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Uncem: il Piano Proteggitalia penalizza il Piemonte sulle risorse assegnate

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Nel riparto dei 3,1 miliardi di euro del Piano Proteggitalia, presentato nei giorni scorsi dal Governo, il Piemonte è fortemente penalizzato. Quasi inesistente. Non avendo avuto particolari danni nell’autunno 2018, ottiene per il triennio solo 4,7 milioni di euro, a fronte di Regioni che incassano cifre con due zeri in più. Prende il doppio di noi il Molise. 202 milioni di euro all’Abruzzo, 10 alla Basilicata, 68 alla Toscana e poi 750 milioni al Veneto, 333 alla Liguria. E via così. Certamente vi sono Regioni che hanno avuto più danni, nell’ottobre e novembre scorso, ma 4,7 milioni mi sembrano briciole. Peraltro per una Regione tra le più complesse e fragili. Chiederò spiegazioni al Governo, ma inviterò Conte a vedere cosa fanno i nostri Comuni montani piemontesi».

Lo afferma Lido Riba, presidente Uncem Piemonte: «Mi auguro, a nome di tutti i colleghi amministratori che altre risorse arrivino all’interno degli 11 miliardi complessivi previsti dal Piano. Se la proporzione sarà la stessa di quelle post-emergenza di ottobre, siamo molto preoccupati».

Uncem Piemonte chiede spiegazioni a Conte e al Ministro Costa per quanto riguarda il Nos, Nucleo operativo di supporto, che le Regioni devono istituire. «Siamo perplessi» riflette Riba ; «Abbiamo fatto con le Comunità montane prima e oggi con le Unioni montane 150milioni di euro di intervento in dieci anni, nelle aree montane dove, se qualcuno non lo sapesse, si origina il dissesto. Se non gestiti, i versanti alpini e appenninici franano sulla città. E i danni sono per tutti. In nessun intervento di Progettitalia si parla specificamente di montagna. Lo trovo grave. Come sarebbe importante che lo Stato, senza aumenti della spesa pubblica, portasse le Regioni a definire un modello sussidiario di intervento, come quello Piemontese. Una parte della tariffa idrica che tutti paghiamo, infatti, dal 1997 viene destinata agli enti locali montani che fanno interventi più o meno grandi per la prevenzione del dissesto e la tutela delle fonti idriche. 20 milioni di euro l’anno, quattro volte quanto ci dà ora lo Stato. È una forma decisiva di pagamento del servizio ecosistemico-ambientale che i territori svolgono a vantaggio di tutti. Non dimentichiamolo quando facciamo i grandi piani. E guardiamo ai Comuni che fanno grandi sforzi anche con tantissimo volontariato per far sì che Piemonte e altre regioni siano meno fragili».

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