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Un ospite discreto tra le case di Valbella

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Un ospite discreto tra le case di Valbella

Da qualche mese, tra i prati e le case di Valbella si aggira un vecchio camoscio. Lo chiamano Gandalf, forse per il passo lento e lo sguardo che sembra conoscere più di quanto dica

Un ospite discreto tra le case di Valbella

La sua presenza è diventata un piccolo caso locale: c’è chi lo fotografa, chi lo accudirebbe volentieri e chi sostiene che «bisognerebbe fare qualcosa». Ma cosa, esattamente? Portarlo altrove? «Metterlo in salvo»? E da chi? La verità, probabilmente, è che Gandalf non ha bisogno di noi.

Dopo anni trascorsi tra rocce e dirupi, ha scelto di fermarsi qui, dove il ritmo è più umano e il vento meno crudele. E’ un animale vecchio, forse stanco, ma ancora capace di decidere dove stare. Ogni tanto riaffiorano voci di presunti interventi, buone intenzioni travestite da premura o, peggio, curiosità da trofeo. Ma la montagna, quella vera, insegna un’altra cosa: che la vita e la morte degli animali selvatici seguono un equilibrio che l’uomo spesso dimentica.

Gandalf non è un simbolo, non è una mascotte e non è nemmeno un problema. E’ semplicemente un essere vivente che chiede di essere lasciato in pace, libero di vivere – o di morire – dove ha scelto. Forse il suo insegnamento è proprio questo: che non tutto deve essere «gestito». A volte la forma più alta di rispetto è l’attesa silenziosa.

Dario, Giuliano e Paride

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