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Un pezzo di storia si chiude a Varallo

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VARALLO – A Varallo, sabato 15 ottobre, dopo 27 lunghi anni di attività condotta con impegno e puntualità da Stefano Sagliaschi, ha calato per l’ultima volta la serranda l’Edicola del Ponte.

Grazie alla «memoria storica» della famiglia Torri (che ringrazio per le foto e per l’amarcord: a me in realtà mancava qualche passaggio), sono riuscita a risalire a tutta la serie di titolari/gestori (ultimi appunto i Sagliaschi) che nel tempo si sono passati il testimone e hanno mantenuto aperto, operativo, a disposizione della città e dei cittadini un vero e proprio «servizio pubblico».

«Un pezzo di storia che si chiude»: e chi di noi (noi un po’ «datati») non l’ha pensato, in questi giorni? «Un pezzo di storia che si chiude», ci lascia, se ne va: e con lei tanto del nostro passato, e mi riferisco appunto alle generazioni intorno alla mia, quando l’edicola aveva davvero il suo bel perché, un significato e un ruolo e una funzione, pure, molto diversi da quelli di oggi. Più forti, incisivi, aggreganti.
Riflettiamoci bene: non è forse vero che univa, funzionava da catalizzatore, incoraggiava la condivisione? Non c’erano social, cellulari, tablet (e mai, allora, saremmo stati così lungimiranti, o forse folli, da prevedere – per loro ma soprattutto per noi – una futura imprescindibile quotidianità).

Sì, avevamo il telefono fisso, appiccicato al muro o pesante arredo al mobile dell’ingresso. E poi, e poi c’era l’edicola, punto di riferimento magari scontato ma sempre sempre pronto a rendersi disponibile e offrire momenti e occasioni di scambio, confronto, conversazioni, discussioni, dibattiti improvvisati e animati e spesso interminabili, destinati probabilmente a proseguire la volta successiva, alla successiva tappa – fondamentale e irrinunciabile – in edicola.

Che, insomma, favoriva la socialità, quella dell’«agorà», della «piazza». Passare e poi fermarsi davanti all’edicola era come, adesso, avviare sul telefonino un motore di ricerca. Però senza la frenesia di oggi, la fretta, la superficialità, in fondo, di un’azione diventata quasi un automatismo. Ci si dava il tempo di guardare, osservare, leggere; scegliere, certo: scegliere. E poi compravi il quotidiano, il settimanale, la rivista, il fumetto, l’album con le figurine, il ricettario, l’almanacco, le dispense di un’enciclopedia a puntate.
L’edicola: fulcro della vita cittadina, facilitatore di vicinanza, raccordo tra il singolo e la collettività.

«Un pezzo di storia che si chiude», così come si chiude un’era, decisamente meno tecnologica di quella in cui viviamo ma decisamente più affine al nostro desiderio di sfogliare un libro, un giornale, una rivista invece che far scorrere e scivolar via con un gesto sbrigativo lo schermo di un cellulare.

Anche dall’affezionato Corriere Valsesiano, grazie alla famiglia Sagliaschi per questi 27 anni insieme.

 

 

Luisa Lana

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