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Serravalle ricorda Luigina Nebbia

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SERRAVALLE – Per un soffio hai mancato il traguardo dei cento anni, ma forse eri davvero stanca e non ti interessava più il futuro: avevi visto tutto quello che c’era da vedere. Ti eri goduta tuo nipote Maurizio, che aveva sposato Maria Eugenia, Mary, assaporato la gioia di diventare bisnonna, con i nipotini Gabriel e Emanuel. Al battesimo di Emanuel eri raggiante: dai tuoi occhi traspariva la gioia di chi sente di aver avuto una vita lunga, colma di affetti, che intuivi sarebbero stati il tuo futuro.

Nebbia era il tuo cognome da nubile: evocava le terre in cui eri nata, Oleggio e poi la cascina di Barengo in cui tuo padre lavorava come titolare di una fornace. Perdesti la mamma presto, ma con tuo fratello eri molto legata. Ogni giorno in bicicletta raggiungevi Novara dove lavorasti in Esattoria: la tua vita scorreva tranquilla nelle terre d’acqua, ma il futuro ti avrebbe portata in Valsesia.

Per un caso fortuito a Serravalle conoscesti lo zio Silvio, nella Pentecoste del 1949: fu solo uno scambio di sguardi, ma in realtà la scintilla che avrebbe unito le vostre vite. Un anno dopo eri sua moglie: ti rivedo felice nelle fotografie scattate il giorno del matrimonio, duplice, perché lo zio Attilio aveva scelto lo stesso giorno per sposare Paola. Sul terrazzo di quella che fu la tua prima casa e che oggi abito con molto orgoglio, c’eravate tutti e il Ferry vi lesse il “discorso”, che ancora conservo. Singolare il fatto che voi tre cognate foste nate tutte nello stesso anno, il 1923.

Nel 1951 arrivò Franco, il tuo unico figlio, che ti è stato accanto fino all’ultimo respiro, con la moglie Mariuccia: nonostante aveste passato tanti anni insieme ti chiamava Mamma, ma ti dava del Lei, mantenendo una forma di antico rispetto, per Te ha fatto più di quanto ci si aspetterebbe da una figlia.

Fino a pochi mesi fa eri ancora attiva, Flora ricorda il tuo passetto veloce: “Diritta come un fuso, con il trolley della spesa per mano”, mi colpiva sempre il tuo aspetto curato e quel tenue profumo che ti aleggiava intorno. Conservavi le storie di famiglia, ma con gli anni la tua era diventata una memoria selettiva, avevi lasciato cadere nell’oblio le cose brutte, le tensioni, per non appesantire inutilmente il tuo cuore: alla tua età ti potevi ben permettere di essere generosa con tutti.
Avrei voluto chiederti molte più cose, ma, con l’avanzare degli anni, ti affaticavi: ora sei avvolta nel silenzio, rimarrà nitido il ricordo del tuo Affetto.

 

Piera

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