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Un delicato ricordo di Orietta Badaracco Forte

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Un delicato ricordo di Orietta Badaracco Forte

SERRAVALLE – Orietta Badaracco Forte se ne è andata senza alcun preavviso, per i distratti in una domenica come tante altre, ma per lei era speciale: il giorno della Pentecoste, che la liturgia cristiana celebra di domenica, quarantanove giorni dopo la Pasqua, per ricordare la discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, sugli Apostoli e la Vergine.

Un delicato ricordo di Orietta Badaracco Forte

È la solennità che corona il periodo pasquale e celebra la nascita della Chiesa quale comunità dei redenti. Al suo funerale c’erano tutti coloro che l’hanno conosciuta e apprezzata per le sue doti empatiche: hanno concelebrato la messa funebre nella Pieve di Santa Maria di Naula, il Parroco, Don Ambrogio Asei Dantoni, Don Guido Bobba, Don Renzo Dal Corno, Monsignor Gianluca Gonzino e i diaconi Don Pier Luciano Garrone e Don Gianni Brunori. La Messa è stata accompagnata dalla Corale San Giovanni Battista: mentre il corpo mortale di Orietta veniva restituito alla terra, la sua anima si innalzava con il canto.

Profondamente credente, ma al tempo stesso animata da un forte senso critico che la portava sempre a mettersi in discussione, Orietta è stata al servizio della Fede per tutta la sua vita: testimone credibile del Vangelo di Gesù. Insegnante di religione nelle Scuole Superiori, autrice del primo riordino dell’archivio parrocchiale, moglie del nostro Diacono Emilio, aperta e generosa, apriva le porte della sua casa alla convivialità fraterna, ha saputo impersonare e vivere quotidiamente i valori cristiani.

Intelligente, volitiva, ironica, aveva mantenuto quell’inconfondibile cadenza romanesca che ne rivelava l’origine: per amore nel 1967 aveva lasciato il suo lavoro alla FAO e seguito Emilio, prima a Piane e poi a Serravalle, per amore aveva dato la vita a Federico, unico, adorato figlio, e per amore aveva accettato anche quella malattia terribile che rosicchia la mente, si mangia anche i ricordi. Aveva cercato di trattenere la memoria scrivendo, lunghe, interminabili pagine, poi le parole si erano perse, i pensieri non riuscivano più ad esprimersi secondo l’abituale sintassi, ma l’alfabeto dell’Amore conosce molte strade.

I doni di Natale che, con Emilio, sceglieva per me, erano sempre libri che facevano pensare, mettevano in discussione, come quello dedicato alle Beghine che incarnano una delle esperienze di vita femminile più libera della storia. Laiche e religiose al tempo stesso, vissero in totale indipendenza dal controllo maschile – familiare ed ecclesiastico- e la libertà di cui godevano è inseparabile dalla rete di relazioni che stabilivano primariamente tra loro, con Dio “sine medio”, e con il resto delle donne e gli uomini delle città in cui vivevano. Un altro dono fu: Il Mare di Mezzo. Una storia del Mediterraneo, di John Julius Norwich, divulgatore inserito nella tradizione nobilissima della cultura britannica, narratore della storia, e degli avvenimenti. Per Orietta era un invito al ”viaggio” nel bacino culla e incrocio di civiltà millenarie, inseguendo le tracce dei principali destini politici delle terre del Mare di Mezzo.

Grazie Orietta per questo tuo fulgido esempio di discrezione e umanità: paradossalmente ora ci “incontreremo” più spesso, perché il tuo corpo riposa nella tomba accanto a quella della mia famiglia, e quel tuo sguardo ironico resterà un prezioso insegnamento a non lasciarsi travolgere dalla Vita, ma a lavorare sempre per trasformarla in consapevolezza.

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