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Un ultimo saluto alla nostra Catterina con due T

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Guardando indietro si vedono tanti posti vuoti, case dalle imposte chiuse, campagne silenziose. Casa Martellone, una frazione di quello che un tempo fu il Comune di Piane Sesia, si annuncia con una bella grande casa dagli ampi loggiati ad arco, tipici delle case valsesiane: lì abitava dopo il matrimonio Catterina – proprio così con la doppia T – Asei Dantoni.

Aveva sposato Silvestro Deambrosis e aveva avuto due figli: Piero e Rosanna. Tutti a Piane la conoscevamo come Maria e questo nome è stato messo anche nell’epigrafe. Maria nella vita ha sempre e solo lavorato, nei campi, nella vigna, nei boschi, nella cascina, con un’unica ambizione: i suoi fiori, coltivati con amore, rigogliosi, colorati, leggeri. Erano i suoi sogni, passati attraverso le stagioni della vita, che non erano state clementi: suo figlio Piero era morto prematuramente, il marito Silvestro se ne era andato presto, le era rimasta la figlia Rosanna, che condivideva la passione e la sapienza dei fiori.

Maria era nata nel 1924, gli anni erano passati, ma lei aveva conservato quello sguardo attento e la voce squillante. Un tempo il dialetto era la lingua abituale di comunicazione: si riservava l’italiano alle occasioni ufficiali e quando ci si rivolgeva ad estranei. Maria si esprimeva sempre in modo franco, diretto: ricordo quando mi accoglieva bambina nella grande casa in cui abitava anche il cognato Riccardo, che per una malattia aveva dovuto amputare entrambe le gambe, ma ciò non gli aveva impedito di continuare la professione di ciabattino e di condurre una vita sociale, spostandosi con il suo “Sulki” verde. Spesso la cartella aveva bisogno di essere aggiustata – non c’erano gli zainetti – così come le scarpe, che andavano risuolate: Maria mi invitava a salire nel piccolo laboratorio e sorrideva nel vedermi ridiscendere felice per il dono prezioso di alcuni rocchetti di legno.

Sua figlia Rosanna si era sposata ad Oleggio: anche lei era rimasta vedova troppo presto, ma la figlia Alessandra sposata con Claudio, le aveva dato la gioia di diventare nonna e lei era quindi bisnonna di Andrea, in cui realizzava il suo sogno di futuro.

Negli ultimi anni Maria era stata portata ad Oleggio e forse, qualche volta, nelle sere limpidissime di questo strano inverno, rivedeva il caratteristico profilo della Pietra Croana, quel panettone di porfido rosso che domina il paesaggio pianese, ripensava alla leggenda del Badich, l’uomo dei boschi diventato la maschera del paese, si ricordava tutti i posti in cui era solita trovare i funghi, un segreto che aveva trasmesso solo alla figlia, ma pensava che ormai era ora di andare a riposarsi, di ritrovare le persone che aveva conosciuto, per aggiornarle sugli ultimi avvenimenti. Si è spenta serenamente, scivolando in un sonno sempre più profondo.

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