultura con la collaborazione della Pro Loco, presieduta da Tonino Ragazzi, è stato presentato: “Il teatro, i cinema, una via, una piazza”, undicesimo spettacolo organizzato dal Comitato Carnevale, del ciclo intitolato: “Storie della nostra storia”.
“Serravalle in Cultura”, presentato: “Il teatro, i cinema, una via, una piazza”
Nel foyer del teatro erano in vendita i primi due Quaderni, editi dalla Pro Loco e dal Comune di Serravalle, che raccolgono testi e immagini delle serate del 23 febbraio e del 28 ottobre: Storie della nostra Storia e Il Porto: sono andati letteralmente a ruba.
Dopo il saluto del Vice Sindaco, Architetto Guido Bondonno e del Presidente della Pro Loco, Tonino Ragazzi, Gustavo Ferrara, Daniele Bovolenta e William Bonandin, il magnifico trio – supportato da Davide Antonini, Giancarlo Lanno e Mauro Piolo per audio e luci – è partito alla riscoperta del teatro e poi cinema Cartiera, in cui si sono esibite tante filodrammatiche, a partire dal 15 settembre 1889: “Il salùn era in luogo di ritrovo, anche culinario, in cui venivano allestiti banchetti, ma spesso si trasformava in elegante sala da ballo”. Memorabile fu la rappresentazione di Zurika, operetta zingaresca di Romolo Corona, compositore, produttore discografico, editore e paroliere italiano, interpretata da attori del paese, ma soprattutto divenne un “caso” tracimato anche sulle pagine del giornale locale, lo spettacolo di “teatro d’avanguardia” proposto dal Carfemaz, Carlo Felice Mazzone, che suscitò l’indignazione del pubblico in sala. Nel 1951 il teatro fu chiuso per ristrutturazione, i lavori si conclusero a dicembre: il salùn fu trasformato in sala per sole proiezioni cinematografiche. Nuovamente ristrutturato nel 1975, riaprì nel 1991 con l’anonimo nome di Cinema Corso.
A Serravalle esistevano altri due cinema: il Mondial e poi Eden, cinema del Funso sartor e quello del Prèive, voluto da Don Giorgio Balocco affinché i giovani potessero ritrovarsi ed esprimere le loro potenzialità artistiche: nel 1990 Don Giovanni Musazza lo trasformò nell’attuale oratorio.
Peccato davvero che questi cinema serravallesi non siano citati nel recente volume di Flavio Ardissone: “50 anni di…ambra, rosa e azzurro”, ma forse glieli possiamo suggerire…
Ferrara e Bovolenta hanno poi parlato di Via Redento Baranzano, contrada storica dell’antico Cuntà, dove avevano sede: una scuola di musica, lo spaccio della Cartiera, i locali della banda musicale, una macelleria, dove viveva la famiglia di Don Florindo Piolo e dove sorse la tipografia Biglia. In Piazza Tirondello un tempo c’erano il poliambulatorio medico e il dopolavoro aziendale e oggi il Comitato Carnevale, che ha lavorato duramente per trasformare l’ex lavatoio comunale in un’accogliente sede dove vengono anche servite memorabili cene.
I racconti erano intervallati musicalmente dalla neo costituita Seraval Band, da qualche mese la banda ufficiale del paese, rappresentata, in questa occasione, da sette musicisti: Fabrizio e Andrea alla tromba, Ivano al basso tuba, Johnny, che suona “quello strumento lungo lungo”, Michele al sax contralto, Renato al corno, e Massimo all’euphonio. Il portavoce della Band, Massimo, ha spiegato che sono una ventina di persone unite da un progetto musicale, propongono un repertorio che spazia dal pop al rock, ma che si sta estendendo a brani italiani. Il 14 dicembre, in occasione dei Mercatini di Natale, si esibiranno in canti natalizi: “Siamo nati con l’obiettivo di suonare rallegrando gli eventi serravallesi”. Da “Nuovo cinema Paradiso” a “Seraval Seraval” dell’indimenticabile Floran, che era suonata dalla Brusca Mataras, gli applausi non sono mancati.
In teatro, seduto in prima fila, c’era Luigi Biglia, classe 1932, che fu il primo operatore del cinema dei preti: “Lavoravo gratis dalla 15 alle 23”, utilizzando uno storico proiettore cinematografico: “Per creare il fascio luminoso, si attuava una procedura del tutto particolare, utilizzando una coppia di carboni, ciascuno della lunghezza di circa una trentina di centimetri, vicini e contrapposti l’uno all’altro, tra i quali si veniva a formare un arco voltaico, fonte di luce intensissima. I carboni, alimentati dalla corrente continua prodotta dal gruppo convertitore, erano destinati a consumarsi rapidamente per cui era necessaria una continua azione di avvicinamento. Nessuna distrazione era permessa, pena lo spegnimento dell’arco e gli immediati e per la verità non rari fischi che provenivano dagli spettatori al mancare della proiezione sostituita da un buio intenso che calava sulla sala”. Luigi mostra orgoglioso la sua “Tessera per operatore di cinematografo”, rilasciata dalla Prefettura di Torino il 22 novembre 1952: “Ai tempi in cui la Philips aveva 250.000 dipendenti il Direttore della sede di Torino, Lorenzo Revello, mi raccontò che un distinto signore della Cartiera Italiana, vestito con un completo bianco, si presentò ed acquistò il proiettore più prestigioso: Microtecnica Micro IX, e questo per il nostro cinema”.
Complimenti agli ideatori ed interpreti dello spettacolo e attendiamo la prossima puntata dedicata ai bar storici del paese.
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