Attualità
Un delicato ricordo di Maria Starace
SERRAVALLE – Maria Starace era una “Prof.”, insegnava Lettere per scelta nelle Scuole Medie. Nata a Milano nel 1933, nel 1961 fu destinata a Serravalle. Con la legge n. 1859 del 31.12.1962 fu istituita la scuola media unica, “Secondaria di I grado”, denominazione che oggi è ritornata.
Fu una svolta storica nella giovane Repubblica italiana, in quanto dava attuazione al dettato costituzionale dell’obbligo scolastico per la durata di almeno otto anni. Per decenni la scuola media (già ex-ginnasio triennale) era stata scuola di élite a cui si accedeva con un esame di ammissione. In alternativa a quella scuola, per cinque anni si potevano proseguire gli studi frequentando scuole di avviamento, che avevano normalmente sbocco verso il lavoro. Maria visse dunque attivamente quel momento storico per la scuola e per il nostro paese, partecipandovi con grande entusiasmo e abnegazione.
Dopo una breve parentesi di insegnamento a Seveso, tra il 1963 e il 1965, tornò a Serravalle e vi restò fino al 1974, poi dal 1974 al 1977 passò a Quarona. Dal 1977 al 1991, concluse la sua carriera di insegnante alle Scuole Medie di Varallo. Nonostante avesse conseguito anche l’abilitazione all’insegnamento nelle Scuole Superiori, non volle mai cambiare ordine di scuola, perché riteneva che alle Medie ci fosse molto da fare ed era proprio in quegli anni che nei ragazzi si seminavano valori che avrebbero germogliato nel tempo.
Era molto orgogliosa del giudizio positivo conservato da molti dei suoi ex allievi: “Ci insegnava non a ripetere, ma a ragionare”. Dopo il collocamento a riposo dall’insegnamento Maria si impegnò con la stessa passione nel volontariato socio-culturale: collaborò alla rinascita della biblioteca di Serravalle, nel 1997 fu eletta Presidente del Centro Anziani Serravallesi, in un momento molto difficile per l’istituzione che era a rischio chiusura. Mantenne l’incarico sino al 2005, proponendo la creazione di un accesso disabili e l’ampliamento dello spazio interno con l’eliminazione di una parete (opere che furono completate con il suo successore Pippo Santoni). Durante la sua Presidenza fu elaborato ed approvato lo Statuto, che è ancora oggi in vigore. Fu Co-fondatrice del Centro Ascolto e Aiuto, oggi Centro Ascolto e Aiuto Caritas.
Di padre napoletano, madre veneziana – nata e vissuta proprio accanto alla basilica di San Marco -, Maria era la più giovane di tre sorelle: Bianca e Luisa, che vivono a Milano, ma sono sempre state unite da un rapporto strettissimo e solidale. Fu l’amore di Maria per la montagna e per la Valsesia che convinse il padre a costruire una casa a Varallo, nella zona della Mantegna, in cui la famiglia si riuniva per la villeggiatura, e nella quale Maria abitò a lungo. Di carattere indipendente e tenace Maria si impegnò sempre a fondo nelle cose in cui credeva: c’erano Valori ai quali non si poteva derogare, quali il libero pensiero e la democrazia. Ironica, ma soprattutto autoironica, era sempre pronta a mettere ogni cosa in dubbio, perché diceva che quel “setaccio” garantiva un’informazione libera e democratica. In famiglia maturò l’amore per la natura, ed in particolare per la montagna: la sua libertà erano proprio le ascensioni in montagna, che diventarono sempre più impegnative. Sull’epigrafe è stata ricordata con una bella immagine in vetta alla punta Sivella, accompagnata da una esortazione: “Signore, Ti prego, lasciala salire sulle tue montagne, lasciala correre libera e felice nei prati in fiore del Paradiso”.
Passarono gli anni, ma rimase l’amore per le escursioni: camminare era un modo per liberare la testa dalle banalità, attingendo a qualcosa di più alto. In questo itinerario interiore si inserisce il “Cammino di Santiago” percorso nel 2009, con partenza da Saint Jean Pied de Porc. Quotidiane erano le passeggiate lungo la pista ciclabile e sulle colline che abbracciano Serravalle.
Nel 1990 Maria si era sposata con il professor Davide Cerutti: una vivace dialettica mantenuta sempre accesa, impedì al loro rapporto di scivolare nell’abitudine. Per Davide, storico, ricercatore e poeta, avere accanto una coscienza critica intelligente e volitiva come Maria era un incoraggiamento ed uno sprone. La loro unione è stata davvero totalizzante, perché si nutriva, oltre che di sentimenti, di pensieri e di valori morali, ma non divenne mai claustrofobica: la porta della loro casa era sempre aperta agli Amici.
Maria e Davide da anni avevano accolto una famiglia tamil, che vive nella loro stessa casa: Chandra con Dominic e il figlio Benadit. Come ha sottolineato Don Ambrogio nell’omelia funebre, la generosità viene ripagata ampiamente e anche ora Davide non sarà mai lasciato solo in quella casa tranquilla che riflette l’amore di Maria per la luce. Non ci sono tende, regna il bianco che si sposa con la trasparenza del cristallo, le pareti, occupate da spaziose librerie colme di libri e da molti quadri, diffondono il “profumo” di una Cultura che è parte integrante della Vita.
L’ultimo tratto del cammino sulla terra per Maria non è stato lieve, ma durante la celebrazione della messa funebre è stata affettuosamente salutata con una dolcissima Ave Maria, intonata dalla bella voce tenorile di Gian Luigi Nicola e con la lettura, fatta da Agostino Fecchio, della poesia di Giorgio Caproni: “Il viaggiatore cerimonioso”, che davvero sintetizza il senso di un’esistenza che per ciascuno di noi ha un capolinea, una stazione d’arrivo in cui si scende dal treno, salutando i compagni di scompartimento, recando solo valigie colme di ricordi.
Piera Mazzone
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