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Un saluto a Don Mario Vanini

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Un saluto a Don Mario Vanini

PRATO SESIA – Conobbi Don Mario Vanini prima come artista che come sacerdote. Le sue opere intense, ricche di spiritualità e di interrogativi, mi colpirono molto: partecipai alle sue mostre ed ebbi modo di ascoltare i suoi brevi e pacati commenti.

Un saluto a Don Mario Vanini

Don Mario non amava spiegare l’arte, preferiva lasciare a chi si poneva in rapporto visivo, ma soprattutto d’anima, con i suoi quadri, l’inizio di un colloquio interiore, fatto di silenzi e di pensieri. Possedeva una ricchissima biblioteca alla quale attingere nutrimento per la sua arte, ma soprattutto per il suo spirito: volle donare alla Biblioteca di Varallo alcuni cataloghi delle sue mostre che ne riassumono la formazione e l’evoluzione.

In chiesa a Prato Sesia, dove fu Parroco per trentaquattro anni, la sera della recita del Santo Rosario di suffragio, ai piedi dell’altare, era stata collocato una sua grande opera: una Deposizione dalla Croce, gesso su carta.
Il capo del Cristo, illuminato dall’aureola, è riverso ma trasmette una grande serenità: la Madonna con il volto completamente in luce sorregge il figlio e con Maria Maddalena, che con la mano scosta i capelli del Cristo, e Maria di Cleofa, crea un cerchio di dolore e di pietas, completato dalla figura dell’apostolo Giovanni, che con le braccia tese sorregge il corpo esanime. Gli sguardi dolenti convergono su quello del Cristo, per sottolinearne l’assoluta centralità.

Dal 1963, per un decennio, Don Mario collaborò a Rocca di Papa con padre Virginio Rotondi gesuita, conduttore della rubrica radiofonica Ascolta, si fa sera della Rai, fondatore nel 1950 del Movimento Oasi ‘Per un mondo migliore’, associazione che si diffonderà nel tempo a livello internazionale, dedita alla formazione della spiritualità e della pastorale giovanile, e nel 1958 dell’Istituto secolare “Ancilla Domini”.
L’impegno di don Mario proseguirà poi quale Assistente dei Gruppi giovanili a Roma, scrivendo anche alcune dispense a sussidio di riflessione su alcuni aspetti psicologici e esperienze pastorali inerenti la formazione e la crescita dei giovani.
Visse il Concilio, con le sue battaglie ed i suoi cambiamenti: “La Chiesa è roccia che sta ferma, ma anche nave che viaggia sulle acque e sulle sabbie mobili del mondo e del tempo”. Ricordava spesso uno dei suoi ragazzi: Luigi Calabresi, assassinato davanti alla sua abitazione mentre stava raggiungendo l’auto.
Don Mario accettò sempre gli incarichi cui lo destinarono: l’impegno e il rigore proseguirono nei lunghi anni in cui fu parroco. Accanto alla “cura spirituale” del suo “gregge” si occupò di mantenere e valorizzare il patrimonio storico-artistico della parrocchia, perché: “Il bello eleva l’anima a Dio”, diventando un punto di riferimento per la sua Comunità.
Dal 2019 si pose al servizio del Santuario di Boca fino al giorno della sua morte avvenuta, dopo un periodo di grave malattia, domenica 1 giugno 2025.
Farò tesoro dei suoi consigli, ma soprattutto del suo esempio di vita.

Piera Mazzone

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