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Thomas Colussa e il suo cane Numb in Valsesia per preparare la Fase 2 del progetto Wolking Wolf

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Venerdì 14, con la redazione chiusa, per me, e una giornata di (quasi) riposo per loro, sono salita a Fobello e tutti e tre ci siamo presi il tempo per una intervista.

Chiaro, difficile intervistare (nel senso letterale del termine) Numb, che non ha il dono della parola. Ma che ha sicuramente quello dell’espressività, delle qualità empatiche e comunicative: quindi, quel che volevo sapere è in qualche modo riuscito a trasmettermelo.

Lui e Thomas mi hanno raccontato del loro progetto WalkingWolf, me ne hanno spiegato la genesi, l’avvio, le fasi su cui si articola.
WalkingWolf, cioè l’ascesa di Thomas in compagnia ovviamente di Numb ai 4.809 metri del monte Bianco, per conquistare un nuovo record di altitudine mai raggiunto da un cane in Europa. E per arrivare fin lassù di strada c’è da farne un bel tot, prima. Tanta ne hanno già fatta. Dal momento in cui si sono conosciuti, e cioè nel settembre del 2021.

«Io ero in Friuli» mi ha detto Thomas, che è in effetti originario di quella regione, «lui a Garbagnate. L’avevo visto in foto, l’ultimo di una cucciolata di lupi cecoslovacchi. Nessuno lo voleva, c’aveva una zampina storta». Giocando con uno dei fratelli, Numb (che ancora non si chiamava così) si era infatti procurato la frattura a un femore e da lì la «deviazione» della zampa. «Io sono andato a prenderlo, ed è stato un incontro speciale». I veterinari consigliano a Thomas di portare Numb (che ora si chiama così, dal brano dei Linkin Park) in montagna per rafforzarne la muscolatura.

Il progetto, credo io, era già lì, latente, pulsante, aspettava solo di uscir fuori in maniera, così, ufficiale. Del resto, Thomas Colussa, classe 1982, è un atleta a tutti gli effetti: in gambissima quando scia, e poi grande appassionato di montagna, che da sempre lo affascina, con tutte le sfide che è in grado di lanciare a chi è capace di coglierle e buttarcisi.

Per parecchi mesi, in inverno, Numb e Thomas si alzano alle cinque/sei di mattina, escono col freddo pungente, fino a 13 sottozero, e camminano, salgono: «La mia è una filosofia spartana, o vai… o vai. Dietro al nostro progetto c’è la consapevolezza di poterlo portare a termine non prescindendo da elementi fondamentali: la preparazione condotta in maniera responsabile, il modo con cui vanno affrontate le difficoltà, e cioè gradualmente, senza precorrere i tempi, l’allenamento puntuale e costante di gambe (e pure zampe – ndr) e mente».

In questo «lavoro» di perfezionamento del progetto rientrano anche il continuo confronto con la famiglia di Numb: «Certo, siamo rimasti in contatto, non c’è stato distacco, ci parliamo, valutiamo, condividiamo riflessioni e considerazioni».
Thomas, che è chef stellato, lavora in Trentino e Numb è con lui: «Il progetto stava ormai per decollare. Avevo sentito di Andrea e del suo cane Nepal, anche lui lupo cecoslovacco, che nel 2018 erano saliti ai 4.563 metri di Punta Zumstein. Poi, nel giro di qualche giorno, mi era capitato di vedere il docufilm sulle “14 vette: scalate ai limiti del possibile”. Da lì, siamo usciti allo scoperto cominciando a prepararci per l’obiettivo finale, il Bianco, esatto».

Thomas, che appunto in quel periodo sta lavorando, in un hotel di Livigno, esce con Numb la mattina presto e nel giorno di riposo. Insieme, si fanno tutti i Nos 3000, una sequenza di dieci vette due delle quali poco sotto i tremila e le altre tutte al di sopra.
«I Nos, la nostra Fase 1 nell’ambito di WolkingWolf, sono stati un ottimo allenamento: lì abbiamo trovato tutte le variabili utili a Numb per il suo approccio alle ascese. Per esempio importantissima per lui si è rivelata la consistenza del terreno friabile, sul quale ha imparato a procedere senza sprofondare. E poi i salti verso il basso, l’arrampicata su pareti interessanti. I Nos hanno rappresentato per noi una palestra notevole, davvero».

Chiaramente, come tutti gli atleti impegnati in imprese mica da ridere, anche Numb ha la necessità di alimentarsi durante le uscite, e quindi per lui Thomas porta sempre con sé un corroborante ristoro, per dargli modo di recuperare le energie spese.

Ai Nos è seguita una Fase che Thomas definisce «intermedia»: «Nel settembre del 2022 con Numb abbiamo fatto una sorta di “giro d’Italia” su montagne: in 28 giorni undici vette, tutto allenamento, tutto “tirocinio”, tutto bagaglio di esperienze in vista della prosecuzione del progetto».
Poi una pausa, di qualche mese: a novembre Numb viene sottoposto a intervento. Sì, la solita zampina (ormai una zampona da cane adulto): gli inseriscono una protesi, o nel giro di qualche anno non avrebbe più camminato. Terminata la riabilitazione – processo anche questo graduale, cinque minuti in più ogni giorno, per non strafare e rispettare i tempi di ripresa – Numb (io l’ho visto: è in formissima!) è pronto per affiancare Thomas nella Fase 2: l’allenamento dai 3.500 metri in su. E qui entra in gioco la Valsesia, col Rosa e le sue cime ma non solo.

Una valsesiana di Fobello mette a disposizione della coppia di alpinisti un «punto d’appoggio» (definizione che, trattandosi di montagna, secondo me ci sta), una base dalla quale partire per le salite, dove tornare la sera per poi riprendere il giorno successivo e nei cui dintorni fare allenamenti mirati, sgambate, stare all’aria aperta a sciogliere gambe e, naturalmente, zampe.

Per questa Fase 2 è stata raggiunta Punta Giordani; la Vincent, causa il forte vento, al momento in cui scrivo è ancora da conquistare. Ma mercoledì ’sta coppia di temerari ha salito il Breithorn occidentale, e quindi i 4.165 metri. E poi si punta ad arrivare lassù dove sono stati Andrea e Nepal, la Zumstein cioè.

A maggio, come prova generale, sono in programma tre giorni alla Gnifetti, per un allenamento tosto e performante (questo termine non è tra i miei preferiti, anzi, ma indubbiamente rende l’idea). E, dopo tutto questo «rodaggio», la Fase 3: il Bianco. Entro l’anno, questo è certo.

 

L.L.

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